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Roma Capoccia

Benvenuti a Roma sud: dove la campagna elettorale corre sui binari

Andrea Venanzoni

Nella capitale la metro diventa teatro di degrado e violenza: politici in prima linea con lo youtuber Cicalone, tra furti, rapine e propaganda elettorale. La realtà urbana travolge la narrazione

Roma. Quando nei primi giorni di maggio gli organi di informazione hanno rilanciato la notizia di un uomo travolto e ucciso da un convoglio della Metro A, molti hanno pensato a un borseggiatore in fuga dopo un colpo. D’altronde negli ultimi video dello YouTuber Cicalone, finito da tempo al centro di cronache, dibattito politico e immancabili polemiche, era emersa in maniera nitida la tecnica di allontanamento di molti borseggiatori, soprattutto quelli di origine sudamericana: spesso messi alle strette, anche semplicemente dai turisti o dai pendolari derubati, i malavitosi hanno iniziato a fuggire sui binari, inghiottiti dal nero delle gallerie e sfidando la sorte. Una tragica roulette russa, priva di qualunque istinto di autoconservazione, visto che al di là dei vagoni le linee sono elettrificate e può bastare un piede messo male per far finire la fuga in tragedia. La situazione, per chi deve spostarsi con i mezzi pubblici, non è esattamente delle migliori.

Al di là dei dati che potrebbero indicare trend in aumento o diminuzione, sempre parziali e poco emersi visto che molto spesso non si denuncia il furto subito, la novità principale, e preoccupante, è rappresentata dal tasso di violenza delle bande sudamericane: con buona pace dei ‘furti con destrezza’, le loro iniziano a essere autentiche rapine, in cui la violenza diventa parte del tutto e le stesse tecniche di fuga, come abbiamo visto, rappresentano un pericolo nel pericolo. E se la sicurezza urbana da anni ormai è fulcro delle campagne elettorali e del dibattito politico, si può ricordare come le elezioni capitoline siano in avvicinamento. E non è difficile immaginare come e quanto i borseggi, le rapine, il degrado, i disagi e la violenza che sovente punteggiano il viaggio sui mezzi di trasporto pubblico da attrazione mediatica e social si renderanno parte saliente del dibattito politico-elettorale.

Non per caso, con indubbio spirito pionieristico, è stato lo stesso Cicalone a dettare l’agenda, creando a partire da marzo scorso un format ad hoc, ‘Porto un politico in metro’. E non c’è dubbio alcuno che i video, con il passare dei mesi, diventeranno un tema portante replicato dagli stessi politici che utilizzeranno, a seconda della fazione, dell’opportunità e della convenienza, i vari filmati per sostenere una narrazione terrorizzante oppure rassicurante. Abbandonati, per ora, i ‘quartieri criminali’, che già a modo loro avevano indicato una forma latamente politica tanto da averci fatto sostenere anni fa, in maniera provocatoria ma non troppo, che i candidati a sindaco di Roma si sarebbero dovuti andare a fare un giro per quei quartieri con Cicalone e Faraoni, il nuovo format mette a confronto politici di qualunque partito e persuasione con la realtà della metropolitana capitolina e con il degrado della città. Abbiamo avuto così l’europarlamentare Roberto Vannacci, Simone Ceccarelli, assessore alla sicurezza del Comune di Allumiere, e anche criminologo, la parlamentare Marianna Ricciardi, che era stata già testimone lo scorso anno di una aggressione subita dallo YouTuber e dalla sua troupe, e poi, non in metro ma nella degradata cornice del Borghetto degli artigiani, una sorta di triangolo delle Bermude dell’anomia localizzato tra Pigneto, Tor Pignattara e Prenestino, il parlamentare Andrea Casu.

L’effetto complessivo di questo intero arco costituzionale fatto scendere nel ventre oscuro della realtà di Roma è straniante; sarebbe piaciuto, nei suoi esiti prossemici e simbolici, a Baudrillard e probabilmente anche a un qualche antropologo proiettato, dopo decenni di studio teorico, nel cuore di una qualche remota tribù dalle usanze peculiari. E non perché, demagogicamente, i politici vivano sotto una teca di vetro o non prendano i mezzi pubblici ma perché nel contesto dei video, spesso sospesi tra eruzione di violenza e scenari di degrado, emergono espressioni di epifanico disagio nel doversi confrontare con ciò che si cerca spesso di rimuovere. Il furto, la rapina, certo, ma anche l’estrema miseria, lo sfacelo, l’apocalisse quotidiana di chi prende la metro come se quello fosse l’ultimo giorno sulla terra.

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