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Cattivi scienziati
Il silenzio assordante dello IAR sull'“acqua informata”
In Valle d’Aosta esplode il dibattito sulla pseudoscienza applicata all’agricoltura, ma L'Istitut Agricole Régional tace. Eppure così un'eccellenza nella ricerca lascia soli i suoi scienziati contro le follie dell’“acqua in polvere”
Vi è un fragoroso silenzio che nelle ultime settimane si discerne benissimo in una piccola regione italiana, la Valle d’Aosta. È il silenzio di un istituto dedicato alla formazione e alla ricerca in agricoltura, uno dei migliori che abbiamo in Italia: lo IAR, Institut Agricole Régional.
La regione ribolle per le sciocchezze sostenute da più esponenti circa i benefici in agricoltura della cosiddetta “acqua informata”, di cui si è già diffusamente discusso su queste pagine come uno dei massimi e più ridicoli esempi di pseudoscienza che possa capitare di incontrare; eppure, di fronte a chi sostiene improbabili effetti su fragole, insalata, mais, riso e chi più ne ha più ne metta, di fronte a chi sostiene che si tratti di un’autentica rivoluzione e di una tecnologia avanzatissima in agricoltura, lo IAR, massima istituzione regionale del settore, lascia soli quei pochi ricercatori che, alla guida di importanti progetti di ricerca europei, hanno fatto sentire il proprio sdegno contro chi voglia prendere sul serio “l’acqua in polvere” cui è necessario aggiungere altra acqua per ottenere… acqua.
Perché, vista anche la chiara presa di posizione in merito dell’assessore competente, cui la Fondazione che presiede lo IAR rende conto, l’istituto ancora non prende posizione, e sceglie anzi attivamente di perseguire il silenzio? Forse che l’istituto attende di vedere l’esito delle elezioni, visto il suo stretto legame con l’amministrazione regionale e visto che l’acqua informata è diventata ormai anche un simbolo in politica?
Forse che, memore del celebre “Franza o Spagna, purché se magna”, chi dirige l’istituto si vuol tenere ben lontano dalle polemiche, per non rischiare domani di scoprirsi dalla parte sbagliata dell’arena politica? Io non voglio crederlo. Lo IAR ha centinaia di pubblicazioni scientifiche che testimoniano un alto standard dei suoi ricercatori e dei suoi laboratori, che partecipano a progetti di ricerca multinazionali interessanti. È l’organo di indirizzo e consulenza della regione in materia di scienze agrarie, ed ha anche un consolidato rapporto con il pubblico, sia attraverso la sua scuola sia attraverso molti interessanti eventi di comunicazione, cui io stesso mi sono qualche volta trovato a partecipare. Non è dunque possibile che lasci soli i suoi ricercatori che per primi hanno scritto e detto la verità: che la pseudoscienza non può aver posto in agricoltura, tantomeno in una regione che ha un istituto dedicato alla ricerca nel settore, eccetto come hobby di pochi, inguaribili avvelenati cognitivi che non riescono a far a meno di certe fole.
Certamente lo IAR scenderà in campo, è il caso di dirlo, con tutto il peso della sua autorità e competenza di settore, per rimandare al mittente le sciocchezze di chi, da fuori Valle, è riuscito a infilarsi fra bias cognitivi e beghe politiche per aizzare oltre mille valdostani a richiedere la sperimentazione di una bufala, come se fosse un dovere sperimentare qualsiasi cosa ci si inventi la mattina, fra i fumi del sonno. Le cose da provare a caso sono infinite: per scegliere, si parte da ipotesi che sono conseguenza di cosa già sappiamo (e non è il caso dell’acqua informata, che poggia su chiara pseudoscienza) oppure da prove interessanti che suggeriscono la necessità di una sperimentazione rigorosa, non dalla volontà popolare o dalle fantasie di qualcuno. Sono certo, certissimo che lo IAR saprà sottolineare questi ed anche altri punti; perché il sonno della ragione, ed il conseguente silenzio, generano mostri.


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