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La Puglia di Emiliano ha pensionato l'obbligo scolastico

Annarita Digiorgio

I test Invalsi hanno dimostrato che la dad è stata un disastro. Un problema peggiorato dal governatore che teneva chiuse le scuole e diceva agli studente di non farsi interrogare invece di invitarli allo studio

La pubblicazione dei risultati dei test Invalsi ha dato dimostrazione di una tesi che in molti durante il periodo pandemico avevano ipotizzato e lottato per evitare: che la scelta della didattica a distanza fosse un autentico disastro per gli studenti.

Ammetterlo soltanto, o darlo per scontato, non sarebbe utile alla discussione e alla politica scolastica se prima di tutto non chiarissimo una cosa: non è stata una scelta obbligata. La dad e il tracollo dei risultati scolastici in Italia, non sono stati frutto della pandemia, o almeno non in automatico. Sono stati una scelta politica. Lo dimostra non solo il fatto che l’Italia è il paese che più di tutti ha chiuso le scuole (senza per questo avere minori contagi) ma soprattutto che ci sono state forti differenze di presenza scolastica tra le varie regioni italiane.

E anche questo è provato dai risultati dei test Invalsi.

Partiamo dall’inizio. La scuola primaria è quella che sostanzialmente conferma più aderenza ai risultati delle prove precedenti del 2019. Questo proprio perché i bambini delle scuole elementari sono quelli che più di tutti sono andati a scuola. Anche se non ovunque. Su 107 giorni in presenza fatti dai bambini della scuola primaria a Milano, a Palermo ne hanno fatti 99, a Reggio Calabria 79 e a Bari 48.

Le differenze però aumentano per le scuole secondarie, con circa un terzo degli studenti che non raggiunge il livello di preparazione accettabile in terza media, e uno su due che esce impreparato dall’ultimo anno delle superiori. Questo dato per l’italiano peggiora del dieci per cento dal 2019 al 2021. Ma come detto aumenta soprattutto nel sud italia. E ovviamente si acuisce negli studenti con profilo socioeconomico più basso, ma soprattutto in quelli che partendo da condizioni più difficili avevano fato lo sforzo maggiore di recupero negli anni precedenti. Il dato ancora più allarmante è quello relativo alla dispersione scolastica: il dato nazionale sale di 2,5 punti percentuali e arriva all’8,8 per cento nel Centro e al 14,8 nel Mezzogiorno rispetto al 2,6 del Nord

Il tasso di dispersione degli studenti che vengono da famiglie con uno status sociale, economico e culturale sopra la media è del 5,3 per cento, mentre sale al 12,3 per le famiglie sotto la media.  E se in italia la dispersione nel 2021 è del 9,5 per cento salendo di un punto e mezzo rispetto al 2019, in Puglia è del 16,2 per cento con un 7,2 in piu rispetto al 2019.

Di fronte a queste evidenze nessuno può più mettere in dubbio che la dad sia stata un disastro non solo sotto il profilo dell’istruzione, ma anche per il recupero sociale ed educativo dei ragazzi. Eppure il governo italiano ha consentito ai governatori di imporla, causando un danno irreparabili agli studenti di quelle regioni, in particolare del sud, e aumentando quelle differenze sociali ed economiche del mezzogiorno cui continuamente si appellano per rivendicare sussidi, poltrone, e riconoscimenti.

Ricordiamo tutti le parole del governatore De Luca che alla bambina che voleva andare a scuola disse di essere “Un’ogm cresciuta a pane e plutonio”. E nonostante i battibecchi con il ministro Azzolina, il governo non ha mai impugnato nessun ordinanza regionale sulla scuola.

Ancor peggio ha fatto Emiliano, l’unico in tutta Italia ad aver dato ai genitori la possibilità di scegliere se andare o no a scuola con il risultato che la maggior parte dei bambini pugliesi sono rimasti a casa, sin dalle elementari, initerrottamente da ottobre a giugno. Nel silenzio di chi puoi permette la dote ai diciottenni. O, adesso ne capiamo il motivo, vuole far votare i sedicenni.

Rispetto alle differenze tra aree geografiche in pochi hanno evidenziato un dato di accesso fondamentale: quello della partecipazione agli Invalsi. In tutta italia ha risposto ai test circa il 90 per cento degli studenti, con una partecipazione sovrapponibile in tutte le regioni. Solo in Puglia c’è stato un calo vertiginoso. Gli studenti pugliesi sono stati gli unici a non aver partecipato agli Invalsi, proprio perché erano gli unici che erano tutti a casa. Pensate i risultati se avessero partecipato. Dopo decenni di lotta per l’obbligo scolastico la didattica pugliese a la carte ha rimesso la scelta agli unici che non dovrebbero averla: le famiglie. Cosicché proprio quelle più in difficoltà, hanno deciso di tenere i figli a casa. E quelle che invece volevano portarli a scuola venivano accusate dagli insegnanti, dagli altri genitori, e dal Governatore stesso, di diffondere l’epidemia e non tenere alla salute dei propri figli. Mentre Emiliano in videochat con gli studenti ammassati senza mascherina anziché a scuola, diceva loro di non farsi interrogare invece di invitarli allo studio. In realtà il pericolo dell’aumento dei contagi con le scuole in presenza non solo non è mai stato eccessivo, come dimostrato da diversi studi, ma soprattutto è sempre stato accettabile. Un rischio minimo da equilibrare rispetto al non meno importante obbligo scolastico. Del resto nessuno dopo il primo loockdown si è più posto il problema dei contagi nelle fabbriche, per i servizi essenziali, e nei luoghi di lavori: mascherine e distanziamento. Anche quella dei trasporti è stata una scusa, considerando che i prefetti avevano approntato i piani e che la maggior parte degli studenti al sud viene accompagnato a scuola in macchina dai genitori. Non a caso quando per due settimane in primavera si sono chiuse le scuole in Lombardia è successo un putiferio, mentre in Puglia chiuse da ottobre nessuno ne parlava.

Perché le mamme del sud italia non lavorano e possono tenere i bambini a casa, mentre quelle del nord usano la scuola come parcheggio (questi messaggi delle chat delle mamme). Di questo però non parlano i professori, i neoborbonici, e quelli che firmano appelli contro le disuguaglianze, le rappresentanze di genere e di territorio, i soldi e le poltrone per il mezzogiorno. Eppure ancora oggi anziché preoccuparsi di adeguare i sistemi di areazione e garantire vaccini per tutte le classi, c’è qualcuno che parla di dad anche per il prossimo anno.

Magari lasciando ancora la decisione in mano ai Governatori.

Milano non restituisce i giorni di scuola persi.

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