Foto LaPresse

110 anni di pazza Inter

Maurizio Crippa

Il 9 marzo 1908 nasceva Internazionale Football Club di Milano. Una squadra empatica e geniale, intimamente inaffidabile e incostante. Per questo i tifosi la amano

Come si traduce “bauscia” in cinese? Forse sta tutto qui il problema del presente. Capire la parola che coglie l’anima è diventare anima. Tutto il resto è statistica. Compresi i trofei. E sono tanti, e sono belli. “Fratelli Bauscia” li chiamò Gianni Brera, e l’anima la colse. “Bauscia” sta per un’essenza milanese (quella della sponda GIUSTA del Naviglio, s’intende). Generosa e sbruffona, con cuore in mano e passionale, capace di imprese inenarrabili e gran ruzzoloni. E di mettere anche quelli in bacheca, e ricominciar sempre da capo. Un po’ don Chisciotte e un po’ Cyrano. Comunque poeti, e i poeti non perdono mai. Insomma il dna dell’Inter, l’Internazionale Football Club di Milano, che oggi compie 110 anni. Insomma #amala, questa storia unica, nel senso che è anche l’unica squadra al mondo ad avere un inno che dice “Pazza Inter”. Che, se volete un corrispettivo con gli altri inni calcistici (fatto salvo forse “You’ll never walk alone”), la canzone del cuore nerazzurra vale “Sei grande grande grande” di Mina, avete presente? In quel senso lì, quando dice a tutte quante le sue amiche: “Invece no invece no la vita è quella che tu dai a me”.

 

Il resto è leggenda, e stelle e congiunzioni astrali. “La notte non è buia e tempestosa ma rischiarata dalla luna e dalle stelle. È il 9 marzo 1908 e, davanti a un piatto di risotto all’ossobuco innaffiato da un rosso dell’Oltrepò, nasce l’Inter”. Una squadra nata sotto il segno dei pesci come poteva essere, se non notturna, empatica e geniale, intimamente inaffidabile e incostante? I colori della notte sono i suoi. Il resto è il sogno, e il destino: “Nascerà qui al ristorante L’Orologio, ritrovo di artisti, e sarà per sempre una squadra di grande talento. Questa notte splendida darà i colori al nostro stemma: il nero e l’azzurro sullo sfondo d’oro delle stelle. Si chiamerà Internazionale, perché noi siamo fratelli del mondo”. Fratelli del mondo, la squadra che aprì da subito ai giocatori stranieri. Fratelli del mondo, la prima squadra italiana ad essere diventata davvero cosmopolita, in tempi non sospetti. Fratelli del mondo, l’Inter generosa che avrà sempre quello spirito ambrosiano (fu l’altro suo nome, negli anni cupi). “Più che un club” direbbero i catalani. Ed è fuori di dubbio che se c’è un modello di società e di squadra che l’Inter ha sempre invidiato è quello del Barcellona. Un’idea della vita che va oltre il campo di gioco. Non certo le arcigne e rapaci squadre che qui nemmeno si citeranno. Però, siccome l’Inter è l’Inter, e non c’è nulla da fare, quello resterà per sempre e solo un sogno della notte. Le notti azzurre e d’oro e quelle cupe e nere. Ma noi sempre pazza Inter, amala.

 

Un'immagine storica dell'Inter (clicca qui o sulla foto per leggere la storia dell'Inter sul sito della società)

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"