Foto Getty

medicina oncologica

La radioterapia Flash non è più solo una promessa. Storiche svolte

Sara Della Monaca

Nessuna lunga seduta, nessun ciclo ripetuto per settimane. Un singolo impulso capace di distruggere le cellule cancerose risparmiando quelle sane, in un modo molto più efficace e veloce rispetto alle tecniche convenzionali: una delle frontiere più promettenti della medicina oncologica

Una radioterapia che colpisce il tumore in meno di un secondo. Un singolo impulso capace di distruggere le cellule cancerose risparmiando quelle sane, in un modo molto più efficace e veloce rispetto alle tecniche convenzionali. E quindi nessuna lunga seduta, nessun ciclo ripetuto per settimane, nessun tempo di attesa tra una dose e l’altra, la terapia si conclude con una singola seduta, tempo totale: qualche decina di millisecondi. Si chiama Flash Therapy, ed è una delle frontiere più promettenti della medicina oncologica.

A renderla possibile è il cosiddetto “effetto flash”, un fenomeno osservato per la prima volta alla fine degli anni ’50 negli esperimenti pionieristici di D.L. Dewey e J.W. Boag. Nel 1959, i due ricercatori pubblicarono su Nature uno studio emblematico intitolato “Modification of the oxygen effect when bacteria are given large pulses of radiation”, in cui dimostrarono che batteri esposti a impulsi brevissimi e intensi di radiazione subivano meno danni rispetto a quelli esposti a esposizioni prolungate. Secondo gli autori, i primi microsecondi dell’impulso rimuovono rapidamente l’ossigeno disciolto all’interno della cellula. La parte finale dell’impulso agisce in condizioni quasi prive di ossigeno. In questo modo si riduce il cosiddetto “effetto ossigeno”, cioè la capacità dell’ossigeno di “fissare” i danni prodotti dalle radiazioni, rendendoli permanenti. Questo meccanismo è oggi alla base dell’effetto Flash: se la radiazione è somministrata a velocità ultra-elevata (oltre 40 Gy/s), il danno ai tessuti sani può essere significativamente ridotto. 

Gli studi sul fenomeno si sono moltiplicati a partire dal 2014, quando un team francese dimostrò su modelli animali che la Flash Therapy sui polmoni riduceva l’induzione di fibrosi senza compromettere l’efficacia antitumorale. In topi irradiati a tutto cervello la memoria e la plasticità cerebrale risultavano intatte dopo irradiazione Flash; anche in modelli animali di grandi dimensioni, come i maiali, la radioterapia Flash ha mostrato un sorprendente effetto protettivo sia sulla cute che sull’intestino, riducendo l’infiammazione e la necrosi rispetto alla radioterapia convenzionale.

La prima storica applicazione sull’uomo risale al 2018, quando presso il Chuv di Losanna un paziente affetto da linfoma cutaneo fu trattato con una singola dose da 15 Gy in meno di 100 millisecondi, utilizzando elettroni ad altissimo rateo di dose. Il trattamento fu ben tollerato e produsse una risposta rapida, con effetti collaterali minimi. Due anni dopo, nel 2020, a Cincinnati è stato avviato il primo studio clinico strutturato sull’uomo, denominato FAST-01, che ha testato la Flash Therapy con protoni su pazienti con metastasi ossee dolorose. Anche in questo caso i risultati preliminari sono stati promettenti, con buona tollerabilità e riduzione del dolore.

E adesso a che punto siamo? In una fase di transizione cruciale: la terapia ha superato le prove di principio precliniche e ha già fatto i suoi primi, significativi passi nell’uomo. Servono studi più ampi, dati a lungo termine, e soprattutto una comprensione più profonda dei meccanismi biologici che rendono possibile l’effetto flash.

Nel frattempo, però, qualcosa si muove anche sul fronte infrastrutturale. Al Chuv di Losanna, in collaborazione con il Cern e la società Theryq, è in costruzione la prima struttura clinica al mondo progettata specificamente per la radioterapia Flash con elettroni ad alta energia. Un impianto in grado di trattare tumori profondi con una precisione millimetrica e una velocità senza precedenti, meno di 100 millisecondi. E’ un passo concreto verso l’integrazione di questa tecnologia nella pratica clinica. La Flash Therapy non è ancora una realtà per tutti, ma si allontana sempre più dall’essere solo una promessa.
 

Di più su questi argomenti: