Atto d'indirizzo per la scuola in presenza

Scuola, aprire per non richiudere. Mozione unanime alla Camera

Marianna Rizzini

Maggioranza e opposizione votano insieme. Un atto d’indirizzo che ribalta il punto di vista: le scuole non sono untrici e lo Stato deve garantire che non venga compresso il diritto all’istruzione

E’ un momento di passaggio per la scuola alle prese con la pandemia. Da un lato c’è la conquista di una certezza: in zona rossa si va in presenza fino alla prima media compresa, come da decreto Draghi. Dall’altra c’è la Dad: che non scompare per le superiori nelle zone arancioni (50 o 75 per cento) e resta nelle zone rosse anche per le seconde e terze medie. Sulla scena, spicca il fai-da-te a livello regionale. Come quello di Michele Emiliano che, in Puglia, sulla scorta della deroga concessa al decreto Draghi, ha dato in mano ai genitori la scelta: puoi non mandare tuo figlio a scuola. Si moltiplicano intanto gli appelli di intellettuali, medici e psicologi che denunciano la presenza di un grave malessere tra bambini e adolescenti dopo un anno di Dad (letti esauriti in Neuropsichiatria all’Umberto I di Roma, denuncia il Corriere della Sera). E si scende in piazza (oggi, alle 15, in Piazza del Popolo, a Roma, per  la manifestazione nazionale della Rete in Presenza). Ma arriva anche la bella notizia che non ti aspetti: la Camera ha approvato una mozione sulla riapertura delle scuole con l’accordo di tutte le forze politiche, compresa Fratelli d’Italia, che, dopo qualche perplessità, l’ha votata pur non firmandola. Ed è una mozione che tocca tutti i punti critici irrisolti e che, fin dalle sue premesse, ripercorre la via accidentata che gli studenti hanno affrontato in questo anno e impegna il governo “a intraprendere ogni possibile iniziativa finalizzata alla riapertura in sicurezza degli istituti scolastici e dei servizi educativi per l’infanzia, per riprendere, ove interrotta o limitata, l’indispensabile attività didattica in presenza, nonché ad adottare iniziative per sostenere, anche con adeguati finanziamenti straordinari e misure di accompagnamento, il sistema nazionale di istruzione e formazione oltre che, per quanto di competenza, gli enti locali”.

 

Si parla di concludere, nel minor tempo possibile, la vaccinazione di tutto il personale scolastico; di considerare prioritaria “la riapertura delle attività in presenza nelle scuole anche rispetto ad altre attività essenziali, e anche in considerazione del minore rischio di contagio e dell’importanza educativa dell’istituzione scolastica per l’intera comunità”; di definire “criteri (condizioni e indicatori di contagio) validi su tutto il territorio nazionale che debbano sussistere affinché possa, eventualmente ed in via residuale, procedersi alla temporanea chiusura di singoli istituti scolastici o singole classi”; di avviare “un confronto con gli enti territoriali e locali al fine di attuare misure organizzative del trasporto pubblico locale che possa agevolare, in piena sicurezza, il diritto a svolgere le attività didattiche in presenza” per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado; di accelerare “l’adozione di protocolli di prevenzione, protezione e controllo più frequenti, più rapidi e più rigidi”.  

 

E’ un atto d’indirizzo che ribalta il punto di vista: non le scuole untrici, visti anche gli ultimi studi scientifici citati da Draghi, quanto lo Stato che deve garantire che non venga compresso il diritto all’istruzione. Dice il primo firmatario Marco Bella, deputato m5s in Commissione Cultura, chimico e docente: “E’ stata necessaria una mediazione, ma buona parte degli impegni della mozione sono stati votati all’unanimità. Anche noi, in Parlamento, siamo come una classe, con le nostre diversità, ma un pensiero ci ha uniti, quello degli studenti: l’educazione non si può che fare in presenza. Ora l’atto d’indirizzo dovrà essere recepito nelle sue indicazioni dal governo”. Bella si augura “che questa fine anno scolastico possa essere usata dagli insegnanti per accogliere gli studenti e reimparare a stare insieme”. Dal Pd Flavia Piccoli Nardelli, capogruppo in commissione Cultura, saluta la mozione come “segnale importante”. E se, dagli ambienti del ministero della Salute, era giunta qualche richiesta di modifica, in particolare nella parte introduttiva cui si sottolineavano i danni della Dad, è anche vero “che l’opposizione non ha fatto ostruzionismo”, dice il capogruppo di Italia Viva in commissione Gabriele Toccafondi, convinto che “la mozione dimostri la volontà politica comune di riaprire i percorsi educativi. Non vuole essere una negazione ma un’affermazione. Afferma l’importanza della scuola in presenza, perché la scuola non è un insieme di nozioni bensì un percorso educativo fatto di rapporti, relazioni, domande, dubbi, scoperte”.
 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.