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Roma Capoccia

Effetto Covid, negli atenei romani più iscritti ai test di Medicina

Gianluca Roselli 

Le richieste di accesso alle Università sono aumentate dopo anni di stallo

Se la pandemia ha avuto un merito, è quello di aver fatto tornare appetibile la professione medica. Da quando c’è il Covid, a Roma le richieste per entrare a medicina sono aumentate. Dopo anni di stallo, col virus c’è stato un netto rialzo.

Al Campus Biomedico, per esempio, gli iscritti alle prove sono addirittura raddoppiati: per 140 posti quest’anno si sono registrati 4.032 partecipanti, mentre nel 2020 erano 2.771. Alla Cattolica, legata al Policlinico Gemelli, alla prova di ammissione di luglio si sono presentati 9.345 studenti, con un aumento del 15 per cento rispetto al 2020 (8.186 richieste). In salita anche la Sapienza con 6.591 domande, contro le 5.733 del 2019 (ultimo anno pre Covid). “Con la pandemia la figura del medico è tornata centrale nella società e nel dibattito pubblico. Indossare il camice ha sempre avuto un suo fascino, ma ora la professione è tornata più che mai alla ribalta. Non solo medici, però. Col Covid-19  si è vista l’estrema importanza della ricerca, con la realizzazione di vaccini a tempo di record. Mi auguro che molti giovani aspiranti medici in futuro scelgano di fare i ricercatori”, osserva Vincenzo Di Lazzaro, preside di Medicina e Chirurgia del Campus Biomedico.

 

Non solo motivi ideali, però. “La pandemia ha svelato le molte carenze della sanità pubblica, ha mostrato che il re è nudo: da un lato la debolezza della medicina territoriale con la scarsità di medici di base e, dall’altro, la mancanza di colleghi specializzati. Un giovane sa che se diventerà medico un lavoro lo trova di sicuro. Anzi, sarà occupato molto presto, anche prima di finire gli studi”, sostiene Antonio Lanzone, preside di Medicina e Chirurgia alla Cattolica. 
“La crescita delle domande è oggettiva. Se poi questo è dovuto all’effetto-pandemia non si può dire con certezza, ma nemmeno escludere”, spiega Angela Santoni, immunologa alla Sapienza.

Ma c’è maggior interesse verso materie come virologia, epidemiologia o, appunto, immunologia? “E’ presto per dirlo, ma registriamo un aumento di richieste di tesi in tal senso: quelle sul Covid in senso stretto, ma soprattutto sugli effetti delle pandemie nei vari campi della medicina, da pneumologia e neurologia”, dicono dalla Sapienza. In futuro saremo invasi dai virologi? “Speriamo di no perché, tranne rare eccezioni, lo spettacolo che hanno dato in tv in questi due anni è stato pessimo”, sottolinea Lanzone. “Eravamo dentro un grande esperimento a cielo aperto – aggiunge il preside della Cattolica – e si snocciolavano certezze che cambiavano ogni settimana. Un po’ più di serietà da parte di tutti non avrebbe guastato…”.

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