Roma Capoccia

Cosa cambia con un commissario per la metro C?

Gianluca De Rosa

C'è la bozza di dpcm che commissaria 59 opere strategiche, tra cui la linea gialla di Roma. Ora per Gentile è una corsa contro il tempo (e i fiaschi del Campidoglio)

Tra il primo annuncio e l’ufficialità sono trascorsi diversi mesi. Alla fine però la notizia è arrivata: la presidenza del Consiglio ha inviato alle Camere la bozza di dpcm che contiene i nomi dei commissari straordinari per velocizzare la realizzazione di 59 opere strategiche. La metro C di Roma è tra queste. A portare la linea verde della Capitale da piazza Venezia a piazzale Clodio, attraversando il centro, Castel Sant’Angelo e Ottaviano, sarà l’ex ad e dg di Rfi Maurizio Gentile. Che cosa significa questo in concreto? Sarà davvero possibile correre come si è fatto a Genova con il nuovo ponte San Giorgio? Innanzitutto, bisogna fare una premessa fondamentale: oltre al commissario servono i soldi.

 

Nella bozza di Recovery plan, almeno per adesso, ci sono anche quelle per la linea C. I commissari – secondo quanto previsto dai decreti Sblocca Cantieri e Semplificazioni – operano in deroga quasi assoluta delle disposizioni di legge in materia di contratti pubblici, fermo restando gli obblighi derivanti dall’appartenenza all’Unione europea e le disposizioni di contrasto alle mafie. “Se ci fosse il commissario dal 2018, nel 2022 avremmo inaugurato la nuova tratta”, si mormora al dipartimento Mobilità. Questo perché le deroghe hanno impatti rilevanti soprattutto nelle procedure di approvazione dei progetti (la tratta T2 Venezia-Clodio attende il definitivo e poi l’esecutivo), nella gestione di eventuali varianti e nella gestione del contenzioso, temi molto frequenti in opere come la linea C caratterizzate da un elevato grado di complessità. Per fare un esempio: durante lo scavo della stazione Amba Aradam della linea C è stata trovata una caserma romana di migliaia di metri quadrati. Tra la presentazione del progetto di variante per risolvere l’interferenza e l’approvazione della variante stessa sono passati oltre due anni, tempi necessari per adempiere a tutti gli obblighi amministrativi: delibere dell’Anac, atti del ministero dei Trasporti, del Mibact, delle soprintendenze, del Comune di Roma e di Roma Metropolitane. Con il commissario l’attesa sarebbe stata praticamente azzerata: sarebbe bastato raccogliere i pareri obbligatori sull’ambiente e sulla situazione archeologica, che devono essere comunque resi entro 60 giorni. I benefici sono ancora più sensibili in materia di contenzioso. Una vicenda che in passato ha gravemente rallentato la realizzazione della linea C. Il commissario potrebbe promuovere arbitrati e disporre transazioni. Azioni che oggi sono praticamente impossibili quando non illegali.

 

Sulla metro però grava in questo momento anche il destino di Roma Metropolitane, la municipalizzata che per la metro è stazione appaltante e che è in liquidazione e a rischio insolvenza. Nei giorni scorsi il liquidatore ha scritto alla sindaca Virginia Raggi una lettera allarmante: se entro il 31 gennaio non si intraprenderà un percorso di risanamento anche quest’azienda rischia come Atac di finire in concordato preventivo. 

 

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