dopo i fatti di pisa

Appello alla ministra Bernini contro l'antisemitismo

E’ urgente intervenire di fronte al crescere degli episodi di intolleranza e di odio nelle università

Gentile Anna Maria Bernini, la ringraziamo innanzitutto per la tempestività con cui martedì ha fatto sentire la sua voce di ministro dell’Università e della Ricerca dopo il grave episodio di antisemitismo – e non solo: impedire una lezione universitaria è lesione alle libertà costituzionali e di insegnamento – che hanno coinvolto all’Università di Pisa il professor Rino Casella e i suoi studenti. “Le Università non sono zone franche dove è consentito interrompere lezioni o aggredire professori. Quanto accaduto all’ateneo di Pisa è intollerabile per una società che si riconosce nei valori della democrazia e irricevibile”, ha giustamente detto. Ma come lei sa non si è trattato di un semplice atto di sopruso politico, bensì di un episodio di odioso ed esplicito antisemitismo – il docente è stato aggredito e zittito in quanto “sionista” – mascherato da appoggio alla causa palestinese: come se potesse esistere, ed essere accetta, una equiparazione fra le due cose. Purtroppo gli episodi di antisemitismo nelle università stanno aumentando.

Anzi si stanno facendo più gravi, tanto da ricordare i momenti più foschi della storia nostra ed europea. Ieri al Politecnico di Torino il professor Pini Zorea, dell’Università israeliana di Braude, è stato aggredito e zittito dai sedicenti pro Pal. Ma, fatto ancora più grave rispetto a Pisa, in modo sconcertante il rettore dell’ateneo, Stefano Corgnati, anziché difendere la libertà di insegnamento e di parola di un docente ospite, lo ha sospeso dall’incarico e cacciato da altre collaborazioni dando nei fatti ragione a chi lo ha aggredito in quanto ebreo. Nel giugno scorso, il Foglio si è fatto promotore di un “Appello contro la nuova intifada antisemita nelle università” cui hanno aderito docenti e ricercatori per denunciare “l’uso malsano che fanno delle università gli attivisti politici che sfruttano l’antisionismo per coprire il proprio lessico antisemita”. La situazione si è aggravata, per questo ora ci sentiamo di rivolgere un appello direttamente a lei, che è il ministro per le Università: non bastano le dichiarazioni di solidarietà, servono interventi decisi – se necessario in collaborazione con altre istituzioni – per allontanare l’antisemitismo e una violenza di stampo maoista dagli atenei. Servono provvedimenti anche disciplinari per tutelare la convivenza, perché sulla libertà non si negozia. Ci auguriamo che lei sappia far sentire una voce forte non solo agli studenti, ma anche a quei docenti e autorità accademiche, come il rettore Corgnati, che anziché difendere la libertà, cacciano, per connivenza o ignavia, i docenti ebrei. Un orrore che purtroppo le nostre università hanno già conosciuto.

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