Roma Capoccia

Romanelle pure all'ombra del colosseo

Gianluca De Rosa

Nonostante il Giubileo anche in pieno centro continuano le colate di bitume per coprire buche e smottamenti

Una colata di bitume mette una pezza  tra i sanpietrini divelti in via Marco Aurelio, lo stesso metodo è stato utilizzato poco più in là per rifare un tratto di strada decisamente troppo ammalorato in via Capo d’Africa. Tutto intorno alcuni marciapiedi rimangono pieni di buche, altri hanno anch’essi ricevuto lo stesso trattamento: una bella dose di bitume per coprire le parti danneggiate. Siamo a un passo dal Colosseo, eppure anche da queste parti la manutenzione delle strade e dei marciapiedi è lasciata alle romanelle, eccellenza locale: quando i crateri stradali diventano troppo grandi ci si mette una toppa come si può.


Rifare le strade della cosiddetta viabilità secondaria, e cioè di tutte quelle strade più o meno piccole che attraversano i quartieri della città, innestandosi dalle vie principali, spetta ai municipi. Si tratta della parte principale della rete stradale della capitale: su 8 mila chilometri di strade, ben 7.200 sono di viabilità secondaria. Le arterie principali infatti percorrono solo 800 chilometri, pur garantendo il 65 per cento degli spostamenti. Nonostante l’impressionante estensione della rete stradale capitolina, ai municipi, su cui grava gran parte dell’onere manutentivo, arrivano ogni anno per questo compito solo 2 milioni di euro circa. Una cifra che vale anche per il I municipio, quello del centro, dove le case sfiorano ormai prezzi da grande capitale europea: fino a 10 mila euro al metro quadro. Questi fondi si sono ridotti nel biennio 2022-2024 del 17 per cento, in alcuni municipi il taglio arriva anche al 40 per cento. Il risultato sono le solite romanelle.

 

“Noi – dice Francesco Carpano, consigliere capitolino di Forza Italia – non ce la prendiamo con i presidenti dei municipi che si ritrovano a fare quello che riescono, anche se spesso i risultati sono obbrobriosi. Il problema è che il sindaco Gualtieri  non dà ai municipi i fondi che sarebbero necessari ad adempiere a una manutenzione almeno sufficiente”. In pratica, mancando gli appalti per la manutenzione ordinaria che dovrebbe consentire il rifacimento dell’intera rete stradale, i municipi sono costretti a intervenire solo nei casi in cui la situazione di strade e marciapiedi  diventa davvero pericolosa. E questo accade anche a un passo dal Colosseo, nonostante il Giubileo e l’enorme afflusso di pellegrini e turisti che, complice anche la morte di papa Francesco e l’imminente conclave, sta in queste settimane d’inizio primavera arrivando in città.

 


Dentro Forza Italia, partito che al tema del dissesto stradale ha dedicato un lungo dossier, la convinzione è che gran parte della situazione derivi  dall’accentramento amministrativo e fiscale sul comune di Roma, che rende i municipi dei gusci vuoti. Dice Carpano: “Nella capitale, che si estende per oltre 1.200 chilometri quadrati, seconda in Europa solo a Londra per dimensioni, esiste un solo comune con una propria fiscalità. Si tratta di un unicum europeo: a Londra il territorio  è diviso in 32 comuni, a Parigi, di quattrocento chilometri più piccola della nostra città,  in 131 comuni con autonomia finanziaria, a Bruxelles, che è grande quanto un municipio di Roma, ci sono 19 municipalità”. La differenza però più che sulla suddivisione del territorio è sulle capacità di  questi enti locali. “I nostri municipi — ricorda  Carpano – non hanno una capacità impositiva propria, non gestiscono  l’Imu, non ricevono direttamente alcuna entrata dalle attività commerciali, né possono gestire, come avviene invece nelle municipalità e nei comuni delle altre grandi capitali europee, altre entrate come le multe. Tutto viene stanziato dal comune e se, come accade per le strade, il comune stanzia troppo poco il risultato è quello che vediamo”.