Al direttore – Si è fatto e si sta facendo un gran baccano, e giustamente, sul ritardo del governo a comporre il piano di investimenti necessario per accedere ai miliardi del Recovery Fund – o meglio Next Generation EU – proprio a sottolineare che si deve guardare avanti. Il senso di urgenza è esasperato dalle condizioni in cui è messa l’Italia, per uscire dalle quali quei 209 miliardi servono come il pane. Domanda: perché lo stesso tema, se riferito a Roma, non riscuote gli stessi allarmi, dibattiti, reazioni, addirittura venti di crisi, che invece scatena a livello nazionale? Perché è vero che Roma ha bisogno di un’infinità di piccole rivoluzioni, molte delle quali a livello pratico e di ordinaria manutenzione. Ma destino vuole che ora avremmo la possibilità di recuperare terreno, raggiungere, forse sorpassare le altre capitali europee diventando un modello di “città del futuro”: intelligente e a emissioni zero. E per farlo, potremmo utilizzare miliardi messi a disposizione dall’Europa. Il treno da prendere, infatti – succede spesso negli ultimi tempi – è il programma europeo “Mission on Climate Neutral and Smart Cities”, che entro il 2030 vuole sperimentare e realizzare in almeno cento città europee i modelli di sostenibilità capaci di “guidare l’Europa verso la piena attuazione del Green Deal e per l’azzeramento delle emissioni”. Cosa dovremmo fare per non lasciarci scappare quest’opportunità? Visto che i soldi arriverebbero dai fondi del Green Deal e del Next Generation EU, Roma dovrebbe presentare iniziative e progetti all’altezza della missione per essere inserita tra le cento città. I progetti dovrebbero essere finalizzati da un lato al censimento e monitoraggio delle emissioni in tutti i settori, e dall’altro alla gestione efficiente e a basse emissioni di tutte le infrastrutture e dei servizi, con la realizzazione di un sistema urbano di economia circolare attraverso il recupero e riciclo di materia ed energia dai rifiuti, la gestione integrata e intelligente delle risorse idriche, la restituzione dei suoli ai flussi naturali del ciclo del carbonio con la riduzione delle zone impermeabilizzate e l’ampliamento delle zone verdi, l’impiego “intelligente” dell’energia negli edifici pubblici e nell’illuminazione, la progressiva eliminazione del traffico privato dentro le mura aureliane con la realizzazione di una rete di parcheggi scambiatori serviti da bus elettrici “a chiamata”, la diffusione di smart grids alimentate da fonti rinnovabili per fornire elettricità a scuole, università, ospedali, centri commerciali.
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