Le disavventure (cinematografiche) di un italiano del Bangladesh

Phaim Bhuiyan, 23 anni, immigrato di seconda generazione, ha raccontato Torpignattara in un film alla Moretti

Gianluca Roselli

Roma. Ma è vero o no che per i ragazzi bengalesi le donne italiane hanno un cattivo odore? “No, ho voluto mettere nel film questa cosa come esempio di pregiudizio che i bengalesi possono avere nei confronti degli italiani, come gli italiani hanno pregiudizi sui bengalesi… Ma è falso”. Phaim Bhuiyan ha compiuto un piccolo miracolo. A soli 23 anni ha fatto un film, un film vero, un lungometraggio, nelle sale da una settimana con buoni incassi. Bangla racconta le (dis)avventure quotidiane di un ragazzo italiano originario del Bangladesh a Roma, immigrato di seconda generazione. Più che Roma, Torpignattara, dove in pochi chilometri quadrati convivono bengalesi, indiani, marocchini, algerini e cinesi. E poi ci sono i romani, quelli storici del quartiere, nel film definiti “i vecchi”, e i giovani, spinti qui dal caro affitti e dal fatto che Torpigna, con l’odore fisso di cumino e i murales sui palazzi, fa molto hipster. Un po’ la Brooklyn de noantri. “Fanno tutti lavori creativi, sono precari, hanno la barba e la montatura spessa, ma nun c’hanno mai n’euro e stanno tutto er giorno ar bar…”, la sintesi fatta nel film, affresco azzeccato di una categoria estetica che in altre città è già passata di moda ma qui dura ancora.

 

Nel film, “al 60 per cento autobiografico”, Phaim interpreta un ragazzo che ancora non sa cosa fare nella vita: lavora come steward nei musei, suona in una band di musica bengalese moderna, frequenta la moschea (dove interroga di continuo l’imam su quanto può spingersi avanti con baci e petting), litiga con la sorella e si innamora di una ragazza italiana. Da qui le difficoltà a costruire un rapporto senza fare sesso, perché i dettami dell’Islam impongono niente rapporti prima del matrimonio. E pure niente alcol. Esilarante la scena in cui il protagonista porta a cena tre ragazze di Roma nord al ristorante bengalese (“è buono come l’indiano e costa la metà”). In mezzo ci sono gli amici: quello destinato a lavorare nel negozio di tessuti di famiglia e quello che sogna di andare a vivere a Londra, per poi scoprire che “qui nun te se fila nessuno e c’è pure un tempo demmerda”. “Prima lavoro, poi famiglia, poi figli”, è la regola d’oro di mamma. Che nel film è quella vera. Il padre, invece, ha un bancone di abbigliamento al mercato.

 

Tutto è partito da un video reportage su Nemo, nessuno escluso, la trasmissione (ora cancellata) di Raidue, sulla difficoltà nelle relazioni tra immigrati e italiani. “Mi hanno contattato diverse produzioni per chiedermi: perché non fai un lungometraggio? Sono stato molto fortunato, in Italia ci sono registi che fanno il primo film a 40 anni. Esserci riuscito a quest’età è un grande privilegio e ti dà una carica pazzesca…”, racconta Phaim. Che ha scelto di recitare in prima persona. “Mi sono detto: in questo progetto mi gioco tutto, quindi ci metto la faccia. Ho dovuto fare un corso accelerato di recitazione…”. Ma non è uno improvvisato, Phaim: è laureato in video design e film maker allo Ied e fin da adolescente girava video che caricava su Youtube. Ma come si vive a Torpigna? “Il quartiere è abbastanza tranquillo, le diverse comunità si rispettano, ma ognuno sta con i suoi simili, non c’è grande interazione. Diverso è per i ragazzi, perché a scuola ci si fa amici di tutte le razze. I miei, per esempio, per metà sono italiani doc…”, spiega il regista. Roma è una città razzista? “No, ma come il resto d’Italia un po’ lo sta diventando. Le persone vanno educate alla diversità, ma quando dall’alto, dalla politica, arrivano certi messaggi… Col mio film ho voluto anche far conoscere un po’ meglio agli italiani come vivono gli immigrati con cui dividono la città, ma di cui spesso non sanno nulla”. Lui, nato in Italia, è diventato italiano a 18 anni. Qualcuno ha paragonato il film a un Ecce Bombo multietnico. “Semmai, visto che si parla di quartieri, a Caro Diario, l’episodio sulla Garbatella…”, si schermisce. Nanni Moretti, comunque, “è un mito”, ma i suoi registi preferiti sono Spielberg, Zemeckis, Brian De Palma e, tra i più recenti, Dereck Cianfrance. E la storia con la ragazza del film? “E’ inventata. Ma ho avuto anche fidanzate italiane. Ora, però, sono single…”.

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