Studenti in piazza contro la dad. Azzolina: "I ragazzi sono arrabbiati. Li capisco"

Didattica in presenza solo in tre regioni, gli studenti manifestano in tutto il paese. "Il governo ha fatto tutto quello che doveva per il rientro a scuola", dice la ministra dell'Istruzione

Redazione

Doveva essere il giorno del rientro in classe per gli studenti delle scuole superiori, invece oggi la campanella è suonata solo in tre regioni: Abruzzo, Toscana e Valle d'Aosta. In tutto il resto del paese i presidenti delle regioni hanno prorogato ancora una volta la didattica a distanza, sollevando le proteste dei ragazzi e la reazione dura del ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina

 

"E' difficile per gli studenti comprendere perché non rientrano a scuola, capisco la loro frustrazione: la scuola è un diritto costituzionale se a me avessero tolto la scuola non sarei probabilmente qui", ha detto Azzolina parlando ai microfoni di Rai Radio  1. "Nelle regioni a fascia gialla tutto è aperto tranne la scuola superiore e questo creerà profonde cicatrici, i ragazzi hanno bisogno di sfogare la loro socialità. Si fa l'errore di credere che la scuola non produca incassi: se io chiudo un negozio so purtroppo quanto ho perso, sulla scuola questo discorso non si fa ma i costi sono altissimi. Sono molto preoccupata, oggi la Dad non può più funzionare, c'è un black out della socialità, i ragazzi sono arrabbiati, disorientati ed sono preoccupata per il deflagrare della dispersione scolastica". "Io ho il dovere di dire loro che il governo ha fatto tutto quello che doveva per il rientro a scuola", ha aggiunto, "Da parte mia non vuole esserci polemica con le Regioni, ma bisogna dire quelli che sono i fatti".

 

Intanto in tutta Italia gli studenti delle scuole superiori sono scesi in piazza per chiedere la ripresa della didattica in presenza. A Roma è in corso un presidio al Miur - anche se le posizioni del ministro e di manifesta questa volta sono completamente convergenti - mentre a Milano gli studenti si sono riuniti davanti alla sede della Regione Lombardia.

 

Già nei giorni scorsi studenti, docenti e genitori riuniti nel comitato Priorità alla scuola avevano protestato per la ripresa delle lezioni in presenza. 

 

Alcuni professori invece hanno spiegato che preferirebbero continuare con la Dad. Ma parlando con il Foglio, il presidente dell'associazione nazionale dei presidi, Antonello Giannelli, ha detto loro che "la scuola è un luogo in cui i ragazzi crescono misurandosi con i propri coetanei, dove vivono il proprio sviluppo psicologico, intellettuale, relazionale e affettivo. E’ un luogo di socialità che non esaurisce la sua funzione nell’accrescimento del proprio bagaglio di conoscenze", e per questo le lezioni devono riprendere in presenza, "i ragazzi devono tornare in classe". 

 

Sulle pagine del Foglio, nei giorni scorsi è intervenuto anche Agostino Miozzo. Il coordinatore del Comitato tecnico-scientifico ha criticato l’ordine sparso sulla riapertura degli istituti scolastici: “Conte avrebbe dovuto sostituire le autorità locali inadeguate a garantire i diritti costituzionalmente riconosciuti”.

 

Il Foglio ha parlato anche con una preside di Firenze, dove la scuola superiore da oggi è tornata parzialmente in presenza: "In questi mesi abbiamo reinventato un mestiere". "L’etica del sacrificio dei dottori, che tanto abbiamo visto e letto in questi mesi, è più difficile da traslare nel mondo della scuola", ci ha detto Liliana Gilli

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