La riunione segreta, lo schiaffo, la pace apparente, la toppa: in questi due giorni, a Roma, è andato in scena l’ultimo (ma forse non ultimo) atto della pièce “scambio di non-affettuosità tra Campidoglio e Palazzo Chigi”. E’ accaduto infatti, nel bel mezzo della grande suspence per la stretta sulla gestione del virus, che proprio a Palazzo Chigi si incontrassero, due mattine fa, e non proprio con la grancassa (anzi, praticamente in segreto, come ha appreso questo giornale), il premier Giuseppe Conte, il presidente della Regione Lazio e segretario del Pd Nicola Zingaretti e Monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione (come a dire: delegato del Papa ai grandi eventi). Tema: il Giubileo del 2025. E se quella era, di fatto, la prima riunione operativa, era anche una riunione a cui il sindaco a Cinque Stelle e a fine mandato non era stato invitato. Uno schiaffo per Raggi (da ieri in auto-isolamento per un contatto con un positivo), a cui seguiva risposta esacerbata: “Stupisce che Palazzo Chigi non abbia ancora smentito le indiscrezioni dei media in merito a una riunione istituzionale, presso la sede del governo, per l’organizzazione del Giubileo del 2025 a Roma. Il coinvolgimento della città e dell’amministrazione capitolina da parte del Governo, infatti, non dovrebbe mai tener conto del colore politico di chi ha l’onore e il compito di rappresentare tutti i romani. Se la notizia venisse confermata, si tratterebbe di un grave sgarbo istituzionale”. E anche se nella tarda serata di martedì giungeva infine la cosiddetta “pezza”, sotto forma di nota governativa che prometteva “una commissione italo-vaticana” con Raggi presente, il fatto resta. Tanto più che Conte sembra propendere per la linea “accordo Pd-M5s” sul futuro sindaco di Roma (per non dire di Luigi Di Maio: “Anche a Roma abbiamo il dovere di costruire una coalizione”). Non solo: Raggi ha molto sottolineato, ultimamente, i buoni rapporti con il mondo cattolico, in vista della ricandidatura. Conte, del resto, a inizio settembre, alla festa del Fatto, aveva mostrato di non avere fretta di appoggiarla: “Aspetto il quadro finale”, aveva risposto a chi gli domandava se gli piacesse il nome di Raggi per il futuro (e a Roma era andato da solo a inaugurare una scuola a Torre Angela). Raggi aveva ricambiato al Maurizio Costanzo Show, a fine ottobre: “Con un decreto dopo l’altro è difficile organizzarsi. Abbiamo famiglie e lavoratori che non sanno dove sbattere la testa. Il Covid uccide due volte sia come malattia sia economicamente”. Corollario: il governo metta mano alla cassa. E pensare che il sindaco, che ieri rilanciava ufficializzando la candidatura di Roma per Expo 2030, un tempo aveva anche sostenuto, con Conte, l’esame universitario di Diritto privato.
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