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Roma Capoccia
Cicalone pestato, e la sistematica mistificazione delle “ronde”
I suoi sono video di documentazione, di denuncia, in alcuni casi di disturbo. Ma la problematicità di singoli episodi, in alcuni casi più che altro autodifesa, non ha mai raggiunto la soglia della giustizia privata per come conosciuti e ipoteticamente sanzionati dal nostro ordinamento
Circondato, aggredito, picchiato da una autentica gang di presunti borseggiatori divenuti, nei frame dei video, pestatori violenti passati dalle minacce alla brutale azione. E’ quanto occorso allo YouTuber Simone Cicalone, che da anni documenta il degrado e le storie dei quartieri capitolini e che, negli ultimi mesi, si è dedicato a immortalare in video le scorribande dei borseggiatori e delle borseggiatrici operanti nel ventre elettrificato della metropolitana o sui bus. Quindici giorni di prognosi ospedaliera che, come chiunque sia frequentatore del pronto soccorso e dei relativi referti sa, non sono esattamente pochi, volto tumefatto, dolorante. Circolano già frammenti del video dell’agguato, non quelli però realizzati da Evelina, la videomaker di Cicalone.
Per ora i due hanno pubblicato un video parlato in cui Simone, ancora visibilmente scosso, ripercorre quanto avvenuto. Per il resto si dovrà attendere, perché ci sono delle indagini in corso e ogni immagine registrata, con i volti degli aggressori, è al vaglio degli inquirenti. Ma è questa l’occasione per fare il punto su un fenomeno che negli ultimi mesi è andato montando in maniera preoccupante e che sul web, ad aggressione divenuta mediaticamente nota, è deflagrato sia in commenti di giubilo da parte di hater e avversari di Cicalone sia, e questo è più preoccupante, in una serie di video di commento dell’aggressione i cui contenuti potrebbero essere sintetizzati brutalmente nella formula “chi è causa del suo mal…”.
Dice bene l’assessore al turismo di Roma Capitale Alessandro Onorato che esprimendo solidarietà a Cicalone ha rimarcato “non è tollerabile che talvolta la politica si indigni più di chi denuncia e documenta questi episodi rispetto a chi li compie”. Perfetto. Perché un conto sono le giuste critiche, il dibattito motivato, la contestazione sul punto, altro a dirsi è la delegittimazione che col passare del tempo ha trasformato lo stesso Cicalone in una sorta di schmittiano nemico assoluto, e come tale posizionato in uno spazio oscuro di de-umanizzazione. Le scritte sui muri di Roma da parte di certa parte dell’estrema sinistra, un crescente numero di hater politicizzati, ma anche interventi istituzionali di sindacati che non avevano trovato di meglio da fare che scrivere al prefetto parlando di comportamenti inaccettabili da parte di Cicalone ed evocando razzismo, violenza, intimidazioni. Nell’arco dei mesi si è creato un rumore di fondo in cui uniti tra loro si sono trovati streamer, militanti dei centri sociali, certa stampa, i quali tutti hanno iniziato a descrivere Cicalone come sceriffo, come patrocinatore di giustizia privata e di ronde.
Con questa ricostruzione, a cui ovviamente si è poi accodata l’immancabile accusa di fascismo, la forma di delegittimazione più pericolosa perché espone chi ne viene investito a una violenza che gli stessi commentatori leggono come “resistenziale”, si è arrivati a esporre Cicalone non più alla sana e magari anche severa critica, ma a qualcosa di molto diverso. Cicalone non ha mai organizzato o tenuto ronde, ma nei fatti si è continuato per mesi a capitalizzare visualizzazioni e denaro sui suoi video indulgendo in facili sociologismi e in patenti mistificazioni parlando proprio di ronde e di giustizia privata. Le ronde, nel nostro ordinamento, sono qualcosa di molto preciso. A partire dall’applicazione del principio di sussidiarietà che ha definito la nascita della ‘sicurezza integrata’, ovvero della compartecipazione dei soggetti privati a elementi di sicurezza urbana, sin dal Piano di sicurezza straordinaria del 2009, passando poi per i decreti sicurezza Minniti del 2017, le ronde civiche sono state rese dei semplici segnalatori aventi comunque dei requisiti precisi.
Una ronda, fattualmente e fuor di diritto, si basa su presupposti che i video di Cicalone non hanno mai palesato. La standardizzazione, la sistematica reiterazione, la ricorrente numerosità dei partecipanti organizzati. Quelli di Cicalone sono appunto video, di documentazione, di denuncia, in alcuni casi di disturbo, ma la problematicità di singoli episodi, in alcuni casi più che altro autodifesa, non ha mai raggiunto la soglia della ronda o della giustizia privata per come conosciuti e ipoteticamente sanzionati dal nostro ordinamento. Chi continua a mistificare se ne assuma la responsabilità morale.