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“Una cinémathèque e un museo della scienza per Roma”. Parla la produttrice Francesca Cima (Indigo Film)

La presidente dei produttori Anica: "La bellezza di Roma è uno dei suoi più grandi difetti assieme al suo passato. Ne siamo così schiacciati che non pensiamo a progetti più moderni, non solo al cinema"

“Roma? Dopo una gita fatta alle medie, capii subito che ci sarei venuta a vivere e così è stato. Venti anni dopo, dopo due giorni, mi sembrava di esserci da sempre”. Da Sacile, in provincia di Pordenone, Francesca Cima è arrivata nella Capitale e da trent’anni non l’ha più lasciata. “Primo e unico quartiere: l’Esquilino”, dice al Foglio la produttrice di successo con la sua Indigo Film, anche se a giorni si sposterà a Monti. “Roma ha questa caratteristica: dove stai ti sembra sempre il posto migliore in cui vivere”. La incontriamo a Carloforte, sull’Isola di San Pietro, dove è ospite della 15esima edizione del festival di musica per il cinema Creuza de Mà. Dal 2014 è anche presidente dei produttori Anica, una nomina arrivata subito dopo il Premio Oscar per il film “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, in questi giorni in concorso a Venezia con “E’ stata la mano di Dio”, il suo nuovo film, il primo a non esser stato prodotto da lei e dai suoi due soci – Nicola Giuliano e Carlotta Calori -– conosciuti al Centro Sperimentale.

   

Non fa nomi su chi vorrebbe come prossimo sindaco, ma da come parla è facile intuirlo. “Mi auguro che ci sia un grande progetto per la città”, aggiunge la produttrice. “La bellezza di Roma è uno dei suoi più grandi difetti assieme al suo passato. Ne siamo così schiacciati che non pensiamo a progetti più moderni, non solo al cinema. A Roma non c’è una Cinémathèque che gli renda omaggio in maniera intelligente, moderna e interattiva; non c’è un Museo della Scienza, ma troppi luoghi frequentati nel tempo di cui non si sa più la destinazione, ad esempio i Magazzini Generali. Sono anni che propongo alle amministrazioni di dedicare alcune aree allo stoccaggio e al recupero, anche come forma di laboratorio-museo, di tutti gli oggetti che produciamo per il cinema. Molti sono buttati,  dimenticati e tenuti senza un progetto creando un grandissimo spreco ecologico”, aggiunge lei che si sente “più romana che mai” senza mai abbandonare l’accento friulano e l’obiettività. I romani? “Dovrebbero essere meno cinici e avere più amore per la loro città”. (giu.fan) 

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