cattivi scienziati

Chi urla “morto dopo il vaccino!” dovrebbe prima dimostrare il nesso di causalità

Enrico Bucci

Prima di preoccuparsi per i decessi osservati in un certo arco di tempo dall’inizio delle vaccinazioni, bisognerebbe avere la sicurezza che quei morti rappresentino un eccesso statistico significativo rispetto a quanto atteso

Dopo un mese dal vaccino Pfizer, in Italia moriranno in media circa 156 ultraottantenni ogni 10.000 cui sarà stato somministrata la profilassi contro il Covid-19. Metto questa statistica a disposizione dei giornalisti e dei reporter del paese, certo che una notizia come questa non potrà che prendere le prime pagine di tutti i giornali e i primi titoli di ogni notiziario: se non ho sbagliato i conti, questi sono i morti di quella età che ci attendiamo entro un mese dall’iniezione. E allora? Il vaccino Pfizer è particolarmente pericoloso? In verità, posso estendere la mia predizione anche oltre: quello è il numero di morti che si avrà all’incirca in Italia se si osserveranno gli ultraottantenni vaccinati con qualunque vaccino. Persino con i vaccini contro altre malattie, o perfino con quelli che debbono essere ancora sviluppati. O mio Dio! Dobbiamo quindi assolutamente abbandonare la vaccinazione, almeno per gli ultraottantenni, oppure dobbiamo valutare con attenzione se non ne uccidiamo con la profilassi di più di quanto non farebbe il virus ? Nulla di tutto questo.

 

Se osserviamo con attenzione quanto ho detto, scopriremo che pensare in questo modo – un tratto tipico del pensiero No vax, ma forse in realtà una trappola cognitiva ben più diffusa, visto che i giornalisti davvero fanno titoli con ogni singolo morto osservato dopo qualunque vaccino – è nulla più che il classico errore chiamato “post hoc ergo propter hoc”. Vale a dire, è l’errore che si fa quando, osservando un fenomeno, per il semplice motivo che segue temporalmente un altro sul quale abbiamo sospetti, attribuiamo al primo la causa del secondo. Centocinquantasei ultraottantenni morti in un mese ogni 10.000 sono grosso modo i morti che, tabelle Istat alla mano, ci si attende in Italia (senza considerare l’eccesso di mortalità in quella fascia di età dovuta al Covid-19). Dunque, se vacciniamo 10.000 ultraottantenni, in un mese continueremo comunque a osservare tra i vaccinati quei morti, al netto delle inevitabili fluttuazioni statistiche; non per questo ne possiamo dedurre che il vaccino ha qualche effetto imprevisto, né per questo dobbiamo spaventarci.

 

I titoli di giornale li si dovrebbe fare se quei morti non si osservassero, perché vorrebbe dire che il vaccino sarebbe in grado di allungare la vita. Prima di preoccuparsi dei morti osservati in un certo arco di tempo dall’inizio delle vaccinazioni, bisognerebbe avere almeno la sicurezza che quei morti rappresentino un eccesso statistico significativo rispetto a quanto atteso – proprio come per il virus Sars-CoV-2 si è chiesto giustamente di dimostrare l’eccesso di mortalità indotto rispetto agli anni precedenti, invece di contare semplicemente i morti dopo l’infezione. Oltretutto, pure nel caso in cui un eccesso di mortalità dopo una vaccinazione si osservasse davvero, e fosse evidente che non si tratta di una semplice fluttuazione statistica, bisognerebbe aspettare la dimostrazione del nesso di causalità, invece di usare il trucco della consecutio temporum nell’ennesimo titolo di giornale – “morto dopo il vaccino!” Studiare con serietà ogni singolo effetto avverso è un dovere, e le agenzie di farmacovigilanza esistono per questo; ma coloro che, senza darsi la briga nemmeno di considerare i fattori di cui sopra, continuano a puntare l’indice e a gridare dalle colonne e dai titoli dei giornali, dovrebbero ricordare che, fra i benefici della profilassi vaccinale, non vi è ancora l’immortalità.

 

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