
Orazio Schillaci (Ansa)
al ministero della salute
Nomi, no vax, strategie, trumpismo di ritorno. E Schillaci? La sanità come buco nero del melonismo
Nel ministero della Salute crescono le ombre di Gemmato e Campitiello, mentre il ministro resta isolato e senza potere. La sanità si trasforma in un terreno di scontro tutto politico
Tra promozioni strategiche, nuove figure istituzionali e nomine influenti, il ruolo del ministro della Salute appare sempre più marginalizzato. Negli ultimi mesi, il dicastero guidato da Orazio Schillaci è al centro di una ristrutturazione interna che rischia di ridimensionare ulteriormente la sua autorità. Due figure emergono con forza: Marcello Gemmato, attuale sottosegretario alla Salute, e Maria Rosaria Campitiello, capo del Dipartimento della prevenzione. L’elemento più recente e significativo di questo processo è rappresentato dal decreto del presidente della Repubblica, di recente approvato dal Consiglio dei ministri, che aggiorna il regolamento di organizzazione degli uffici di diretta collaborazione del ministro della Salute. Il testo introduce ufficialmente la figura del viceministro della Salute, accanto a quella dei sottosegretari. Tale ruolo, dotato di specifiche funzioni delegate, potrebbe essere ricoperto proprio da Gemmato, nonostante le sue smentite alla stampa. Una scelta che formalizzerebbe e rafforzerebbe la sua influenza all’interno del ministero, in un contesto dove si fanno sempre più evidenti le tensioni tra tecnica e politica.
Qualora Gemmato dovesse essere promosso a viceministro, il ruolo di sottosegretario alla Salute potrebbe andare ad Andrea Costa in quota Noi Moderati. Costa, che attualmente è tra gli esperti del ministro Schillaci, ha già ricoperto il ruolo di sottosegretario alla Salute nel governo Draghi quando a Lungotevere Ripa sedeva Roberto Speranza. Ma torniamo a uno dei protagonisti di questa vicenda. Marcello Gemmato, farmacista e deputato di Fratelli d’Italia, è stato nominato sottosegretario nel novembre 2022. Negli ultimi mesi, si è parlato con insistenza di una sua promozione a viceministro, poi congelata, ufficialmente per un “supplemento di riflessione” da parte di Palazzo Chigi. Ma dietro il rinvio si celerebbero le resistenze del ministro Schillaci, che secondo alcune fonti non apprezzerebbe l’attivismo eccessivo di Gemmato. Non a caso, la mancata ufficializzazione della nomina è avvenuta in un Consiglio dei ministri a cui era assente Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e considerata politicamente molto vicina a Gemmato.
La figura del deputato pugliese, tuttavia, continua a suscitare perplessità nel mondo scientifico e politico. Durante la pandemia, Gemmato è stato al centro di roventi polemiche per alcune dichiarazioni sui vaccini ritenute inaccettabili da gran parte della comunità medico-scientifica. Nel novembre 2022, ospite della trasmissione “Re Start” su Rai 2, dichiarò: “Senza vaccini sarebbe stato peggio? Questo lo dice lei”, suscitando l’immediata reazione di esponenti politici e scienziati, che ne chiesero le dimissioni. Lo stesso ministro Schillaci fu costretto a prendere le distanze, sottolineando come la linea del governo fosse in continuità con quella delle precedenti gestioni in materia di prevenzione. Gemmato ha inoltre criticato l’obbligo vaccinale per il personale sanitario e il green pass, definendolo privo di basi scientifiche. Una posizione che ha finito per accreditare, anche all’interno del ministero, una visione populista della sanità, più attenta al consenso che alla scienza.
A rendere ancora più evidente questa deriva è stata, solo pochi giorni fa, la decisione dell’Italia di rigettare tutti gli emendamenti 2024 al Regolamento sanitario internazionale dell’Oms. Il ministero della Salute, con una comunicazione ufficiale firmata dallo stesso Schillaci, ha dichiarato di non accettare i nuovi meccanismi di coordinamento e risposta alle emergenze sanitarie, invocando la tutela della sovranità nazionale. Una posizione che ha sollevato allarme tra gli esperti e che segna una rottura netta con l’impegno internazionale dell’Italia nella prevenzione globale, sposando le tesi dei movimenti più critici verso le istituzioni sovranazionali e l’Oms stessa. Dopo l’astensione dell’Italia dall’accordo mondiale sulle pandemie, promosso sempre dall’Oms, sembra così sempre più rafforzarsi il riposizionamento italiano sull’asse di Washington e, più in particolare, sulle derive complottiste in sanità cavalcate dal movimento Maga di Donald Trump.
Nel frattempo, Maria Rosaria Campitiello ha consolidato il suo ruolo come capo del Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie. La sua ascesa, fulminea e sostenuta da Fratelli d’Italia, ha sollevato perplessità anche per i suoi legami personali con Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri. La sua nomina è letta da molti come parte di un disegno politico ben più ampio di spartizione del potere sanitario. La somma tra la nuova posizione di viceministro per Gemmato e la crescente influenza di Campitiello rischia di alterare radicalmente gli equilibri interni al ministero. In questa dinamica, il ministro Schillaci, figura tecnica espressa dal centrodestra, sembra sempre più isolato. Il rischio, concreto, è che il ministero della Salute venga guidato da due “ministri ombra” di fatto, senza una direzione unitaria.
A complicare ulteriormente il quadro ci sono anche le accuse di conflitto di interessi: Gemmato possiede il 10 per cento di Therapia Srl, società che gestisce ambulatori privati a Bitonto, e che pubblicizza tempi di attesa inferiori rispetto al Ssn. L’opposizione lo accusa di essere in conflitto, pur non avendo ruoli gestionali né percepito utili. Resta tuttavia il dubbio sull’opportunità di mantenere interessi nel privato pur ricoprendo un importante incarico pubblico nello stesso settore. Anche Campitiello non è immune da polemiche. Gli Stati generali della prevenzione, organizzati a Napoli su sua iniziativa, sono costati circa un milione di euro, tra hotel a quattro stelle e serata di gala. Tutti i servizi sono stati affidati senza gara alla società Kidea Srl, scelta direttamente dalla dirigente. La sede dell’evento – Napoli – è stata interpretata da molti come un modo per sostenere la candidatura di Cirielli alla presidenza della regione Campania. Il presidente Vincenzo De Luca ha definito l’evento “una vergognosa marchetta di Fratelli d’Italia”, denunciando l’uso politico dei fondi pubblici.
Lo scenario che si delinea vede Schillaci costretto a navigare tra due poli forti. Paradossalmente, anche tra i detrattori di Gemmato c’è chi vedrebbe positivamente la sua nomina a viceministro: un modo per riequilibrare il peso crescente di Campitiello. Mentre Gemmato ha un solido ancoraggio politico, Campitiello resta un tecnico, seppur molto protetto. Schillaci potrebbe accettare la promozione di Gemmato a condizione che le deleghe non cambino, mantenendo così un minimo controllo sulla struttura ministeriale.
Nel frattempo, resta aperta un’altra partita cruciale: il controllo dell’Agenas. Dopo oltre sette mesi di stallo nella Conferenza delle regioni tra centrodestra e centrosinistra, l’ipotesi di commissariamento dell’Agenzia prende corpo. Il nome in pole per un’eventuale reggenza è quello di Americo Cicchetti, già esperto presso il ministero della Salute. Tuttavia, un commissariamento richiederebbe un intervento legislativo, che il Quirinale accetterebbe solo in caso di reale impossibilità di trovare un accordo politico. Se anche questa ipotesi dovesse concretizzarsi, Fratelli d’Italia si troverebbe a gestire l’intero comparto sanitario nazionale. Un dominio politico pressoché assoluto, ma minacciato dalle divisioni interne al partito, che rischiano di rendere la governance inefficace. Il ministero della Salute, in questo contesto, appare il caso emblematico di un settore strategico paralizzato da giochi di potere, tensioni personali e scontri tra fazioni. Con ricadute dirette su un Servizio sanitario nazionale sempre più in affanno.