Culti ed eccellenze

Maurizio Crippa
Ricadute milanesi (e qualche balla di troppo) della bocciatura della legge Maroni sulle moschee

    Misericordiosa giunse la Consulta a bocciare la legge sulle moschee. Almeno per togliere Bobo Maroni dall’impaccio di dover rispondere sempre di Sanità.  Mercoledì il presidente della Regione ha potuto twittare con ferocia: “La Consulta ha bocciato la nostra legge che regolamentava la costruzione di nuove moschee. La sinistra esulta: Allah Akbar”. Detta comunemente “legge sulle moschee”, la legge regionale n. 2 del 3 febbraio 2015 è per la precisione una legge sulla “realizzazione di edifici di culto e di attrezzature destinate a servizi religiosi”, ma contiene alcuni elementi di criticità non solo tecnici, tanto da non aver convinto del tutto nemmeno la chiesa ambrosiana. La bocciatura da parte della Corte costituzionale avrà però ricadute politiche non solo su Palazzo Lombardia ma anche sulla campagna per il sindaco di Milano. E qui è necessaria qualche precisazione, per smontare qualche giochetto mediatico. Ad esempio, l’assessore alle Politiche sociali ed ex candidato alle primarie, Pierfrancesco Majorino, ha espresso soddisfazione per lo stop a una legge intesa a “impedire la realizzazione di nuovi luoghi di culto… facendo riferimento in particolare alla fede musulmana, adducendo ragioni di pubblica sicurezza”. Majorino, però, dovrebbe ricordare due cose. La prima è che, se è vero che “le precedenti Amministrazioni hanno favorito e tollerato” la nascita e l’esistenza di luoghi di preghiera “nascosti come gli scantinati e i garage poco controllabili e trasparenti”, la giunta arancione di cui fa parte non ha cambiato di una virgola la situazione. Anzi, sebbene ora rivendichi il rilancio del bando per l’assegnazione di aree del comune per la costruzione di nuovi luoghi di culto, va ricordato che la lunga procedura avviata dalla giunta Pisapia è naufragata nei mesi scorsi, per alcuni ricorsi al Tar dei concorrenti ma anche per insipienza di gestione. Così dire oggi “andremo avanti come fatto sinora. Prevediamo di emettere tra qualche settimana la graduatoria di assegnazione delle aree”, significa rimandare tutto al prossimo sindaco. Ci sono le bocciature della Consulta, e quelle fatte in casa.

     

    I due aspiranti sindaci non hanno perso tempo a misurarsi sul terreno scivoloso (per le intenzioni di voto). Beppe Sala, che vuole “sempre tecnicamente andare a discutere le cose”, si è attestato sulla sponda già nota: “Per me la moschea è un non problema perché se si vuol vivere in una città contemporanea bisogna accettare che il diritto al culto è un qualcosa di acquisito”. Per Sala“la soluzione ideale sarebbe quella di avere più piccole moschee ma, sempre nella logica di non perdere tempo, un bando già c’è quindi andiamo avanti con quello”. Ma è, appunto, la strada su cui Pisapia non ha fatto un passo. Stefano Parisi fiuta l’aria del suo elettorato, ma non vuole lasciare indietro nessuno: “La moschea a Milano non la considero una priorità. Credo nello stesso tempo che c’è un’ansia su questo tema che divide molto la città e che va affrontato altrimenti rischiamo di dividerci in due partiti fra chi è a favore e chi no, e questo non serve a nulla”. Ma dai rappresentanti delle moschee Parisi vuole per prima cosa “la garanzia che rispettino la libertà religiosa dei cattolici e degli ebrei in città”.

     

    Il Museo delle culture, il MUDEC, come sta andando? Milano è la città italiana, se non europea, che negli ultimi anni ha inaugurato o reinventato più spazi espositivi, sia pubblici sia privati. Quasi tutte operazioni di successo, dal Museo del Novecento alle Gallerie d’Italia, alla Fondazione Prada. Complice l’Expo, il box office ha fatto un salto di scala globale. Poi c’è il MUDEC di via Tortona, la zona a più alto tasso di gentrification degli ultimi anni. Ora compie un anno ma è nato gracilino, con la maledizione del suo progettista, l’archistar David Chipperfield, che rifiutò di firmare l’opera perché il suo progetto sarebbe stato orribilmente tradito. Le cose (legali) si vanno appianando, ma l’assessore alla Cultura, Filippo Del Corno, arranca un po’ celebrando i numeri: 310 mila visitatori totali. In verità la mostra-evento del 2015, quella dedicata a Gauguin ha ottenuto 130 mila presenze, non un trionfo rapportato alle altre in città, mentre la concettuale “Barbie, the Icon” ispirata alla bambola è stata un flop da 75 mila biglietti e le esposizioni permanenti, a ingresso gratuito, sono ferme a 40 mila visitatori. C’è chi dice, però, che MUDEC non è un “mostrificio”, ma appunto un museo permanente e innovativo, dunque un investimento a lungo termine da valutare diversamente. Un problemino del prossimo assessore. Intanto, dal 25 marzo va in scena Joan Miró, e tutti pronosticano il botto.

     

    Oggi alle ore 14 alla Darsena (lato viale Gorizia, si specifica), l’assessore all’Ambiente Pierfrancesco Maran inaugura “il primo toilet bus in Europa”. #eccellenze.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"