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Saverio ma giusto

Parisi-gate: scambiato Giorgio per Attilio, ma poteva essere Heather

Saverio Raimondo

C'è una dimensione in cui il grossolano errore di Schillaci (che ringrazio per avermi salvato il pezzo della settimana) potrebbe avere un suo senso: il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi sarebbe un perfetto presidente dell'antidoping. Ecco perché 

Sghignazzo e pubblico ludibrio hanno (giustamente) preso il sopravvento sull’indignazione per l’errore commesso dal ministro della Sanità Orazio Schillaci, che ha nominato presidente dell’antidoping Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica, invece che Attilio Parisi, medico dello sport e rettore dell’Università di Roma Foro Italico, quest’ultimo evidentemente più competente in materia. Poteva andare peggio: il ministro poteva nominare Heather. La nomina sbagliata comunque mette in luce quanto il doping e l’uso di sostanze sia un problema grave e diffuso non solo nello sport, ma anche al ministero della Sanità.

Mi sia però qui consentito di prendere le difese di questa svista: come il Negroni sbagliato c’insegna, alle volte l’errore può essere foriero di grandi scoperte, e non solo nella mixology. Quindi chissà che un “Parisi sbagliato” non possa rivelarsi un’ottima ricetta antidoping. Cosa c’entra la fisica teorica, campo di pertinenza di Parisi Giorgio, con il doping? Apparentemente nulla, ma questo è vero qui, in questo spazio e in questo tempo. Secondo la teoria delle stringhe però esistono altre dimensioni, e in una di queste il premio Nobel Parisi è perfettamente competente in materia di doping; in un’altra dimensione, Giorgio Parisi è un atleta; in un’altra dimensione ancora non solo è un atleta, ma è stato anche squalificato in quanto risultato positivo al test antidoping.

Dunque quella del ministro, secondo la fisica teorica, non è stata una gaffe ma un errore  quantistico, un collasso spazio-temporale: la nomina è corretta, ma in un altro stato della materia. Non dimentichiamo inoltre che Giorgio Parisi è noto per i suoi studi in teoria quantistica dei campi: campi da calcio, tennis, golf, tutti i campi; e da sempre applica i suoi studi ai sistemi complessi, e cosa c’è di più complesso dell’antidoping? In quanto fisico – e il fisico, lo sappiamo, è al centro di qualunque attività sportiva – Giorgio Parisi conosce tutte le forze: gravità, elettromagnetica, nucleare, e anche la forza dopante. Dunque sono certo che il Nobel Parisi abbia le competenze, per paradosso – del resto, la fisica è piena di paradossi.

Pensiamo per esempio all’effetto tunnel, non solo carpale: nella meccanica quantistica, l’effetto tunnel consente a una particella una transizione a uno stato non consentito dalla meccanica classica; e non conosco definizione migliore per descrivere l’effetto del doping sulle particelle degli atleti. Per altro, sono certo che il mondo dello sport accoglierebbe con plauso unanime la nomina di Giorgio Parisi all’antidoping: infatti, secondo il principio di indeterminazione di Heisenberg, “le leggi naturali non conducono a una completa determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo; l’accadere [...] è piuttosto rimesso al gioco del caso”, cioè è impossibile conoscere simultaneamente e con precisione assoluta la posizione e la quantità di moto di una particella, figuriamoci poi in un campione di urina.

Dunque, con Parisi (Giorgio) all’antidoping, prevarrebbe l’incertezza dei test: l’atleta potrebbe essere positivo o negativo, o entrambi secondo l’esperimento noto come “l’atleta di Schrodinger”, che postulò che un ciclista lasciato chiuso in una farmacia con delle sostanze dopanti dopo un’ora sarebbe simultaneamente sia positivo che negativo. Dunque congratulazioni a Giorgio Parisi per la nomina, e al ministro Schillaci per avermi svoltato il pezzo di questa settimana.