Che fine fanno i Magi

Maurizio Crippa
Le reliquie che legano Milano a Colonia, dove adesso altri uomini dall’oriente molestano le donne

    Il giorno dell’Epifania, a vederli scendere giù dal Corso di Porta Ticinese verso la basilica di Sant’Eustorgio, agghindati con le corone e i doni – che non sono i dolci della Befana ma esprimono la proskynesis, il riconoscimento della dignità regale di chi li riceve – a qualche milanese consapevole della storia e delle news forse un pensiero stridente, meno festoso, può essere venuto. Bisogna sapere la storia delle reliquie dei tre Magi, i sapienti venuti dall’oriente ad adorare il Bambino, il Re. Secondo la tradizione apocrifa (o la leggenda, o il costrutto gnostico: lasceremo il tema a Silvia Ronchey, che il 6 gennaio ne discettava con sapienza su Repubblica, a proposito del classico di Robert Graves, Io, Gesù, appena rieditato) i Magi sarebbero tornati a Gerusalemme dopo la crocifissione di Gesù e vi sarebbero poi morti martiri cristiani. Le loro spoglie sarebbero poi state trovate dalla regina Elena, madre di Costante imperatore d’Oriente, e portate a Costantinopoli. Costante le donò poi a Eustorgio, santo vescovo di Milano, di passaggio colà. Ma quando le reliquie giunsero dall’oriente, il carro trainato da buoi sprofondò nel fango nei pressi di quella che ora è la Porta Ticinese, e non si poté farlo ripartire. Segno divino: lì Eustorgio fece costruire la prima basilica per custodirvi le sacre reliquie. Così che ancora oggi, nella chiesa che è una delle più belle e antiche della città, il giorno dell’Epifania – corteo folcloristico a parte – c’è un sacerdote che fa baciare le reliquie ai fedeli e li benedice.

     

    Che c’entra tutto questo con l’attualità? L’altra parte della storia delle reliquie dei Magi si svolge a Colonia, anzi proprio nel duomo di Colonia intorno al quale, nella piazza e nelle stradine intorno, la notte di San Silvestro altri uomini venuti da oriente – non proprio dei Sapienti, non esattamente con doni regali e di pace – molestavano a frotte e stupravano e insolentivano le libere donne tedesche che festeggiavano l’anno nuovo. La storia (questa volta non è leggenda) racconta che fu Federico Barbarossa, non un amico del milanesi, a ordinare nel 1164 al suo consigliere, nonché arcivescovo di Colonia, Reinald von Dassel di prendersi le sante reliquie e trasportarle in Germania. La prima dimora di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre fu una chiesa di epoca carolingia; poi, nel 1248, iniziò la costruzione della cattedrale gotica che si specchia nel Reno. Da allora l’Ara dei Re Magi in legno e argento che sta dietro l’altare principale è il sancta sanctorum della cattedrale e il vanto della città di Colonia. Per tutto il medioevo e fino epoche recenti la fama e il prestigio ecclesiale della chiesa di Colonia e del suo principe-vescovo sono rimasti legati alle reliquie di quei tre misteriosi uomini di cui parla la tradizione, o la leggenda, o forse la storia. Ma che in ogni caso sono, come ne scrisse Joseph Ratzinger nella sua Infanzia di Gesù sono un simbolo importante della cultura religiosa e filosofica che ha costituito l’Europa: “Gli uomini di cui parla Matteo – scriveva – non erano soltanto astronomi. Erano ‘sapienti’; rappresentavano la dinamica dell’andare al di là di sé, intrinseca alle religioni – una dinamica che è ricerca della verità, ricerca del vero Dio e quindi anche filosofia nel senso originario della parola. Così la sapienza risana anche il messaggio della ‘scienza’: la razionalità di questo messaggio non si fermava al solo sapere, ma cercava la comprensione del tutto, portando così la ragione alle sue possibilità più elevate”. Il pensiero stride, ovviamente, nel tentativo di sovrapporre quelle diversissime immagini di uomini venuti dall’oriente, i Magi e gli stupratori. Così che i simboli antichi del viaggio della scienza e della cultura verso Dio oggi sembrano sbiadire, disperdersi, di fronte alla nuova religione che arriva, e al suo portato di violenza.

     

    Per finire la storia, va però detto che nel 1906 il cardinale di Milano Carlo Andrea Ferrari, uomo santo e pratico, riuscì a ottenere dal fratello arcivescovo di Colonia la restituzione di una piccola parte delle reliquie. Oggi sono conservate in un’urna sull’altare dei Magi. A Sant’Eustorgio, Milano.

     

    Un’altra Milano da scoprire riguarda gli studenti cinesi. All’Università Cattolica esiste l’Istituto Confucio, frequentato da poco meno di 600 studenti, dove si tengono corsi di lingua cinese (una quarantina sono i cinesi che hanno studiato nell’ateneo lo scorso anno). Così il Confucio ha avuto l’idea di realizzare una guida – non solo turistica – dedicata alla Milano romana: che sono poi le vie, i resti, e i percorsi urbanistici segreti che girano attorno all’ateneo di Largo Gemelli: tra sant’Ambrogio, la chiesa paleocristiana di San Maurizio al Monastero Maggiore e le Mura di Massimiano. E’ la prima guida dedicata a questo tipo di percorsi realizzata in lingua cinese per gli studenti provenienti dall’Asia, e anche per i turisti cinesi presenti a Milano. (Si può averne copia presso l’Istituto Confucio della Cattolica, Angelo Guerini e Associati editore).

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"