Maurizio Sarri e Massimiliano Allegri

Allegri contro Sarri, così vicini e così lontani

Leo Lombardi
Un ex calciatore che oggi si veste da bancario e un ex bancario che oggi si veste da giocatore. E che nel prossimo fine settimana decidono i destini del campionato italiano

Così vicini, eppure così lontani. Maurizio Sarri e Massimiliano Allegri sono i due allenatori che hanno posto il proprio sigillo sul campionato italiano. Con Napoli e Juventus hanno fatto il vuoto dietro di sé: capolista a quota 56 punti, inseguitrice a 54. Delle altre si sono perse le tracce, esattamente nel momento in cui le duellanti stavano scavando un solco profondo con la (presunta) concorrenza: il Napoli vince da otto partite consecutive, la Juventus addirittura da quattordici. Sabato, a Torino, lo scontro diretto.

 

Così vicini. Due allenatori, la stessa parlata inconfondibile. Il mestiere della panchina ha spesso in Italia accento toscano. Sarri è nato a Napoli per caso, radici e formazione sono di Figline Valdarno, a pochi chilometri da Firenze, mentre Allegri è di Livorno. Ma le similitudini si fermano qui, all'interno della stessa regione. Perché nulla c'è di più distante tra uno nato nell'entroterra e uno sulla riva del mare. Andare d'accordo è un'utopia: esiste una forma latente di rispetto, venata dalla voglia di dimostrarsi sempre più bravo dell'altro. Anche la tipica ironia assume forme differenti: più aggressiva quella di Sarri (chiedere a Roberto Mancini), più disincantata quella di Allegri.

 

Così lontani. Ma in questo differente approccio si legge anche il loro passato. Sarri è uno che ha realmente fatto la gavetta, non ha mai messo un piede su un campo come calciatore. Lavorava in banca, ha smesso nel giorno in cui ha deciso di dedicarsi esclusivamente al mestiere di allenatore. La sua storia è fatta di squadre come Tegoleto, Sansovino e Sangiovannese, prima di una dignitosa carriera tra serie B e Lega Pro. Napoli è la grande occasione giunta a 56 anni e dopo le stagioni belle di Empoli. Allegri ha invece seguito il tipico cursus honorum di chi è stato giocatore, passando da prove discontinue come centrocampista a un rendimento costante come tecnico. A Cagliari ha mostrato le prime cose interessanti, sopravvivendo a un presidente come Massimo Cellino. A Milano ha vinto un titolo prima di cadere sotto i poco perspicaci colpi di Adriano Galliani, armato da un insoddisfatto Silvio Berlusconi. A Torino sta riuscendo nell'impresa di zittire le vedove inconsolabili di Antonio Conte. Uno scudetto subito conquistato, una finale di Champions League raggiunta con una squadra non ritenuta all'altezza da parte del precedente inquilino, il tentativo di apporre nuovamente il proprio sigillo in questa stagione, dopo un inizio affannato e oggi sulla spinta di una serie di vittorie che ha cancellato anche quella che si riteneva incancellabile dell'attuale commissario tecnico azzurro.

 

[**Video_box_2**]Così vicini. Due storie differenti ma che hanno in comune l'obiettivo di essere vincenti. Allegri si era ritrovato alla Juventus quasi ospite sgradito, doveva sostituire chi aveva ridato vigore all'orgoglio e alla bacheca bianconera e per giunta arrivava dal Milan. Lo aspettavano al varco, lui in quel varco si è infilato gioiosamente. Oggi vuole andare oltre, con una squadra che viaggia veloce, nonostante abbia perso il fenomenale asse Pirlo-Vidal-Tevez, e in cui sono lustrati i gioielli Pogba e Dybala: da proporre alla prossima asta o, magari, da tenere per provare a tornare i numeri uno anche in Europa. Sarri era giunto in estate al Napoli per sostituire un (presunto) big come Rafa Benitez. I più teneri dicevano che sarebbe durato poco, divorato da campioni che non aveva mai allenato. I meno teneri lo ritenevano un dilettante allo sbaraglio. Oggi le marce indietro sono tutte innestate, i tifosi si godono una squadra che gira come un orologio e un Gonzalo Higuain come mai si era visto in Italia. Non solo: il tecnico ha creato credibilità e rispetto intorno al suo lavoro, tutti lo seguono (anche chi è poco utilizzato), la classifica è stata una conseguenza. Allegri contro Sarri, così vicini e così lontani: un ex calciatore che oggi si veste da bancario e un ex bancario che oggi si veste da giocatore. E che nel prossimo fine settimana decidono i destini del campionato italiano.