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editoriali

L'Italia ha un grosso problema con il tetano

Redazione

La disorganizzazione della Sanità crea danni come i No Vax. Rimedi possibili

Il recente rapporto annuale dell’Ecdc sul tetano nel 2023 accende un riflettore su una minaccia spesso dimenticata ma ancora concreta, specialmente per l’Italia. Con 28 casi notificati, il nostro paese ha rappresentato da solo il 38% di tutte le segnalazioni nell’UE/EEA, confermandosi come la nazione con il più alto numero assoluto di casi, un dato che si ripete con preoccupante regolarità: tra il 2019 e il 2023, l’Italia ha registrato il 40 per cento del totale europeo. Ciò che rende ancora più allarmante il quadro italiano è l'identikit delle persone colpite: nella quasi totalità si tratta di anziani over 65 e, in larga parte, donne. Il report evidenzia infatti che il 91 per cento dei casi italiani degli ultimi cinque anni si è verificato in questa fascia d’età, con una significativa sottorappresentazione immunitaria del sesso femminile. I dati di sieroprotezione del 2019-2020 mostrano che solo il 30,4 per cento delle donne over 65 era protetta dal tetano, contro il 60,8 per cento degli uomini.

Questa disparità deriva probabilmente dal fatto che, in passato, solo gli uomini erano sottoposti a vaccinazioni obbligatorie durante il servizio militare, lasciando le donne escluse da opportunità simili. Inoltre, il 2023 ha visto cinque decessi per tetano in Italia, quasi la metà del totale europeo (13), con le vittime concentrate tra gli ultra79enni. In un paese dove la copertura vaccinale per la terza dose di DTP nei bambini di un anno è rimasta stabile al 95 per cento, il problema non è l’adesione pediatrica, ma la mancata somministrazione dei richiami nell’età adulta, e in particolare la carenza di una strategia vaccinale mirata agli anziani. È urgente, quindi, ripensare il calendario vaccinale per includere controlli sierologici e richiami per gli over 65, con un focus speciale sulle donne. La prevenzione del tetano non può essere delegata alla memoria individuale o lasciata alla buona volontà: deve diventare un pilastro attivo della sanità pubblica. L’Italia rischia di restare il fanalino di coda in una battaglia che può e deve essere vinta con strumenti già disponibili: vaccinazione, sorveglianza efficace e campagne di sensibilizzazione dedicate.

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