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L'antidoto alla Dad

Come non vivere con l'incubo della Dad

Marianna Rizzini

La nuova bozza del'Iss per quarantene e contagi, e il modello Bolzano esportato

Era il sogno impossibile di un anno fa: non vivere con l’incubo della Dad a ogni minimo sintomo simil-Covid presentato da un qualsiasi alunno di una qualsiasi classe di un qualsiasi istituto. E certo il quadro era diverso, a partire dall’assenza di vaccini e dalla relativa difficoltà, almeno fino a novembre, di fare tamponi che ora possono essere fatti ovunque. E però il nuovo anno scolastico non ha portato lì per lì la certezza di trovarsi, per quanto riguarda la scuola, in uno scenario diverso: i bambini sotto i 12 anni, infatti, non possono ancora essere vaccinati (anche volendo); quelli più grandi non sempre lo sono; i contagi sui mezzi di trasporto non possono essere scongiurati soltanto con la mascherina; il freddo sta arrivando, con conseguente maggiore probabilità di infettarsi al chiuso. Motivo per cui il governo ha cercato, nelle ultime settimane, con il ministero della Salute, quello dell’Istruzione e l’Istituto superiore di Sanità, di mettere a punto un nuovo documento che ridefinisce le regole per la quarantena e la scuola in presenza, con una grande novità: con un solo positivo non tutta la classe va in Dad, ma, previo screening dei compagni, soltanto il positivo. Dopo cinque giorni si ripetono i tamponi.

Funzionerà?

 

Intanto c’è chi ha già sperimentato la formula con successo: in Alto Adige, infatti, provincia autonoma di Bolzano, come dice l’assessore alla Scuola in lingua italiana Giuliano Vettorato, “il modello di screening su base volontaria, con l’ottica di evitare per quanto più possibile il ricorso alla Dad, sta dando buoni risultati. Siamo contenti dell’investimento fatto per una scuola in sicurezza”. A Bolzano gli studenti testati, se negativi, restano a scuola. La speranza è che il “modello” possa essere esportato senza inciampi su scala nazionale. In attesa che arrivi la firma delle Regioni sulla bozza del nuovo documento, ci sono le parole del presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, che ha annunciato “suggerimenti e  raccomandazioni che possano aiutare gli operatori scolastici, gli operatori di Sanità pubblica delle aziende sanitarie e anche le famiglie a trovare una via di equilibrio per permettere la didattica in presenza in sicurezza”. Sulla scuola, dice Brusaferro, “c’è una riflessione proprio su come governare la presenza di eventuali casi positivi dentro i singoli contesti scolastici e dentro le singole classi garantendo evidentemente la sicurezza con dei meccanismi di fattibilità. Questo si può immaginare, vista la specificità del contatto scolastico, in alcune situazioni, anche attraverso l’uso mirato dei tamponi che possono consentire, proprio per la specificità del contatto, la didattica in presenza”. Dal ministero dell’Istruzione si è lavorato a un “tavolo tecnico”, composto dall’Iss, dai colleghi della Sanità, dalle Regioni e dalla Struttura commissariale, per un protocollo condiviso “volto a disciplinare in modo omogeneo sul territorio nazionale la gestione dei contatti di casi di Covid 19 e le misure di quarantena in ambito scolastico, così da raggiungere una comune regolamentazione su tutto il territorio nazionale”. Unica preoccupazione, espressa da alcune associazioni di insegnanti, è che il tracciamento dei contagi, utile per tenere l’epidemia sotto controllo, non venga attuato in modo sincrono e uguale nelle varie zone d’Italia.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.