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fra i banchi
L'educazione affettiva è una materia impossibile. Meglio leggere Flaubert
La scuola non può diventare una caserma delle buone maniere. Alcune cose s'imparano senza metodo e vengono assorbite per imitazione, tra cui il modo in cui ci comportiamo verso gli altri. E che i ragazzi vadano disciplinati perché vulcani in eruzione è del tutto falso
Una delle idee più pericolose dei nostri tempi è che la scuola debba essere un’istituzione totale, dove non si impara solo a leggere, scrivere e far di conto, ma anche a diventare brave persone. Specialmente i ragazzi, che sembra ne abbiano un gran bisogno: nei documenti che caldeggiano l’introduzione della educazione “sessuale e affettiva” la richiesta principale riguarda “strategie di intervento per contrastare la violenza di genere nelle sue varie forme ed esiti”. Dopo la parziale bocciatura in commissione Cultura, una grossa ong ha ribadito che “per fermare la violenza maschile contro le donne e le ragazze occorre prima di tutto agire sulla prevenzione, con azioni educative, di informazione, sensibilizzazione e formazione, fin dalle età più giovani”.
Un presupposto della “educazione degli affetti” è che tutto è insegnabile, basta trovare il metodo giusto. Ma non è così. Alcune cose s’imparano senza metodo e vengono assorbite per imitazione, quasi senza accorgersi, ad esempio il modo in cui ci comportiamo verso gli altri. Un secondo pregiudizio è che i ragazzi vadano disciplinati perché sarebbero vulcani in eruzione. Purtroppo o per fortuna le statistiche dicono che nell’emisfero occidentale il sesso tra adolescenti è in calo da decenni: sintomo inequivocabile di una astenia erotica diffusa, alimentata da una paura di sbagliare, offendere o essere fraintesi, più forte del desiderio.
C’è già un’enorme difficoltà a insegnare l’italiano e la concentrazione, e infatti la maggior parte degli studenti universitari fatica a leggere un libro dall’inizio alla fine, e molti agli esami non riescono a formulare un discorso senza incepparsi di continuo e usare frasi preconfezionate. Anziché ripartire da qui, la scuola vuole mettersi a spiegare come innamorarsi e essere rispettosi. E’ realistico immaginare dei giovani emotivamente maturi (qualsiasi cosa significhi) che sussurrano frasi da semianalfabeti nell’orecchio dell’amata?
Dedicare qualche ora per settimana alla correzione dei comportamenti completerebbe la metamorfosi della scuola in una caserma delle buone maniere, che è il sogno di parecchi. Invece i professori non sono psicologi, né genitori: possono formare menti, non caratteri. Visto che ci preoccupiamo tanto per quei violenti in erba che sarebbero i ragazzi, c’è solo da augurarsi che qualcuno gli faccia leggere “L’educazione sentimentale”, soprattutto il finale dove i due amici convengono che il momento più bello della vita fu la prima volta in una casa di tolleranza, quando erano così goffi e emozionati che le risate delle ragazze li fecero fuggire subito. Anche gli adolescenti assassini, se avessero potuto vedere come le loro paure si traducono nella prosa di Flaubert, che gli dà una forma, le rende immagini e non le fa tornare indietro come furie, forse avrebbero resistito. Gl’insegnanti non devono improvvisarsi guru dell’autocontrollo, perché hanno una responsabilità molto più seria: risvegliare la curiosità intellettuale, fare leggere i libri.