Sarah Varetto

Sarah in onda con gli squali

Marianna Rizzini

Ci furono giorni in cui Sarah Varetto, trentanovenne neodirettore di SkyTg24 e già caporedattore e conduttrice della rubrica “Economia” del tg medesimo, si trovò a condividere la sorte di ogni collaboratore di Alan Friedman (alla Rai e a Sky): un bagno quotidiano nella scomoda seppur gloriosa prassi della scuola anglosassone.

Ci furono giorni in cui Sarah Varetto, trentanovenne neodirettore di SkyTg24 e già caporedattore e conduttrice della rubrica “Economia” del tg medesimo, si trovò a condividere la sorte di ogni collaboratore di Alan Friedman (alla Rai e a Sky): un bagno quotidiano nella scomoda seppur gloriosa prassi della scuola anglosassone, con ossessiva verifica delle fonti e nessuna rassegnazione preventiva di fronte alla ricerca dell’interlocutore altolocato che ha trecento portaborse ma non si fa trovare. E se in un servizio si nominava la Cia, non si poteva certo opporre un “ma chi mi risponderà al telefono?” all’inevitabile domanda di Friedman: “Hai sentito la Cia?”. Poco male, perché Sarah, ai tempi de “I nostri soldi” a Raidue e di “Miaeconomia” a La7 e a Sky, “era già Sarah”, dicono gli ex colleghi. E cioè una “tosta, preparata”, una che “non si ferma davanti al primo intoppo” (e alla fine si scopriva che all’ufficio stampa Cia rispondevano solerti come mai a Montecitorio). Sarah, a quei tempi, viaggiava già velocissima ma era pur sempre una ragazza torinese che da torinese, prima di fidarsi, ci mette un secolo. Ecco perché, spiegano a Sky, si porta dietro gli stessi collaboratori (ovviamente torinesi) da circa un decennio, e pazienza se poi Varetto ha trasgredito alla regola “moglie e buoi dei paesi tuoi” sposando un siciliano giornalista (Salvo Sottile) con cui ha fatto due figli, seguiti con la stessa attenzione manageriale che Sarah dedica all’approfondimento del tg. Eppure la torinesità di Varetto persiste “sotto forma di blando azionismo”, dice un osservatore esterno che nel neodirettore di SkyTg24 intravede molta equità ma neanche un’oncia di esprit berlusconiano.

Erano i primi anni Duemila e il futuro marito di Sarah Varetto conduceva una rubrica su Sky all’alba. Come nei grandi amori da romanzo, all’inizio si stavano antipatici. Di lì alle nozze romane in Santi Apostoli il passo è stato breve ma il marito, nel frattempo, ha dovuto convertirsi alla bicicletta. Chi conosce Sarah, comunque, grida al miracolo: “Ma come fa a conciliare due dedizioni totali, una al lavoro e una ai bambini, e a fare pure sport?”, e probabilmente è tutto merito di una concentrazione zen allenata a suon di immersioni negli abissi, trenta metri di profondità e lo squalo che ti nuota sulla testa (“ma Sarah di fronte agli squali si rilassa”, dice un amico, e chissà se allude anche agli squali metaforici che affollano il campo professionale).

Parlare di economia persino
a chi non capisce niente di economia, questo ha fatto Sarah Varetto agli albori della sua carriera a Sky, dopo una gavetta iniziata a neanche vent’anni al Giornale Radiotelevisivo Piemonte e un apprendistato a “Italia Maastricht”, con profluvio di pezzi sulla moneta unica e collegamento tecnico con l’euroburocrate. E ora che l’ex direttore di SkyTg24 Emilio Carelli, prossimo al talk show in prima serata, le augura “buon lavoro”, Sarah non smentisce la leggenda che la vuole davvero convinta che il lavoro di squadra faccia più di una sola testa, per quanto brillante sia la testa. E infatti Varetto, appena nominata, si schermisce: “I risultati di SkyTg24 sono frutto dell’impegno di tutta la redazione: colleghi che conosco e apprezzo da molti anni”.

“Bentrovati”, dice Sarah Varetto ai telespettatori ogni pomeriggio, sorridendo senza troppo sorridere, appoggiando in avanti il braccio sulla scrivania e agitando lievemente i capelli biondi che sembrano sempre attraversati da una brezza mai davvero capace di spettinarli (“assomiglia all’attrice svedese Ewa Aulin”, afferma sicura un’esperta di anni Settanta, indicando poi confusamente un film di Alberto Lattuada). “Volto di donna, testa da uomo”, dice un conoscente, ammirato dalla tempra con cui Varetto, allure da Barbie e sguardo severo, affrontava l’intervista a Jean-Claude Trichet e a un malmostoso Giulio Tremonti o il colloquio con Pier Luigi Bersani (il quale, ancora poco incline a smacchiare i giaguari, andava a Sky solo per parlare di sviluppo economico).

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.