Vivo, morto o X

Luciano Capone

Per il mondo è deceduto lo scienziato Stanley Cohen, solo in Italia di S. Cohen ne sono morti due. Colpa della Treccani

Roma. È morto Stanley Cohen, ma in Italia – e solo in Italia – ne sono morti due. Cohen – quello morto per davvero negli Stati Uniti – era un importante biochimico americano, storico allievo di Rita Levi-Montalcini, che ha vinto nel 1986 il premio Nobel per la Medicina. Cohen, proprio collaborando con la scienziata italiana, aveva lavorato alle ricerche della Montalcini che hanno portato negli anni ‘50 all’isolamento della proteina Ngf (Nerve growth factor): una scoperta fondamentale per gli studi sul cancro, sulla demenza, sull’Alzheimer e su tante altre malattie del sistema nervoso.

  

La morte di Cohen, 97 anni, è stata annunciata dalla Vanderbilt University, dove era professore di Biochimica da molto tempo. E la notizia è stata poi rilanciata in questo modo dai principali quotidiani italiani: “Addio a Stanley Cohen, padre degli Ogm e Nobel per la Medicina con Levi-Montalcini”; “Addio a Stanley Cohen: vinse Nobel per la Medicina con Rita Levi-Montalcini e inventò la tecnica per produrre Ogm”; “E’ morto Stanley Cohen padre dell’Ogm: nel 1986 vinse il Nobel insieme a Rita Levi Montalcini”; “Mise a punto assieme a Herbert W. Boyer la cosiddetta clonazione del Dna ricombinante, ovvero la tecnica di produzione di Ogm. Per i suoi studi sul Ngf fu assegnato a Cohen nel 1986, insieme a Rita Levi-Montalcini, il premio Nobel per la Medicina”.

   

Oltre alla vittoria del Nobel per la medicina, i giornali hanno associato il nome di Stanley Cohen agli Organismi geneticamente modificati. Il nome dello scienziato è giusto, ma la persona è sbagliata. Perché il ricercatore che ha introdotto nel 1973 la tecnologia del Dna ricombinante alla base degli Ogm si chiama Stanley “Norman” Cohen. Ed è vivo e vegeto. 

  

Stanley Norman Cohen è di 13 anni più giovane dello scomparso Stanley Cohen della Vanderbilt University, ed è ancora attivo: è professore di Medicina e di Genetica alla Stanford University, dove insegna dagli anni ‘60 (e dove recentemente è scoppiata una polemica per l’invito a Vandana Shiva, l’attivista che da anni fa campagne contro gli Ogm su basi anti scientifiche: decine di scienziati hanno scritto all’Università una lettera di protesta perché “l’apparizione di Shiva a Stanford è un affronto al professor Cohen e a tutti gli altri scienziati dell’università”). Probabilmente la sua famiglia – quella dello Stanley Cohen vivo – si sarà spaventata per l’arrivo di telegrammi e telefonate di condoglianze provenienti esclusivamente da colleghi e conoscenti italiani, ma in breve tempo avrà capito l’equivoco. D’altro canto, tanti altri scienziati amici di Stanley Cohen – quello deceduto per davvero – saranno stati sorpresi dall’apprendere, per la prima volta, che l’allievo di Rita Levi-Montalcini aveva inventato anche gli Ogm. Ma anche loro in breve tempo avranno intuito il malinteso.

  

Resta però da capire perché in tutto il pianeta è morto uno Stanley Cohen, mentre solo in Italia ne sono morti due. L’istinto suggerisce di prendersela con i giornalisti italiani, gli unici al mondo a confondere i due scienziati sovrapponendoli e facendoli morire insieme. Intuitivamente viene da pensare che un giornalista, leggendo il lancio d’agenzia, sarà andato a googlare “Stanley Cohen” per cercare qualche notizia su questo tizio e sarà finito a raccogliere le sommarie informazioni trovate sul primo sito capitato a tiro, magari la solita Wikipedia, con il suo effetto di moltiplicazione dell’errore su altri giornali. A proposito dell’enciclopedia online, scritta dagli stessi utenti e senza nessun controllo dall’alto da parte di esperti, Umberto Eco si chiedeva se fosse attendibile. E scriveva che, insomma, non è che ci si potesse fidare così tanto, perché ad esempio sulla sua voce c’erano un sacco di notizie false: “All’inizio sono intervenuto a correggerla perché recava date errate o false notizie (per esempio diceva che ero il primo di tredici fratelli, mentre la cosa era accaduta a mio padre). Poi ho smesso”, scriveva Eco. 

   

Il problema però è che stavolta lo svarione non è di Wikipedia, ma della più prestigiosa enciclopedia e istituzione culturale nazionale: la Treccani. Sull’enciclopedia online, alla voce “Cohen, Stanley” (quello morto) c’è scritto: “Scopritore, con Herbert W. Boyer, della tecnica di produzione di Ogm” – la scoperta fatta da quello vivo – e vincitore “insieme a R. Levi-Montalcini del premio Nobel per la Medicina” (il premio vinto da quello morto). Se anziché della rigorosissima Treccani si fossero fidati di Wikipedia, i giornalisti non avrebbero diffuso una fake news.

   

(P.s.: Condoglianze alla famiglia Cohen e auguri all’altra).

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali