(foto Ansa)

il caso

Mozioni contro Israele e occupazioni, ma i pro Pal al voto fanno sempre flop

Luca Roberto

"I comunisti avanzano in tutte le università", festeggia "Cambiare rotta". Che però continua a non avere rappresentanti negli atenei. L'ulteriore fallimento alle elezioni per il Consiglio nazionale degli studenti universitari

Negli Stati Uniti il presidente Donald Trump blocca le iscrizioni degli studenti stranieri ad Harvard in un tentativo controverso di contrasto alle derive antisemite. In Italia invece, sebbene nell’ultimo anno e mezzo le rimostranze pro Pal siano state una costante, la notizia è che i gruppi più radicalizzati continuano a rimanere ai margini della rappresentanza studentesca, accumulando un fallimento dopo l’altro. Almeno è quello che dice l’esito (per adesso parziale, visto che i risultati effettivi arriveranno nelle prossime settimane) delle elezioni per il rinnovo dei membri del Consiglio nazionale degli studenti universitari (Cnsu) tenute in tutti gli atenei d’Italia. Oltre a tutte le altre elezioni studentesche locali organizzate per rinnovare le rappresentanze nei consigli di amministrazione e nei Senati accademici.

 

Dopo la sfilza di flop in tutte le precedenti elezioni, la lista legata a Potere al Popolo “Cambiare rotta” ha festeggiato le elezioni di questi giorni come il segno che “i comunisti avanzano nelle università”. “Questa tornata del Cnsu attesta l’esistenza su tutto il territorio nazionale di un’alternativa comunista, combattiva e determinata, che nei mesi precedenti alle elezioni non ha smesso un minuto di lottare dentro e fuori gli atenei e che dopo il voto è già tornata in azione, dal boicottaggio accademico alle lotte studentesche”, scrivono i cambiarottisti sui loro profili social. E “se i comunisti crescono nelle università di tutto il Paese è perché cresce la proposta politica di rottura con la riforma Bernini, la guerra e il riarmo, tanto nelle città dove siamo storicamente presenti come Cambiare Rotta quanto nelle città dove negli ultimi anni era scomparsa la politica universitaria”. Solo che secondo gli scrutini parziali, non ufficiali ma comunque indicativi, il totale di consensi ai candidati di Cambiare Rotta si attesta attorno al 2 per cento, ovvero poche centinaia di voti. Un trend assolutamente non inedito perché una forbice di consenso molto simile la si era osservata anche nelle prove elettorali precedenti, dall’Università di Torino (attorno al 3 per cento, nonostante una delle occupazioni più dure) alla Statale di Milano (meno del 2 per cento) fino alla Sapienza di Roma, dove la lista ha un forte radicamento e dove però nell’ultima tornata per il rinnovo di Cda e Senato accademico ha raccolto un migliaio di voti (su una platea di oltre poco più di 31 mila studenti votanti) non riuscendo a eleggere alcun rappresentante.

 

Risultati ugualmente deludenti Cambiare rotta li ha raccolti anche in un ateneo in cui si presentava per la prima volta, come quello di Roma tre. E lo stesso è accaduto altrove a liste politicamente limitrofe a Cambiare rotta come il “Fronte della gioventù comunista”, che sia a Firenze che a Parma ha ottenuto qualche decina di preferenze in totale. Ciò non è bastato ai vertici del movimento comunista a dire che “non è un risultato che cade dal cielo, ma è il frutto della credibilità e della coerenza che in questi anni abbiamo costruito nel lavoro di massa nelle università, attraverso le lotte e le mobilitazioni che abbiamo coltivato per il diritto allo studio, contro la complicità delle nostre università con l’imperialismo occidentale, contro i ricatti e le molestie e per un nuovo modello di università”. E quindi a fronte di mozioni in cui (com’è successo alla Sapienza) continuano a chiedere il boicottaggio degli accordi con le università israliane e mobilitazioni perenni negli atenei, al momento del voto non raccolgono che qualche manciata di voti (flop che vanno a beneficio di liste come l’Udu, più istituzionale e vicina a Cgil e Pd). Quasi ci si debba augurare non riescano mai davvero a “cambiare rotta”.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.