Roma Capoccia

“Fermate le ruspe”. La battaglia del lago dell'ex Snia

Gianluca De Rosa

Il comune ha autorizzato i lavori sui ruderi dell’ex fabbrica. I cittadini si appellano alla regione: “Tuteli l’area estendendo il monumento naturale che già pone vincoli sul lago”

Per i romani che vivono tra largo Preneste e il Pigneto la vicenda è già diventata una saga. La battaglia del lago. Con i cittadini pronti a fermare le ruspe di un’azienda che vuole riqualificare i ruderi di un’ex fabbrica che sorgono a un passo dallo specchio d’acqua. Per chi non lo sapesse su via Prenestina, altezza incrocio con via di Portonaccio, proprio all’interno del parco delle energie, sorge un lago. La sua storia assomiglia a un murale dello street artist Liqen che immagina paesaggi urbani e industriali ripopolati dalla natura dopo la scomparsa dell’uomo: rampicanti che crescono e ricoprono gli edifici, alberi che sbucano dall’interno di vecchi casermoni, un paesaggio unico. 


Tutto cominciò nel 1992 quando la Pinciana immobiliare di Antonio Pulcini cominciò a scavare per costruire un nuovo centro commerciale sui terreni dell’ex fabbrica di viscosa della Snia. La zona è quella di via Acqua bullicante, un nome non scelto a caso: sotto qualche metro di terra scorre il fosso della Maranella e la falda acquifera è lì a pochi metri. Scavando si arrivò alla falda e l’acqua cominciò a scorrere fino a formare il lago. Dopo i vani tentativi di fermare il flusso, i lavori furono interrotti. Anni di battaglie dei comitati hanno portato all’esproprio di parte dell’area e il lago dell’ex Snia, nel 2020 è stato istituito monumento naturale della Regione, con i relativi vincoli ambientali per tutelare in particolare il processo di rinaturalizzazione e la biodiversità che negli anni si è moltiplicata, con 89 specie di uccelli, tra cui il falco pellegrino e il gheppio, che vengono qui a nidificare. I vecchi edifici e l’area circostante però – nonostante le battaglie dei comitati per chiederne l’esproprio – sono rimasti di proprietà di Pulcini ed esclusi dal nuovo monumento naturale e dalla conseguente tutela. E qui nasce la battaglia. 


L’ex presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti aveva promesso l’allargamento del monumento naturale all’area dei ruderi. “Anche quell’area – sostiene Alessandra Valentinelli del forum Parco delle energie – fa parte del processo di rinaturalizzazione, anzi proprio la diversità di ambiente ha contribuito a questo aumento della biodiversità”. La promessa di Zingaretti però non è stata mantenuta. La direzione Ambiente regionale ha accolto in parte le osservazioni della Pontina 78, la società di Pulcini che possiede i ruderi, e ha rallentato l’iter per il decreto di estensione dell’area, chiedendo un parere ulteriore all’Ispra. L’agenzia a ottobre si è espressa favorevolmente all’allargamento: “La possibile espansione della superficie del monumento naturale, per includere anche i ruderi della fabbrica – si legge nel parere – può essere considerata funzionale alla protezione della stessa area umida lacustre rivestendo un ruolo ‘tampone’ rispetto al tessuto urbano circostante, particolarmente compatto in questa parte della città.” Nonostante questo l’iter è ancora incagliato negli uffici regionali.

 

Intanto però, proprio nei giorni in cui i comitati venivano ricevuti in Regione, l’11 novembre del 2022, la Pontina 78 ha ottenuto da Roma Capitale il permesso a costruire “relativo a operazioni di restauro e risanamento conservativo degli immobili esistenti”. I lavori potevano partire da alcuni giorni fa, precisamente dal 19 dicembre. Le ruspe erano nella zona già il 14 per iniziare con i primi sbancamenti. “L’autorizzazione non riguarda alcun tipo di nuova costruzione o cambio d’uso. Le richieste di cambio d’uso per la realizzazione di residenze e attività commerciali sono state tutte diniegate e, al momento, su tale diniego è pendente un giudizio al Tar”, ha chiarito ai cittadini furiosi e ai comitati l’assessore all’Urbanistica del Campidoglio Maurizio Veloccia. Dal canto loro i comitati che hanno immediatamente convocato una conferenza stampa per diffidare la Regione a pubblicare al più presto il decreto per l’estensione dell’area considerata monumento ambientale. Senza, lo dice anche il Campidoglio, ci sarà poco da fare. I lavori su quel che resta della fabbrica dell’ex Snia potranno partire. “Il recupero – ha spiegato Veloccia – potrà avvenire solo sulla base delle risultanze circa la conclusione dell’iter di allargamento del monumento naturale, qualora l’auspicabile estensione della tutela sarà confermata. In alternativa si dovrà procedere attraverso l’avvio di un procedimento urbanistico in cui affiancheremo all’interlocuzione con la proprietà il coinvolgimento del Municipio e di tutte le realtà territoriali che da anni animano il quadrante”. Sarà insomma la Regione con la scelta se ampliare o meno il monumento naturale a decidere il destino del lago. La battaglia è appena cominciata.

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