(foto LaPresse)

Sulla Ztl emerge un po' di schizofrenia, e Stefàno critica la sindaca

Alessandro Luna

In questi giorni la Raggi ha deciso di mantenerla aperta 24 ore su 24 per tutta l’estate, scatenando la reazione del suo presidente della Commissione Mobilità

Roma. “E’ una scelta comprensibile del sindaco Raggi”, commenta Andrea Coia, presidente della Commissione Commercio di Roma, in merito alla polemica interna al Movimento 5 stelle romano che riguarda la Ztl del centro. In questi giorni Virginia Raggi ha deciso, con un’ordinanza, di mantenerla aperta 24 ore su 24 per tutta l’estate fino al 30 agosto, scatenando la reazione del suo presidente della Commissione Mobilità, Enrico Stefàno, che in un post su Facebook si è sfogato così: “Se riattivi la sosta tariffata, se realizzi una rete di corsie ciclabili ‘transitorie’ (e caspita se la stiamo realizzando), se implementi i servizi di sharing con mezzi innovativi come i monopattini, se aumenti la possibilità di mettere tavolini all’aperto (sacrosanta eh, però dico poi che faccio mangio in mezzo al traffico e allo smog?) logica, coerenza, linearità, buon senso, imporrebbero anche la riattivazione della Ztl”. Riattivazione che non è invece arrivata, secondo Stefàno, per via del vizio di “procedere a caso, accontentando oggi uno e domani l’altro, anche se questi interessi stridono fortemente tra loro”.

 

Una critica forte ai suoi stessi compagni di partito e uno sfogo contro chi, assieme a lui, governa la capitale. Ma chi sono gli “altri” che la sindaca ha voluto accontentare? Come ci spiega Coia, “la decisione è arrivata dopo un dialogo con le associazioni di categoria interessate, in particolare i commercianti del centro che, senza i turisti che popolano di solito la città stanno faticando a rimanere aperti, per non parlare di quelli che non hanno riaperto affatto”. La riattivazione della Ztl, per i commercianti, sarebbe forse un colpo di grazia, visto che gli acquisti dei romani che vengono dalla periferia o dai quartieri limitrofi sono rimasti l’unica forma di entrata che chi ha un bar o un negozio nelle vie del centro si riesce a concedere. Non è di questa idea Stefàno, che con lo scopo di fluidificare e migliorare la mobilità di Roma negli ultimi anni ha cercato di fornire a quante più persone possibile un'alternativa per muoversi a Roma senza la macchina. Per esempio i monopattini elettrici, le bici Jump o i vari servizi di car sharing la cui presenza in città è stata oltretutto, durante l'emergenza, incoraggiata con forme di alleggerimento fiscale.

 

Alla base di tutto questo c’è un’idea di città di cui Stefàno si è sempre fatto ambasciatore e che guarda alla mobilità europea che si appoggia per lo più sul trasporto pubblico. Il piano è sempre stato di limitare al minimo necessario l’utilizzo dell’auto privata, che a Roma effettivamente costituisce uno dei maggiori problemi: nella capitale ci sono 71 auto ogni 100 abitanti, contro le 57 di Napoli e Milano e le 40-30 delle altre capitali europee. E fin dal suo inserimento Stefàno ha chiarito che liberare Roma dalle auto sarebbe stata la sfida più importante. Questo potrebbe essere il motivo del nervosismo con cui ha reagito a questa decisione: una vanificazione del lavoro svolto, sia prima che durante la quarantena. La scelta della sindaca va nella direzione nettamente opposta non solo a quella finora intrapresa da Stefàno, ma anche da quasi tutte le grandi città, da Milano a Madrid, da Atene a Londra. Per rispondere all’impatto del virus sulle metropoli, il trend generale è sembrato quello di pedonalizzare i centri storici, incrementando come sempre succede il flusso di persone che passa su una via pedonale rispetto ad una trafficata, con beneficio dei commercianti e dei residenti. Ma Roma è diversa.

 

Andrea Coia ci spiega che “sebbene la nostra idea di città coincida con quella di Stefàno, va considerato lo straordinario momento di emergenza che la città, come tutto il paese, sta passando. Le attività del centro rischiano di chiudere e hanno bisogno di clienti, quando sarà passato questo momento potremo tornare a mettere in pratica il piano di città sostenibile per cui abbiamo sempre lavorato. Ma in questo momento, per quanto sia importante cercare di deviare quante più persone possibile sui mezzi alternativi al trasporto privato, non si riuscirà mai a coinvolgere la popolazione senza lasciarne una parte tagliata fuori. Per esempio chi ha un’età avanzata farà molta fatica a usare il monopattino elettrico o la bici Jump. Credo che la volontà della sindaca sia stata quella di aiutare le attività che vogliono farsi raggiungere dai propri clienti, ma anche quella di evitare assembramenti pericolosi negli autobus e nelle metro, che in questi giorni ho visto davvero molto affollati”. Una preoccupazione quindi anche di natura sanitaria, che però fa emergere, tra gli esponenti dello stesso partito che governa la città, due propositi non solo diversi, ma radicalmente opposti: da una parte chi cerca di offrire un’alternativa all’auto privata per decongestionare le strade, dall’altra chi cerca di offrire un’alternativa al trasporto pubblico per non creare assembramenti.

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