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Riapre la Vela eterna di Calatrava

Gianluca Roselli

Esempio di malagestione e abbandono, risorge grazie al Papa e al Giubileo, con un finanziamento di 80 milioni. Sarà la sede del “Giubileo dei Giovani”, che porterà a Tor Vergata migliaia di ragazzi e ragazze all’inizio di agosto. Storia della riapre più grande incompiuta della città. Trecentoventi milioni e 25 anni di attesa

Era la grande incompiuta della città. Tanto che nei discorsi ricorreva come esempio di malagestione e abbandono. E intanto la Vela di Calatrava restava lì, come un elefante spiaggiato, senza dar fastidio a nessuno se non alla nostra cattiva coscienza. La si intravedeva in tutta la sua mesta grandiosità passando sull’autostrada Roma-Napoli. E ogni volta si pensava: ma è possibile che sia realmente accaduto? E invece eccola risorgere dalle sue ceneri come l’araba fenice, grazie al Papa e al Giubileo, a conferma che tutto ciò che funziona in città lo si deve quasi esclusivamente al Vaticano. Poiché la nuova spinta a riesumare la Vela è stata inserirla nelle opere giubilari, come sede del “Giubileo dei Giovani”, che porterà a Tor Vergata migliaia di ragazzi e ragazze all’inizio di agosto. Per la modica cifra di altri 80 milioni di euro, che va ad aggiungersi ai 240 milioni spesi in passato (cifra per difetto) per realizzarla e poi abbandonarla (60 milioni era lo stanziamento iniziale del progetto). Trecentoventi milioni e 25 anni di attesa.

 

Il progetto nasce nel 2005, con Walter Veltroni sindaco, che vuole realizzare una cittadella dello sport alla periferia est della città. Solo più avanti s’inserisce anche il Coni, perché nel 2009 ci sono i mondiali di nuoto, così si pensa di farli proprio lì, progettando uno stadio del nuoto e un altro palazzetto per basket e pallavolo. L’opera, però, non è del Comune, ma dell’Università di Tor Vergata, che si occupa della sua realizzazione con fondi pubblici. Ed è Tor Vergata che chiama il grande architetto spagnolo Santiago Calatrava, che s’immagina questa vela a forma di pinna di squalo. “Il Campidoglio non ha mai gestito la realizzazione di un metro quadro dell’opera, ma ha accompagnato il progetto svolgendo un ruolo di controllo e affiancamento”, scrive il deputato dem romano Roberto Morassut nel suo blog, ripercorrendo la vicenda.

  

I lavori però sono in ritardo e nel 2008 cambia la giunta, con l’arrivo di Gianni Alemanno. Ai mondiali di nuoto manca solo un anno e il nuovo sindaco non ci crede più: i mondiali di nuoto si faranno al Foro Italico. “Alemanno decide di non investire più sul progetto e lo definanzia per 70 milioni. Il Comune si disinteressa completamente dell’opera, che rallenta, per poi fermarsi del tutto”, racconta ancora Morassut. L’opera resta uno scheletro urbano visibile da tutta la periferia est della città, con i suoi 75 metri di altezza e 6.800 tonnellate di peso. Le varie amministrazioni che seguono, da Ignazio Marino a Virginia Raggi, lasciano le cose come stanno: un intervento di recupero sarebbe troppo costoso. E c’è anche chi pensa di abbatterla, come Carlo Calenda. “È un obbrobrio urbanistico, va tirata giù e i materiali vanno riciclati”, afferma nel 2021 l’ex ministro del governo Renzi. Ma pure abbatterla costerebbe altri 200 milioni. A un certo punto si pensa di utilizzarla per le Olimpiadi, ma Raggi non le vuole. Poi per Expo 2032, che però Roma non si aggiudica.

 

La svolta arriva nel 2021 quando la struttura passa sotto l’Agenzia del Demanio e nel frattempo s’iniziano e delineare gli interventi in previsione del Giubileo 2025. Che intravede a Tor Vergata la sede del “Giubileo dei Giovani” e un finanziamento di altri 80 milioni, che saranno decisivi per completare l’opera, risollevandola dallo stato di abbandono. La Vela, dunque, è stata restaurata nelle sue strutture portanti, è stato completato l’adiacente palasport, con 8 mila posti a sedere e 15 mila in piedi (ma chi vede le partite in piedi?), più parcheggi e servizi vari, ma soprattutto molto verde, con la piantumazione di 460 alberi, 600 siepi e 6 mila arbusti.

  

   

Lunedì c’è stata l’inaugurazione, col sindaco Roberto Gualtieri e numerose autorità in pompa magna, compreso chi ha avuto gran parte in causa, la direttrice dell’Agenzia del Demanio, Alessandra Dal Verme. “Penso che, visti anche i costi passati, recuperare l’opera e portarla a termine sia stata un scelta saggia per il futuro della città”, dice al Foglio un altro grande architetto, Stefano Boeri. Il rischio, però, è che, passato il Giubileo, se non ci arriveranno bus e mezzi pubblici, la struttura rimanga una bellissima cattedrale nel deserto. Intanto si sono accese le 4.123 lampadine montate, così la Vela si può ben vedere anche di notte. Per ricordarci che sta lì.