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Le novità

Perché le nuove regole sull'Anvur non sono da buttare via

Paolo Miccoli

Il nuovo regolamento dell’Agenzia compie un altro avanzamento sul fronte del percorso di internazionalizzazione: si potranno effettuare valutazioni di sistemi universitari esteri, aumentando il proprio prestigio e quello dell’intero sistema della formazione superiore in Italia

Con la creazione dell’Agenzia nazionale di valutazione dell’università e della ricerca (Anvur) nel 2006, l’Italia ha fatto un importante passo avanti per migliorare la qualità delle sue università. Oggi il nuovo regolamento dell’Agenzia, appena approvato dal Consiglio dei ministri, compie un altro decisivo avanzamento sul fronte del percorso di internazionalizzazione della nostra accademia. Infatti, l’Anvur potrà effettuare valutazioni di sistemi universitari esteri, aumentando il proprio prestigio e quello dell’intero sistema della formazione superiore in Italia. Anche se quella del presidente non sarà più una carica elettiva da parte del Consiglio Direttivo ma una nomina del Ministro “su una terna di nomi predisposta da un comitato di selezione”, la sua “indipendenza” viene ribadita a più riprese nell’articolo 2, consentendo alla stessa di “adottare propri regolamenti ai fini della valutazione dell’attività scientifica e didattica di università”.

 

Lo stesso regolamento introduce meritoriamente una valutazione estesa anche ai Master Universitari di cui da tempo si sentiva l’esigenza e contemporaneamente semplifica il processo di accreditamento iniziale dei corsi limitandolo “alla sola verifica dei requisiti di docenza e di strutture”. Il decreto dovrebbe portare anche a una accelerazione sulla creazione di un Anagrafe Nazionale delle Ricerche di cui si parlava già nel DPR 382 del 1980, ma che, per motivi vari e non sempre condivisibili, era sempre stata rimandata. Tale struttura sarà uno strumento imprescindibile e non solo per facilitare i processi di valutazione, ma anche per meglio calibrare i finanziamenti a tutto il comparto della Ricerca. Sebbene nella riforma della governance dell’Agenzia prevalgano le luci, vi sono anche alcune ombre. Per esempio, la possibilità dei Membri del consiglio direttivo di rimanere in carica otto anni (anziché solo quattro) rischia di allontanare per un lungo periodo queste personalità dalle attività didattiche e di ricerca alle quali presumibilmente si sono dedicate fino al momento della nomina, e la cui valutazione è proprio la ragione costitutiva dell’Anvur. Al tempo stesso, la riduzione del numero dei membri da sette a quattro può rendere le decisioni più snelle e, appare molto ragionevole la scelta di rendere non rinnovabile la carica di Presidente.

 

Del resto, l’impegno è gravoso e può quindi essere svolto unicamente a tempo pieno: a maggior ragione, esso determina una pausa nell’attività di ricerca che non può essere eccessiva sia per mantenere un legame concreto e personale tra chi pro tempore occupa cariche nell’Anvur e il mondo accademico, sia per evitare di scoraggiare individui di valore che attribuiscono grande importanza anche al loro mestiere principale cioè, appunto, la didattica e la ricerca universitarie. Infine l’Agenzia potrà trarre risorse proprie per il funzionamento da partecipazione a progetti competitivi europei o addirittura da attività di valutazione svolte nei confronti di soggetti terzi che ne facciano richiesta o da varie istituzioni private o pubbliche, anche estere. Questo non può che ribadire in positivo quell’allineamento alle buone pratiche internazionali cui già si accennava e costituisce un segnale significativo sulla rilevanza che si intende attribuire a questo Organo di importanza vitale per il futuro della formazione terziaria nel nostro paese.
 

Paolo Miccoli, ex presidente Anvur

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