Inizia lo show
Coda fuori, pienone dentro. Se vanno così, le primarie, per il Pd milanese sarà un successo. Quantomeno d’immagine (pare che qualcuno venuto da fuori rosicasse un po’). Perché poi, nel confronto all’americana tra i quattro candidati alle primarie al Dal Verme dell’altra sera, sarebbe dura trovare il sindaco senza difetti. Molta strada da fare, tutti e quattro. Però il profilig psico-attitudinale è iniziato a emergere, sotto il frustino direttoriale di Adriana Santacroce, padrona casa. Anche se il confronto all’americana ha i suoi scotti un po’ banali da pagare, come il piatto preferito (“pizza”, “cotoletta”) e i luoghi del cuore (“i Giardini della Guastalla” per Francesca Balzani, “San Siro”, e te pareva, per Beppe Sala). Per fare prima, ci si può affidare all’auctoritas di Aldo Grasso: “Francesca Balzani deve assolutamente liberarsi da quel senso di superiorità con cui si presenta. Il tono è da prima della classe, l’aria quella della madonnina infilzata con decolté voglio ma non posso. Ovviamente è la più precisa. Non scalda il cuore ma gli affideresti i tuoi risparmi”. E Pierfrancesco Majorino (sempre Grasso): “E’ il più simpatico, non c’è dubbio, ma parla come l’Orso Yoghi ed è juventino. Il più legato alla fastidiosa retorica della sinistra”. Poi c’è l’alieno, l’outsider Antonio Iannetta, il giovane necessario come in ogni talent che si rispetti. Premio di incoraggiamento, ma presentarsi come “manager esperto nel campo degli interventi sociali” non è che proprio attizzi, e tanto meno amare il cous-cous vegetale e l’hockey. E infine c’è lui, il candidato-Expo: nel ruolo di quello più cattivo, quello che la sa lunga. Forse troppo: in fondo, çe n’est q’un debut.
Vogliamo parlare dei temi? Anche no. Meglio stare alle suggestioni. Una su tutte, le tasse. Per Balzani, assessore al Bilancio della giunta Pisapia, il 2016 sarà “l’anno della local tax”. Ma questo lo sapevamo già. Si ridurranno le imposte, sì, “ma cominciando da chi a meno”. E anche questa pare di averla già sentita. Sala osa renzianamente qualcosa di più, sulla “pressione fiscale elevata”. Fa l’esempio di Manchester, dove il governo centrale riconosce alla municipalità un ritorno delle imposte locali in base alla qualità dei progetti. Rivendicare soltanto “ci teniamo le tasse che paghiamo qui”, dice, non basta: lo fa anche la Lega. “Ma bisogna sapere perché”, e per lui il perché è la Città metropolitana. Majorino sceglie di fare un “discorso di verità”, ha più di tutti l’occhio sul sociale, è il vero candidato della sinistra-sinistra. Insomma le parti in commedia sono già assegnate, ma le sorprese potrebbero anche non mancare.
Poi, scesi dal palco con i leggii in plexiglas, ci sono le forze reali della storia, come avrebbero detto i marxisti d’antàn. Ad esempio Majorino. Che potrebbe essere una sorpresa. Tutti lo dipingono come il vaso di coccio, ma lui è stato assessore al sociale per cinque anni, di un’attivismo e presenzialismo spasmodici, ha rapporti trasversali con l’associazionismo e soprattutto è l’unico che convince l’area che un tempo si chiamava Sel-Rifondazione comunista (e a Milano, Rifondazione ha quasi sempre vinto). E’ un politico esperto, mentre Balzani conosce poco la città, e soprattutto in pochi anni ha già litigato con quasi tutti. Notevole, sull’argomento, l’intervista al Corriere di ieri dell’ex vicesindaco e assessore all’Urbanistica Ada Lucia De Cesaris. Che, ex numero due di Pisapia, richiesta di parere su chi sia il candidato davvero “di continuità”, ha detto Beppe Sala: “La persona giusta… me lo ha fatto scoprire proprio Pisapia”. Mentre di Balzani ricorda “la distanza dalla giunta”, e poi si è opposta, anche contro il sindaco, al progetto della Metropolitana 4. Che, a guardare lontano, potrebbe essere il vero lascito strutturale della giunta arancione. Segnali.
Beppe Sala ha un punto di forza e uno di debolezza, lo sanno un po’ tutti. La debolezza sono proprio le primarie. La scorsa volta votarono in 67 mila, in pratica la “base attiva” della sinistra in città: scelsero Pisapia. Sala ha un po’ lo stesso problema di Renzi al referendum: o allarga la base dei partecipanti alla consultazione (si vota due giorni, e in più punti, ed è per lui un vantaggio) o rischia che a votare vadano solo i suoi avversari. Il punto di forza, per il dopo, sono le possibili liste civiche collegate che potrebbero, ed è molto probabile lo facciano, schierarsi “per Sala sindaco”. Il parterre è già affollato, dalle truppe di area Cdo ai riformisti della sinistra, al mondo cattolico e del volontariato (pure don Gino Rigoldi stravede per lui). Ma bisogna arrivarci, alla candidatura.
Un test sul gradimento attuale dei candidati arriva dai social media. Coldiretti Lombardia ha effettuato un’analisi sui loro profili Twitter e Fb. Sala può contare su 976 tweet e 1.462 follower, contro i 350 tweet e 1.490 follower di Balzani. Majorino va più forte, 2.359 tweet e 4.652 follower. Su Facebook Balzani ha 11.857 like, Sala soltanto 4.062 Majorino fa molto meglio, 10.814 like. Ma su YouTube esistono solo Sala e Balzani. Segnali che dicono ovviamente poco, ma lo show è appena cominciato.


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