Il personaggio

Roma, i tormenti del sindaco Zingaretti: M5s senza guida, la Regione va alla destra

Ecco cosa frena il governatore del Lazio a correre per il Campidoglio. E il problema non è Virginia Raggi

Simone Canettieri

Letta lo corteggia perché Gualtieri non lo convince, ma l'ex segretario del Pd teme il successo della destra in regione visto che l'accordo con M5s è complicato

Sono i tormenti del sindaco Zingaretti. Gettarsi o non gettarsi nella sfida per il Campidoglio otto anni dopo il gran rifiuto (che spalancò le porte a Ignazio Marino)?

 

Dietro al suo “no”, ribadito quotidianamente, si nasconde “un problema politico”. Che non riguarda l’inamovibile Virginia Raggi (“Con lei e con il M5s ci vedremmo comunque al secondo turno”), ma la regione, la casa che lascerebbe. Insomma, il timore dell’ex segretario del Pd è che se dovesse correre per le comunali, l’ente di via Cristoforo Colombo finirebbe dritto dritto in mano al centrodestra.

 

 

Non è un mistero: Fratelli d’Italia (con Francesco Lollobrigida o Chiara Colosimo) e la Lega (con Claudio Durigon) sono più interessati alla poltrona di governatore che a quella di sindaco. Questione di poteri e risorse, ma magari anche di rogne minori. Zingaretti ha paura che davanti a una destra forte nel Lazio, specie nelle province dell’impero, la risposta non sarebbe altrettanto competitiva (possibili successori: Alessio D’Amato o Daniele Leodori).

 

Il problema è proprio il M5s che adesso è in giunta con lui, ma che in caso di election day a ottobre potrebbe correre in proprio, magari in scia con Raggi a Roma. Il risultato sarebbe chiaro: sconfitta assicurata nel Lazio, dove non c’è il ballottaggio e si decide tutto al primo turno.  Il problema dunque sono i grillini.

 

 

Al momento il M5s è senza  una guida riconosciuta. Sicché oggi tentare di ribadire l’alleanza rossogialla da presentare alle elezioni risulta impensabile. “Con chi bisognerebbe parlare? Con Grillo? Con Conte? Con Crimi? Con Di Maio?”.

 

D’altronde, da segretario del Pd, Zingaretti ha vissuto la difficoltà di costruire sui territori lo schema Pd-M5s. Uno schema realizzato solo in Umbria, e non furono successi. “Figurarsi nel Lazio cosa potrebbe accadere”. Zingaretti ha esposto i suoi timori anche a Enrico Letta, a sua volta poco convinto dalla carta Roberto Gualtieri. Tanto che l'ex ministro dell’Economia lo sa e per il momento sembra temporeggiare, evitando di candidarsi alle primarie. 
E così lo stallo  di un partito. E la non spinta del governatore che del temporeggiare ha fatto uno stile di vita. Quando mette il naso fuori dalla Cristoforo Colombo c’è chi lo ferma e gli dice: “Nicola sindaco subito!”, come accaduto anche ieri a Valle Aurelia. Lui ride e ringrazia. E soprattutto. Aspetta. Ora: il fatto che esca questo pezzo significa che Zingaretti ci sta davvero pensando.  
 

 

 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.