Franco Basaglia (Ansa) 

il centenario

Giusto celebrare la riforma Basaglia, ma occupandosi davvero dei malati psichici

Redazione

La legge 180 fu un traguardo di civiltà, ma una norma tanto coraggiosa e innovativa avrebbe richiesto una adeguata organizzazione per renderla effettiva. Cioè per fornire un'assistenza sanitaria psichiatrica efficace fuori dalle istituzioni totali. Un aspetto che è tuttora carente

La ricorrenza del centenario della nascita di Franco Basaglia è stata ricordata dai media, che giustamente hanno attribuito alla sua tenace battaglia la legge che ha abolito i manicomi, con tutta la carica di oppressione e di abbandono che comportavano. La legge 180 del 1978 fu un traguardo di civiltà che fa onore all’Italia, ma questo non deve far trascurare il fatto che una riforma tanto coraggiosa e innovativa avrebbe richiesto una adeguata organizzazione che consentisse di fornire un’assistenza sanitaria psichiatrica efficace fuori da quelle strutture, o ancor più nelle famiglie che convivono col dramma della malattia psichica. Questa parte, invece, risulta tuttora gravemente carente.

 

L’assistenza psichiatrica, in molte regioni, escluso il Friuli dove ci sono Centri di assistenza psichiatrica aperti tutti i giorni per 24 ore, è affidata ad ambulatori aperti poche ore al giorno, oppure a Centri di assistenza psichiatrica aperti solo per 12 ore al giorno nei giorni feriali. La maggior parte dei pazienti è affidata a residenze private convenzionate con le Asl che non sempre, per usare un eufemismo, garantiscono i livelli di cura necessari, mentre quelli meno giovani vengono spesso affidati alle Residenze per anziani, con l’effetto di non assicurare attenzione specialistica e di creare spesso disagi agli altri residenti.

  

L’effetto di tutte queste carenze è che l’onere della assistenza grava soprattutto sulle famiglie, se ci sono, senza aiuti per affrontare situazioni di disagio proprio e altrui.

 

Un modo serio per commemorare Basaglia sarebbe un esame attento delle condizioni reali dei malati psichiatrici e delle carenze del sistema sanitario. Il rischio è che altrimenti la preoccupazione per la presenza nella società dei portatori di queste patologie spinga a proteste erronaeamente rivolte non alle carenze di assistenza, ma a una riforma invece giusta. Se si vuole evitare il ritorno a forme costrittive e sostanzialmente carcerarie di “terapia” psichiatrica, non basta esaltare il carattere innovativo e liberatorio della riforma Basaglia, bisogna renderla effettiva.

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