(foto Ansa)

cattivi scienziati

Il Covid, i monopattini e una terapia spiegata anche da un pangolino

Enrico Bucci

Improbabili riviste di editori senza scrupoli . Perché un articolo pubblicato è solo l’inizio, non la fine della discussione scientifica

Di questi tempi, un animale a me simpatico e certamente affascinante a causa della sua armatura scagliosa ha ricevuto la massima attenzione dal pubblico: il pangolino malese, denominato in latino Manis javanica. Questo perché, secondo una teoria che una parte della comunità scientifica condivide, potrebbe essere stato un pangolino l’ospite intermedio attraverso il quale il coronavirus Sars-CoV-2 è passato dai pipistrelli all’uomo. Bene: in tempi di infodemia scientifica, anche il pangolino ha voluto dire la sua. Per la precisione, Manis javanica figura tra gli autori di un vero articolo scientifico sottoposto alla rivista Asian Journal of Medicine and Health e da questa accettato e pubblicato. L’importante lavoro, dal titolo inglese “Sars-CoV-2 was unexpectedly deadlier than push-scooters: could hydroxychloroquine be the unique solution?” – ovvero “Sars-CoV-2 è stato inaspettatamente più letale dei monopattini: potrebbe l’idrossiclorochina essere l’unica soluzione?” – vede fra i coautori i rappresentanti di diverse istituzioni scientifiche; a parte il fondamentale “Institute of Chiropteran Studies, East Timor”, cui risulta affiliato il pangolino, vi è il “Collettivo lasciamo che i venditori di monopattini prescrivano [farmaci]”, cui appartiene Sylvano Trottinetta (ovvero Silvano Monopattino), ma anche il celeberrimo “Institute for Quick and Dirty Science, Neuneuchâtel, Switzerland”, cui appartiene Florian Cova, e nientemeno che il palazzo dell’Eliseo, cui appartiene “Nemo Macron”, un altro fra i coautori indicati. I lettori, a questo punto, crederanno che io stia scherzando o sia impazzito; in realtà l’articolo è stato realmente pubblicato nei termini che ho detto; sul contenuto, naturalmente, non vale nemmeno la pena discutere, ma nel rimandare gli interessati a un quarto d’ora di sano divertimento mediante la lettura del documento ancora disponibile in rete, riporto di seguito il contributo dato dagli autori, come da essi specificato nel lavoro pubblicato.

 

“Questo lavoro è stato svolto in collaborazione tra tutti gli autori. L’autore WO ha lanciato l’idea su Twitter, ha aggiunto alcune frasi, ha inviato il documento, ha corrisposto con il gentile editore. L’autore MR ha lanciato il gruppo MP su Twitter e Google Docs, ha eseguito lo studio 1, ha aggiunto alcune frasi qua e là, ha risposto ai revisori. L’autore VR aveva bisogno di punti SIGAPS, ha fatto il minimo. Ha trovato una bella immagine per la figura 3. L’autore FC ha scritto molte frasi ma non ha avuto bisogno di troppi punti SIGAPS, quindi il quarto posto non è stato così male per lui. Inoltre, ha eseguito lo Studio 3 nella sua testa (i filosofi sono bravi negli esperimenti mentali). L’autore DL era in vacanza e ha aggiunto il suo nome all’ultimo. L’autore ST non ha scritto nulla ma ha fornito i monopattini e ha svolto il lavoro esterno. L’autore ÖFH non ha fatto nulla ma è un nostro ottimo amico; ci ha aiutato a ottenere alcune pratiche amministrative. (…)  Tutti gli autori hanno letto e approvato il manoscritto finale.”

 

E quali le conclusioni dello studio? Eccole: “La combinazione di idrossiclorochina e Azt deve essere usata urgentemente in tutto il mondo per prevenire gli incidenti sul monopattino”. Ma è ora che si sveli l’arcano: questo lavoro è stato sottoposto da un gruppo di ricercatori (veri, non quelli riportati come autori) a una rivista la quale aveva ospitato in precedenza un lavoro di un gruppo francese per dimostrare i benefici dell’idrossiclorochina nel Covid-19; un lavoro assurdo, tale da fare dubitare che la rivista effettuasse la peer review, e fosse dunque una rivista predatoria. I ricercatori hanno quindi scritto un manoscritto che contiene le perle che ho elencato, ed è in generale assurdo, con il proposito di dimostrare che quella rivista accettava di tutto, anche un manoscritto volto a dimostrare i benefici dell’idrossiclorochina per gli utilizzatori di monopattino; e quel manoscritto è stato accettato e pubblicato senza problemi, come volevasi dimostrare, salvo poi essere ritrattato a inganno svelato. Ecco: credo che ci siano pochi esempi così lampanti, del modo in cui la cattiva scienza possa travestirsi da vera ricerca, utilizzando riviste di editori senza scrupoli, per influenzare le policy pubbliche persino in un’emergenza sanitaria come la pandemia attuale. Ed ecco perché mai mi stancherò di ripetere che un articolo pubblicato è l’inizio, non la fine della discussione scientifica.

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