Flussi
Bisogna sempre parlare di numeri, di questi tempi. Anche se i numeri dicono ancora poco. Il sondaggio rilasciato ieri da Tecnè e realizzato per trasmissione di Tgcom24 “Dentro i fatti” conferma che le elezioni milanesi sono come il campionato, la capolista non molla ma dietro rosicchiano punticini. Beppe Sala, candidato della sinistra, si attesta stabile tra il 35 e il 38 per cento delle intenzioni di voto; Stefano Parisi, centrodestra, insegue a tre punti, tra il 35 e il 32 per cento. Il piazzamento Champions non esiste, anzi non conta nulla nemmeno arrivare secondi, il ballottaggio è un’altra gara, ma l’elemento che può fare la differenza, secondo Tecnè, è il candidato del Movimento 5 stelle, Gianluca Corrado, accreditato di intenzioni di voto tra il 15 e il 18 per cento, non poco per il movimento di Grillo, mentre Corrado Passera di Italia unica si barcamena il 5 e l’8 per cento. E molto dipenderà da questo: a quale dei due schieramenti maggiori verranno sottratti quegli elettori, di Grillo e di Passera: poiché è pacifico, secondo tutti gli esperti di flussi elettorali, che si tratta in gran parte di voti in uscita dai partiti maggiori. L’altro dato da valutare è che, rispetto al rilevamento realizzato dalla stessa Tecnè poco più di un mese fa (24 febbraio),seppure Sala avanza di un punto, è Parisi a rosicchiarne due. Come si dice, campionato lungo e aperto.
Gli esperti di sondaggi, però, dicono che al momento bisogna guardare soprattutto ad altro. Interessa capire il mood della città e soprattutto identificare l’area del non voto, il vero spauracchio per tutti. Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, vede, per il momento, non tanto un’area antipolitica e di non voto, quanto “il fatto che per il momento i candidati si sono mossi parlando tra loro, o al loro elettorato, stanno insomma facendo fidelizzazione”, spiega al Foglio. “Si parla ancora poco di problemi concreti, non sono ancora definiti i messaggi di campagna. Questo provoca un disinteresse sostanziale nei cittadini”. Il secondo fattore, però, è che ad esempio si assiste a Milano a una buona mobilitazione per i Consigli di zona, per le cariche territoriali: l’aria è di partecipazione attiva”. Bisogna poi tenere presente, secondo Ghisleri, che comunque si voglia votare Milano è in questo periodo una città di buon umore, “tutti i candidati sono di buon livello, c’è stata Expo, ora parte il Salone del Design, poi subito dopo il Salone del Mobile, che sono elementi di orgoglio e mobilitazione cittadina. I milanesi andranno a votare per una scelta in meglio, non per punire la classe politica, o manifestare scontento”. Per i numeri, però, è ancora presto, “è necessario aspettare la definizione delle campagne,degli slogan, e anche l’inevitabile uscita, a un certo punto, dal generale clima di gentlemen agreement che sta caratterizzando i toni di tutti i candidati”. Rado Fonda, ricercatore milanese per la Swg e che ha seguito le primarie della sinistra, concorda in buona sostanza sul fatto che la caratteristica delle elezioni di Milano, rispetto a Roma o a Napoli, sarà che il corpo elettorale non andrà alle urne per punire una classe politica, o con un piglio rivendicativo: “L’effetto dell’Expo, i problemi generali non drammatici, la buona amministrazione di Pisapia fanno sì che si tratterà di una scelta proiettata sul futuro, sulle grandi decisioni strategiche da prendere, sull’idea della città che si vorrebbe vedere attuata”. Ma la situazione, dice, è “per ora di prudente attesa. E questo forse è anche legato al fatto che i candidati, apprezzati generalmente da tutti, non sono però personalità in grado di scaldare i cuori”. Il dato più interessante al momento, dice però, è la bassa intenzione sulla partecipazione al voto: “Per ora, i rilevamenti ci parlano di un 10 per cento in meno, rispetto a un’affluenza del 2011 che già era piuttosto bassa, del 67 per cento. E su questo c’è da tenere sott’occhio cosa farà il Movimento cinque stelle, che in questa fase, anche a livello nazionale, rappresenta una sorta di barriera del non voto”. Quanto alle tematiche specifiche, siamo ancora indietro, concordano tutti. I temi che attirano gli elettori, o su cui in ogni caso gli elettori mostrano di avere interesse sono la sicurezza, l’immigrazione, le moschee. temi, per così dire, che dovrebbero caricare maggiormente l’elettorato del centrodestra. Ma è proprio qui che Fonda rileva un problema: “L’elettorato della sinistra milanese è diviso, ma dopo le primarie meno di quel che può apparire. Mentre quello del centrodestra è più demotivato, Parisi ha un lavoro da fare in questo senso”.
A proposito di moschee, tema destinato a dividere nelle prossime settimane, c’è Bobo Maroni che annuncia, in controtendenza: “Abbiamo vinto 6 a 2”. Parla ovviamente del ricorso per incostituzionalità che il governo aveva promosso contro la legge regionale sui luoghi di culto. Su otto punti, la Corte costituzionale ne ha ritenuti fondati soltanto due. Maroni ritiene dunque che “la legge rimane in vigore, e verrà semplicemente integrata con una nuova normativa” che verrà predisposta a breve. La sinistra, Pd in testa, non è convita che la cosa sia così semplice.


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