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A Roma dove passa la linea C crescono negozi e pil. Lo studio Sapienza-Sony

Davide Mattone

Uno studio sull'impatto della linea metropolitana stima un aumento di pil di 60 milioni e di 4 mila posti di lavoro nel 2019. Le infrastrutture riescono inoltre a creare quasi 2300 microimprese

Maggiore è l’accessibilità dei quartieri, e maggiori saranno le attività economiche, l’occupazione e la crescita economica nelle aree collegate. E’ la conclusione dello studio titolato “L’aumento dell’accessibilità con il trasporto pubblico favorisce l’economia locale”, che calcola l’impatto in termini di numero di imprese, posti di lavoro e pil generato dalla linea C. Il paper, pubblicato sulla piattaforma aperta arXiv, e gestita dalla Cornell University (Ivy League), è firmato dai ricercatori del Sony Computer Science Lab di Roma e dell’università Sapienza.

Tra questi, anche il professore di Fisica Vittorio Loreto e direttore del lab Sony, che spiega al Foglio: “Il caso di studio di della metro C di Roma è emblematico per comprendere quanto delle buone infrastrutture possano fungere da volano per la crescita economica e sociale”. Lo studio cerca di quantificare l’andamento dei quartieri che, grazie all’apertura della C hanno avuto un salto evidente di accessibilità, confrontandoli con quartieri simili per caratteristiche, ma senza quel balzo infrastrutturale.

Il modello è una difference-in-differences (già ripreso da Economist e Washington Post) impostata in modo moltiplicativo: si guarda alla variazione percentuale rispetto alla base di partenza. Se un quartiere collegato cresce del 10 per cento e i quartieri con cui viene confrontato, nello stesso periodo, del 3 per cento, l’effetto attribuibile alla linea C è il 7 per cento. Chiaramente, dove il tessuto economico è più grande all’inizio, l’incremento in valore assoluto risulta più alto.

Gli autori dello studio riescono a quantificare i posti di lavoro e pil generati lungo la linea C: il pil aggiuntivo stimato raggiunge quasi 60 milioni di euro nel 2019, insieme a 2296 nuove microimprese; anche la traiettoria dei posti di lavoro con una stima di 4 mila posti in più. Nel 2019, per singola zona, i risultati sono netti: Centocelle 1.289 posti in più e circa 16,29 milioni di pil aggiuntivo; Torpignattara 1.373 posti e 15,23 milioni; Torre Angela 800 posti e 14,76 milioni. L’unica eccezione è per Tuscolano Nord, con un effetto nullo o leggermente negativo, ma già ben accessibile prima della linea C. C’è un punto da tenere a mente e che emerge dallo studio: nelle aree già dense la diversità economica si riduce, segnale di clustering, cioè attività simili che si concentrano intorno alle stazioni. Bankitalia nel 2022 aveva stimato una riduzione nei prezzi delle case nelle vicinanze delle nuove fermate di circa il 5 per cento, con benefici percepiti solo dalle fasce meno abbienti.  Dall’altro lato, come dimostra lo studio, l’economia locale risponde quando vengono offerte infrastrutture e servizi. Le periferie non sono dormitori rassegnati a rimanere tali, ma possono essere “città nelle città”, specie  nel caso di  Roma. L’espansione della rete metropolitana, o tramviaria, se inserita in un piano pluriennale urbanistico –  spazi commerciali e produttivi, incentivi mirati  – potrebbe amplificare gli effetti  della crescita presenti sul territorio. Le reti funzionano meglio quando sono dentro un disegno urbano e come opere isolate. 

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