Roma Capoccia
Onorato: "Ecco perché vogliamo mettere la fontana di Trevi a pagamento"
Intervista all’assessore: “In questo modo garantiamo il decoro e offriamo una migliore esperienza ai turisti”. Prossimo intervento? “Vogliamo agire sui croceristi”
“Voglio rassicurare tutti la piazza non chiuderà, non ci sarà nessuna cancellata, utilizzeremo un sistema di prenotazione obbligatoria online per accedere al catino della fontana di Trevi, la registrazione sarà gratuita per i residenti e a pagamento per i turisti, ma l’impatto sarà minimo. Non sarà la soluzione all’overtourism, ma così tuteliamo il decoro e offriamo ai turisti un’esperienza migliore”. Alessandro Onorato, assessore al Turismo del comune di Roma, non ha cambiato idea. La sua proposta di introdurre un ticket di due euro per poter visitare la fontana di Trevi ha scatenato un certo dibattito in città. Tra chi lamenta “la mercificazione” dei suoi monumenti e chi segnala difficoltà logistiche nella gestione dei flussi, viste le dimensioni ridotte sia della piazza, sia delle vie limitrofe. “Stiamo procedendo con gli studi del caso, con i vigili è stata fatta già una prima riunione, mentre con Zètema (azienda in house per la cultura del comune, ndr) si è iniziato a parlare del sistema di prenotazione e degli steward che dovrebbero controllare il progetto. A breve dovrebbe esserci una riunione con il sindaco e la sovrintendenza per immaginare più precisamente il modello”, dice l’assessore. Cosa vi ha convinto che questa fosse l’idea giusta? “La prenotazione obbligatoria per tutti – dice Onorato – consente di tutelare di più il monumento perché sappiamo in ogni fascia oraria quante persone sono previste, regolando così meglio i flussi. Inoltre, si conosce l’identità di chi viene, disincentivando fenomeni di vandalismo e mitomania, come chi si improvvisa a fare 100 metri stile libero per fare like su Tik Tok. Ci penserà due volte sapendo che abbiamo le sue generalità. Con questo meccanismo, infine, non sarà più possibile accedere al catino della fontana con cibi e bevande, evitando che la gente riempia tutto di bottiglie di birra, lanci la pizza nella fontana per dar da mangiare ai gabbiani o faccia colare quintali di gelato sul marmo. Infine la raccolta dei dati ci consentirà di fare marketing territoriale mirato su chi viene e autorizza l’utilizzo dei suoi dati. A loro potremmo inviare promozioni di siti della città alternativi a quelli super caotici che generano overtourism. Penso a Ostia antica o alla città di Gabi a Torre Angela”.
Vi accusano anche di voler fare cassa. “Ma basta ipocrisie”, sbotta Onorato. “Una metropoli vive di tasse ai cittadini e di tariffe a quello che è uno dei suoi asset più importanti, il turismo. Chiedere due euro non è nulla, a New York ne chiederebbero trenta. Sono soldi che servono a valorizzare il bene, creando anche posti di lavoro”. Lei comunque è sicuro che sia tecnicamente possibile: la piazza è molto piccola, come si fa a non chiuderla e mettere la fontana a pagamento? “Fu così anche quando c’erano le impalcature per il restauro finanziato dalla fondazione Fendi. I turisti erano perfettamente in ordine a fare la fila per salire sulle impalcature e guardare da lì la fontana. Se trovano un sistema organizzato lo rispettano, se trovano il caos producono ancora più caos”.
Massimiliano Fuksas, archistar romana di fama mondiale, al Foglio ha detto: “Questa città è bella perché è libera, aperta, accessibile, e loro invece vogliono chiuderla”. “A Roma – replica Onorato – nessuno al coraggio di cambiare nulla, ci sono delle incrostazioni di gente abituata a vivere nel caos, di cui si lamenta, ma appena provi a dire ‘affrontiamo questa situazione, risolviamola’ tutti dicono che non va bene”. Anche Andrea Carandini, professore emerito di Archeologia, è scettico. Sostiene che sarebbe meglio provare a “rallentare i turisti”, offrendo loro il racconto storico della città e un’esperienza superiore “all’ennesimo palcoscenico per fare un selfie”. “Su questo – dice Onorato – sono d’accordo. Per questo a chi si prenoterà invieremo una mail con un Qr code che conterrà tutte le informazioni storico, artistiche e folkloristiche sulla fontana e il rione che la ospita. Chiedere un contributo non vuol dire fare cassa, ma farsi pagare dei servizi migliori che dobbiamo garantire”. Il modello “fontana di Trevi” sarà replicato? C’è chi teme tornelli a piazza Navona o lunghe file per accedere alla scalinata di Trinità dei Monti. “Questa operazione non costituisce un modello che vogliamo poi applicare ad altre piazze o monumenti. C’è un problema a fontana di Trevi e lo stiamo affrontando lì. Al massimo può essere un esempio di maggior decoro e di qualità della visita che come città dobbiamo garantire a chi viene. Il turismo va gestito in maniera industriale e scientifica, mentre fino a oggi qui c’è sempre stato un turismo casuale. Una delle prossime cose sulle quali intendiamo agire sono i croceristi. Dobbiamo aprire un tavolo con le compagnie che portano da Civitavecchia ogni anno tre milioni di turisti che girano per poche ore in città senza spendere un euro. In Grecia, a Mykonos o Santorini, gli vengono chiesti 30 euro solo per lo sbarco...”.
C’è chi dice: ma perché invece di intervenire su queste minuzie non agite sugli affitti brevi che oltre ad aumentare i flussi distruggono il tessuto del centro storico. In tre anni le case vacanze sono cresciute di 17 mila unità: abbiamo un problema. "Bisogna chiarire sistematiche fake news: i comuni non possono fermare le apertura di case vacanze, b&b, alloggi a uso turistico e tutte le nove categorie esistenti”, dice Onorato. Ma Firenze lo ha fatto. “E infatti quel regolamento è stato impugnato e non c’è più niente. A oggi non c’è uno strumento che permette ai comuni italiani di dire ‘in un quadrante non si possono aprire nuovi B&B ’, Meloni e Santanchè non ce lo fanno fare e il motivo è puramente elettorale: la politica non vuol fare un danno ai due milioni di soggetti che posseggono case vacanze”. E allora perché voi assessori al turismo non vi legate sotto palazzo Chigi? “Magari non siamo efficaci nella comunicazione, ma la Santanchè, se la chiamate, vi confermerà che per lei sono diventato un ‘estremista che vuole fermare l’iniziativa economica privata’. Non ci fanno nemmeno applicare la tassa di soggiorno diversificata per quartieri, un’altra follia”.
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