Guerra di stato alla povertà Dai titoli dei giornali americani non si evince con chiarezza il risultato della guerra alla povertà lanciata da Lyndon Johnson cinquant’anni fa. Per la sinistra più radicale è stata una vittoria sostanziale che va completata con una guerra alle diseguaglianze economiche; per i conservatori è stata l’ennesima estensione delle intrusive inefficienze dello stato assistenzialista. Parte del problema, non della soluzione. Per Barack Obama la guerra alla povertà offre l’occasione per riposizionarsi a sinistra sui temi economici, tanto per non essere tagliato fuori dalla montante sinistra radical che si fa avanti un po’ ovunque fra lotte per il salario minimo e atrabiliare retorica antisistema. Redazione 09 GEN 2014
Mobilità sorda Il ragazzo è morto per Natale. Mentre faceva jogging di domenica pomeriggio, in provincia di Como, davanti a un passaggio a livello con le sbarre abbassate, che aveva superato con l’idea che a vent’anni si ha dei passaggi a livello abbassati. Aveva le cuffie nelle orecchie, correva e ascoltava la sua musica, correva e stava dentro il suo mondo. Non ha visto il treno, non ha sentito il rumore di queste carrozze velocissime che muovono gli alberi quando passano, correva e basta con il senso invincibile, distratto e giovane di una corsa a vent’anni per Natale. 29 DIC 2013
Pesa il fattore “euro” La Grande stagnazione è un affare della sola Europa La Cina nel 2013 è cresciuta del 7,6 per cento, ha comunicato ieri la Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme di Pechino. Un tasso di sviluppo inferiore a quello del 2012 (7,7 per cento), appena superiore all’obiettivo governativo stabilito a inizio anno (7,5), certamente il dato peggiore dal 1999. E tuttavia sufficiente a ricordare che la “grande stagnazione” – come qualcuno ha ribattezzato l’èra dell’uscita lenta dalla crisi scoppiata nel 2008 – è affare tutto occidentale. Marco Valerio Lo Prete 27 DIC 2013
Lost in the family La chiesa di Francesco si prepara al Sinodo sulla famiglia. Lo fa partendo dalla precisa consapevolezza della criticità della situazione al riguardo. “Si profilano oggi problematiche inedite fino a pochi anni fa, dalla diffusione delle coppie di fatto, che non accedono al matrimonio e a volte ne escludono l’idea, alle unioni fra persone dello stesso sesso, cui non di rado è consentita l’adozione di figli”, si legge proprio all’inizio del documento preparatorio. Roberto Volpi 25 DIC 2013
Certe idee sull’eguaglianza di fatto mi sembrano truffaldine I figli tutti uguali, per decreto. Non gli effetti giuridici sui diritti civili, il che è giusto. Proprio loro, i figli. Non possono essere definiti altro che figli senza distinzioni tra naturali e legittimi. Con l’eccezione degli adottati maggiorenni, perché quelli e solo quelli (Dio sa perché) resteranno di pertinenza degli adottanti, senza relazioni con i loro parenti. Mah. Ci sarà pure un criterio, sottolineato da Enrico Letta in un giubilante “i figli finalmente tutti uguali, lo ha stabilito il Consiglio dei ministri”, ma la faccenda ha una sua risonanza sinistra, altra faccia della benevolente disposizione, e sacrosanta, per impedire che le famiglie infelici siano infelici ciascuna a modo suo (lo scriveva, com’è noto, il conte Tolstoj). 16 DIC 2013
I disillusi L’acerba delusione dei millennial per la loro cotta politica, Obama L’innamoramento giovanile è spesso fatuo e volubile, figlio di una congiuntura di sentimenti che oggi ci sono e domani chissà, e l’infatuazione politica non fa eccezione. L’approfondito studio di Harvard sull’atteggiamento dei giovani nei confronti del governo e dei suoi transitori rappresentanti sembra il racconto di un’infatuazione di mezza estate lavata via dalle prime piogge d’autunno. I collanti decisivi erano il vento fra i capelli e la risacca al tramonto, le fughe notturne in spiaggia mentre i genitori dormono, i “fai piano che ci sentono”, il sapore salmastro sulle labbra e l’illusione che tutto sarebbe stato così per sempre, un eterno film di Muccino. 06 DIC 2013
Disputa micidiale, arbitro il Papa Gli addetti non se ne sono accorti, ma Francesco ha compiuto un gesto anticonformista dei suoi, in una direzione diversa da quella che molti si potevano attendere. Ha dato la palma di miglior esegeta del Vaticano II a un critico severo della interpretazione progressista del Concilio stesso. Nel 2005 al Foglio lo storico Alberto Melloni, discepolo di Giuseppe Alberigo ed esponente di punta della Scuola di Bologna che ha redatto la monumentale opera sulla storia del Concilio, fu messo a confronto, toni aspri, con Agostino Marchetto, recensore della sua storia “in contrappunto”. 16 NOV 2013
Pdl, cronaca di un suicidio perfetto Gli uomini del Pdl si assordano con richiami, insulti, imbonimenti, “in Consiglio nazionale si voterà a scrutinio segreto”, dice Roberto Formigoni, mentre una scarica sonora di pernacchie lo investe alle spalle come una fucilata: “Vergognati”, gli risponde Renata Polverini in poco bonario romanesco, e persino Mara Carfagna, la dolce Mara, perde la grazia, “sei un provocatore”, gli dice. E dietro ogni parola è legittimo ormai vedere il balenìo d’uno specchietto allusivo, in questi giorni di contesa. 08 NOV 2013
Tra gli #hashtag di Francesco Sono convinto che a Papa Francesco non interessi molto il nostro fiume di parole su quello che lui dice, e su come lo dice. Non so se lo infastidisca, ma l’importante è che non si facciano “chiacchiere”. Da quando è diventato Papa, il 13 marzo 2013, e fino al 10 ottobre scorso (poi forse l’avrà ridetta ancora), la parola “chiacchiere” l’ha usata ben 42 volte. “Un cristiano prima di chiacchierare deve mordersi la lingua”, aveva detto in una delle prime udienze generali, e spesso è tornato sul concetto nelle omelie mattutine a Santa Marta, come il 2 settembre, tuonando contro “quelli che in una comunità fanno chiacchiere sui fratelli, sui membri della comunità, vogliono uccidere”. 05 NOV 2013
Cancellieri si difende Quanto costa (e nel caso a chi giova) sfiduciare il ministro-prefetto Oggi pomeriggio Annamaria Cancellieri riferirà al Parlamento su come sono andate davvero le cose. Corazzata nella sua rassicurante rotondità, nella sua durezza matronale di prefetto (“io non cedo e trovo inaccettabili i sospetti e le falsità che mi circondano”), il ministro della Giustizia racconterà, prima alla Camera e poi al Senato, dei suoi centonove interventi su anonimi detenuti in difficoltà, centonove telefonate, centonove segnalazioni anche dirette, casi di sofferenza umana – come ha rivelato sull’Unità Luigi Manconi – ai quali il ministro si è interessato personalmente “per dare umanità al sistema carcerario”. Leggi l' Andrea's version di oggi - Bordin Line di oggi - Piccola Posta di oggi 05 NOV 2013