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Editoriali

Le due velocità della salute italiana

I tempi diversi sui traumi gravi come specchio della disorganizzazione sanitaria, lo racconta il rapporto Agenas: in Veneto per un infarto grave hai il 69 per cento di probabilità di essere trattato con un'angioplastica salvavita entro 90 minuti, in Sardegna il 41.9.

 

C’è un orologio che segna il tempo delle emergenze sanitarie in Italia, e non batte allo stesso ritmo dappertutto. A volte corre veloce, salva vite, restituisce persone alle loro famiglie. Altre volte arranca, perde minuti preziosi, e quelle vite le perde davvero. Il rapporto Agenas sulle Reti Tempo-dipendenti che monitorano infarti, ictus e traumi gravi ci racconta proprio questo: un’Italia a due velocità. C’è l’Italia dove se hai un infarto grave hai il 69 per cento di probabilità di essere trattato con un'angioplastica salvavita entro 90 minuti, come in Veneto. E c’è l’Italia dove questa probabilità scende al 41,9 per cento, come in Sardegna. Differenze che decidono se una persona sopravvive o no.

 

Ma è quando parliamo di traumi gravi – gli incidenti stradali, le cadute disastrose – che le differenze diventano ancora più crude. In Calabria quasi una persona su due che subisce un trauma maggiore muore entro 30 giorni. In Toscana, meno di una ogni cinque. Perché? Perché in Toscana è più probabile che tu venga preso in carico immediatamente da un Centro Trauma di Alta Specializzazione, mentre in altre regioni questo non è affatto scontato. Allora viene da chiedersi: com’è possibile? La risposta è che in Italia manca una regia unitaria delle emergenze. Solo 8 regioni su 21 hanno un coordinamento vero delle reti emergency. Nelle altre, ogni ospedale o ogni Asl fa un po' per conto suo.

 

E i risultati si vedono. Servono Stroke Unit che abbiano il numero giusto di posti letto, servono elicotteri del 118 che coprano tutto il territorio, servono protocolli chiari che facciano arrivare la persona giusta nel posto giusto al momento giusto. In molte zone questo già avviene, e i risultati sono eccellenti. In altre, no. Il problema non è solo di soldi  ma soprattutto di organizzazione. Di volontà politica. Di saper prendere a modello ciò che già che funziona.
Quando si parla di emergenze, ogni minuto conta. E il rapporto Agenas ci dice che in Italia il valore di un minuto dipende ancora troppo da dove ci si trova.

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