
Il colloquio
Blitz pro Pal all'Università di Pisa, parla il prof. aggredito: "Quello che è successo è penoso, Gaza è un pretesto"
Rino Casella, il professore di diritto pubblico comparato vittima dell'aggressione nell'ateneo pisano: "Non voglio diventare né un bersaglio né un simbolo. Il clima è incandescente. Non vorrei che le posizioni politiche del mio ateneo abbiano incentivato questo gesto. Ora servono tutele per i docenti"
"Sono amareggiato, quello che è successo oggi è penoso. Non voglio diventare né un simbolo né un bersaglio, anche perché per me 'sionista' non è un insulto". Rino Casella, professore di diritto pubblico comparato dell'Università di Pisa, oggi è stato aggredito da un gruppo di studenti che hanno interrotto la sua lezione con slogan per la Palestina. "Al momento sto bene, mi sono recato al pronto soccorso per accertamenti. Ho qualche escoriazione e ovviamente uno shock emotivo per quello che è successo", racconta al Foglio.
Casella ha iniziato oggi il suo corso di diritto pubblico comparato del nuovo anno accademico: "Non stavamo parlando di Israele, stavamo parlando dell'esame e di come è strutturato il mio corso, le cose che si fanno nei primi venti minuti della prima lezione". E poi da lì il blitz pro Pal. "Sì, siamo stati aggrediti da questi provocatori, da questi fascisti". Li chiama così? "Sì, io li chiamo così". Cos'è accaduto? "Sono entrati, mi hanno preso il microfono, mi hanno gettato il libro di testo e si sono messi in piedi sulla cattedra. Ho provato a fermarli ma nella concitazione del momento sono stato aggredito. Mi hanno dato un pugno sul viso e dei graffi sul braccio".
I medici hanno dato sette giorni di prognosi. "Io non ho alcuna intenzione di interrompere le lezioni, tornerei domani. Ma quando tornerò dietro la cattedra spero che il clima sia diverso. Non voglio diventare né un simbolo e nemmeno un bersaglio", spiega. L'azione di oggi però sembrava mirata a lei, sui social il collettivo ha specificato che avrebbero interrotto la lezione del "professore sionista". Si sente preso di mira? "Mi hanno già dato del sionista in passato. Non la ritengo un'offesa. Oggi non so se è stata un'azione nei miei confronti o meno, lo stabilirà la questura. L'ho percepita come un'azione contro l'università".
Il clima è comunque teso, o sbaglio? "Io sono stato responsabile: non ho accettato il sopruso, ma non ho reagito con violenza. Certo, il clima è teso. Devo poi anche dire che il mio ateneo non sempre mette i docenti nelle condizioni migliori. Sa, l’università di Pisa ha posizioni molto chiare anche dal punto di vista politico e non vorrei che questo potrebbe legittimare qualcuno a pensare di poter calpestare impunemente le istituzioni universitarie", spiega Casella. Il riferimento è al rettore Riccardo Zucchi. Lo ha sentito? "Sì, mi ha dimostrato vicinanza e mi ha rassicurato". In un breve colloquio con il Foglio, il rettore ha espresso solidarietà al professore aggredito e ha parlato di un clima molto teso: "La situazione se va avanti così può solo degenerare o peggiorare", ha detto.
Le hanno urlato contro "sionista". "Come le ho detto, io non considero un'offesa il termine 'sionista'. Mi arrabbio se mi chiamano complice di massacro o di genocidio, perché secondo me non è un genocidio quanto sta accadendo a Gaza. Mi tengo le mie idee", spiega. E aggiunge: "Siamo stati in due soli a opporci alle mozioni del Senato accademico in merito a questa questione. In due su centinaia di docenti. C'è difficoltà, chiaro. Ma da lì a diventare un bersaglio, non credo sia qualcosa che possa accadere".
Parliamo di futuro professore. Cosa accadrà? "C'è incertezza. Penso che Gaza rappresenti un pretesto per conflitti e fratture molto più profondi. Si vuole incendiare ulteriormente un clima già incandescente e che non rispetta più niente. Dopo le aggressioni nelle scuole, negli ospedali, ora anche nelle università. Sono luoghi sacri, questi, vanno rispettati come tali. Dopo essere passati da qui cosa facciamo? Ci mettiamo in strada a colpirci a vicenda?". Parla del clima d'odio di cui si discute in questi giorni? "Sembra essersi completato un percorso della violenza' che porterà soltanto a scenari da incubo in futuro".
Aveva mai visto cose del genere succedere nel suo ateneo? "No, mai. Ripeto, non vorrei che le posizioni dell'università abbiano in qualche modo incentivato quanto successo oggi. Certamente d'ora in poi si dovranno prendere provvedimenti per tutelare maggiormente i docenti", spiega Casella. Che conclude: "Al di là della mia persona, l'università è un luogo di confronto politicamente neutro, non di violenza. Vanno garantite condizioni ottime per tutti, non a Pisa, ma in tutta Italia".