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Cattivi scienziati
Acqua informata? No grazie
L’Institut Agricole Régional e la Fondazione Clément Fillietroz hanno preso una posizione congiunta contro la cosiddetta “acqua informata”, denunciandone la totale mancanza di basi scientifiche. Le due istituzioni ribadiscono l’importanza del metodo scientifico nel proteggere risorse pubbliche
La presa di posizione congiunta dell’Institut Agricole Régional e della Fondazione Clément Fillietroz segna un passaggio decisivo nella vicenda dell’“acqua informata”. Dopo mesi di discussioni, sollevate dalla sperimentazione della cosiddetta “tecnologia supra molecolare” - termine vago che nasconde la pseudoscienza con cui si vende letteralmente acqua in polvere - in alcune coltivazioni della Valle d’Aosta, le due principali istituzioni scientifiche del territorio hanno pubblicato una nota comune in cui smontano l’impianto teorico e sperimentale alla base della proposta, ribadendo con chiarezza che si tratta di una costruzione di parole e concetti arraffazzonati priva dei requisiti minimi di scientificità.
La rilevanza del comunicato non sta soltanto nel contenuto tecnico, che pure evidenzia come manchino basi teoriche solide, protocolli adeguati e trasparenza metodologica, ma soprattutto nel fatto che due enti diversi per missione e per ambito di attività abbiano deciso di parlare con una sola voce. L’Institut Agricole, centro di riferimento regionale per la ricerca applicata all’agricoltura, e la Fondazione Fillietroz, custode della diffusione della cultura scientifica attraverso l’osservatorio astronomico e il planetario, hanno messo insieme le loro competenze e la loro autorevolezza per chiarire che la pseudoscienza non può essere messa sullo stesso piano della ricerca autentica.
Il messaggio è inequivocabile: la scienza non procede per improvvisazioni, ma per progetti fondati su conoscenze pregresse, obiettivi realistici e percorsi di verifica condivisi e sottoposti alla revisione critica dei pari. Non si tratta di tecnicismi riservati agli addetti ai lavori, ma di condizioni indispensabili per assicurare che le risorse pubbliche non vengano sprecate e che la cittadinanza sia tutelata da pratiche prive di fondamento. La pseudoscienza non è solo un errore concettuale: può tradursi in rischi concreti, quando interessa coltivazioni non adeguatamente protette o quando alimenta illusioni che minano la fiducia nel metodo scientifico.
Che la Valle d’Aosta riesca a esprimere una posizione corale e trasparente, sostenuta dai suoi principali attori scientifici competenti per le materie interessate (fisica e agricoltura), è un segnale importante. Non si tratta di chiudere la porta a idee nuove o a visioni non convenzionali, ma di ribadire che ogni proposta deve sottostare alle stesse regole di chiarezza, verificabilità e responsabilità. In questo sta la forza di un territorio che difende il proprio tessuto culturale e sociale, riconoscendo che la cittadinanza scientifica non è un privilegio di pochi ma una condizione per la partecipazione democratica di tutti.

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