Ansa
Il report
Perché conviene prescrivere meno e curarsi meglio
Secondo il Rapporto OsMed, un anziano su tre in Italia ha assunto almeno cinque farmaci diversi ogni giorno per oltre sei mesi all’anno. L’assunzione contemporanea di molti medicinali è spesso inevitabile, ma è un problema quando la moltiplicazione delle prescrizioni sfugge al controllo
Nel 2024, secondo il Rapporto OsMed dell’Agenzia Italiana del Farmaco, un anziano su tre in Italia ha assunto almeno cinque farmaci diversi ogni giorno per oltre sei mesi all’anno, e quasi il 70 per cento degli over 65 ha ricevuto prescrizioni di cinque o più principi attivi differenti nel corso di dodici mesi. Tra gli ultraottantacinquenni, la media sale a 8,7 sostanze diverse per persona. Numeri di una sanità che, pur animata dall’intento di curare, rischia di nuocere. La politerapia – l’assunzione contemporanea di molti medicinali – è spesso inevitabile per chi convive con più patologie croniche. Ma è un problema quando la moltiplicazione delle prescrizioni sfugge al controllo, creando interazioni farmacologiche, reazioni avverse e ricoveri evitabili.
Il Rapporto Aifa segnala che l’esposizione a troppi principi attivi aumenta il rischio di effetti collaterali gravi, soprattutto nei grandi anziani, e può portare a esiti fatali. L’eccesso di farmaci non è solo un pericolo per la salute, ma anche per i conti pubblici. Serve un cambio di paradigma: non “più farmaci” ma più appropriatezza prescrittiva da parte soprattutto della medicina generale. L’Agenzia italiana del farmaco invita dunque a promuovere il deprescribing – la revisione periodica delle terapie – come pratica di sicurezza e sostenibilità. In un paese che invecchia rapidamente, la vera sfida non è somministrare di più, ma curare meglio, restituendo ai pazienti una vita più sana, meno medicalizzata e più libera dai rischi di possibili effetti collaterali legati all’eccesso di pillole. Contribuendo così anche a ridurre, almeno in parte, inutili sprechi di risorse a danno del Ssn.
l'editoriale del direttore