(foto Ansa)

Cattivi scienziati

Costi e benefici di AstraZeneca e Johnson & Johnson

Enrico Bucci

Negare questo tipo di vaccini, basati su un vettore adenovirale, agli under 60 causerebbe migliaia di decessi. Uno studio

Chi mi segue avrà senza dubbio notato come, nei giorni scorsi, ho cercato di insistere sul rapporto rischi-benefici nella vaccinazione, tale che, come sostenuto in ogni occasione dall’Ema per ogni vaccino esaminato sin qui, la cosa più razionale e migliore per tutti è vaccinarsi con qualunque vaccino approvato in Europa. Oggi proverò a dare qualche dettaglio in più, parlando nello specifico del vaccino di AstraZeneca – ma il discorso vale per tutti. Non lo farò da solo, ma con colleghi di diverse discipline, con i quali abbiamo provato a trovare una posizione comune, pur provenendo da discipline diverse. I colleghi e gli amici con cui condivido lo scritto che segue provengono tutti dal consiglio direttivo del Patto trasversale per la Scienza. Offro quindi, come spunto di riflessione al lettore, quanto abbiamo provato a sintetizzare insieme ad altri collegi: Luciano Butti, Corrado Canafoglia, Davide Ederle, Julia Filingeri, Andrea Grignolio, Diego Pavesio, Luca Pezzullo, Guido Poli, Guido Silvestri, Marco Tamietto, Vincenzo Trischitta, Francesca Ulivi, Andrea Uranic.

 

Tema: calcolare il rapporto costi/benefici della scelta di non somministrare i vaccini basati su vettore adenovirale (AstraZeneca e Johnson & Johnson) sotto i 60 anni. I ministeri della Salute e le agenzie regolatorie di molti paesi europei, compreso il nostro, hanno deciso che è preferibile non vaccinare gli under 60 con Vaxzevria (il vaccino di AstraZeneca, AZ, a cui seguiranno probabilmente decisioni analoghe per quello prodotto dalla Johnson & Johnson, J&J), pur non vietandolo, perché in questa fascia d’età il rapporto costi/benefici non sarebbe sufficientemente favorevole. Ma siamo sicuri che sia così? Ma davvero se avessimo questi vaccini a disposizione per tutta la popolazione sarebbe meglio non vaccinare comunque gli under 60 e attendere i mesi necessari per l’arrivo di altri vaccini? O se fra qualche mese, una volta vaccinati tutti gli over 60, non riuscissimo a vaccinare rapidamente gli under 60 con gli altri vaccini a mRna davvero non dovremmo utilizzare i vaccini basati su vettori adenovirali per accorciare i tempi?

 

Nel primo anno di pandemia si stima (per difetto) che il 5 per cento degli italiani si sia infettata con Sars-CoV-2, il virus che causa la malattia nota come Covid-19. In Italia la popolazione degli adulti sotto i 60 anni è rappresentata al netto dei decimali da 32 milioni di individui:  19 milioni (il 59 per cento) nella fascia 40-59 aa;  13 milioni (il 41 per cento) nella fascia 20-39 aa. Il  tasso di letalità stimato dall’Iss è pari a: 0,4 per cento nella fascia 40-59 anni;  prossimo a 0 per cento nella fascia 20-39 anni. Stante i dati sopraesposti, immaginiamo uno scenario in cui: (a) non si voglia/possa più stare in lockdown e si abbia un Rt pari almeno a 2; (b) tutti gli over 60 siano stati vaccinati e quindi siano protetti dal Covid-19 e dalle sue più temibili complicanze; (c) i 32 milioni di italiani nella fascia 20-59 anni non si vaccinano con Vaxzevria o J&J, aspettando per tre mesi un altro vaccino.

 

È ipotizzabile che circa l’1,25 per cento di essi contrarrà l’infezione da Sars-CoV-2, cioè circa 400 mila individui. Questi, con Rt=2, a loro volta infetteranno altri 800 mila individui, 472 mila individui nella fascia 40-59 aa e 328 mila individui nella fascia 20-39. Quanti decessi ci possiamo aspettare tra i soggetti infettati, in considerazione del tasso di letalità osservato in Italia e descritto al punto 3? Nessun decesso nei circa 490 mila della fascia 20-39 anni; lo 0,4 per cento nei circa 700 mila della fascia 40-59 aa pari a 2.800 decessi; e se si vuole considerare uno scenario con Rt pari a 1 (più o meno quello attuale ottenuto dopo un lungo lockdown), si fa in fretta a dimezzare per un totale di 1.400 morti.

 

Infine, ipotizzando che siano proprio i vaccini con vettore adenovirale a “causare” la trombosi venosa cerebrale (Tvc) o addominale (Tva) con un’incidenza di 1/100mila (tutto da dimostrare sia in termini di causalità che di incidenza), non vaccinando i 32 milioni di Italiani under 60 eviteremmo circa 320 casi di Tvc/Tva, una sessantina dei quali in forma letale. Quindi, in sintesi, in assenza di lockdown se per tre mesi tutti gli italiani under 60 anni non si vaccinassero con AZ o J&J si dovrebbero mettere in conto alcune migliaia di decessi al fine di risparmiarne qualche decina… Non possiamo quindi essere d’accordo con chi sostiene: “Non vacciniamo con AZ (o J&J) gli under 60 per evitare il rischio di Tvc/Tva, tanto poi li vacciniamo fra qualche mese con altri vaccini” perché in quei “pochi” mesi diverse centinaia di migliaia di persone si ammaleranno, sovraccaricando il sistema ospedaliero e, purtroppo, alcune migliaia moriranno. 

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