Leggi e moschee

Maurizio Crippa
Basta un ricorso al Tar per rinviare sine die il piano Pisapia. Islamici moderati e sicurezza

    Che ce ne facciamo noi di un Hollande che riforma la Costituzione? A fermare la costruzione delle moschee, a Milano, Italia, basta il  Tar della Lombardia. O meglio, il ricorso dell’associazione culturale milanese del Bangladesh che lo scorso venerdì sera – vedi tu il destino – si è vista riconoscere l’agognata sospensiva. Riassunto: lo scorso settembre il Comune aveva assegnato due dei tre spazi da destinare “all’utilizzo per finalità religiose” alle erigende moschee promosse dell’Associazione islamica di Milano (ex Palasharp) e dalla Casa della cultura musulmana (ex bagni pubblici di via Esterle). La comunità del Bangladesh era rimasta esclusa, e aveva fatto ricorso. Ora, ammettono anche a Palazzo Marino, lo stop del Tar, più micidiale di un Mirage su Raqqa, farà slittare la pratica moschee alla prossima sindacatura. Quantomeno.

     

    Non è l’unico argine legale all’islam meneghino. C’è anche la lettera con cui Bobo Maroni pochi giorni fa ha chiesto ufficialmente a Matteo Renzi di ritirare l’impugnativa promossa dal Pd lombardo contro la legge regionale sui luoghi di culto fortemente voluta dalla Lega e dal centrodestra, molto restrittiva su concessioni di aree e controlli. “Secondo me il problema della sicurezza si risolve anche così”, ha detto il governatore, “il premier Manuel Valls ha detto che il governo francese chiuderà le moschee dove si fa predicazione violenta. Io non dico di chiudere le moschee, ma solo che ci siamo dati delle regole per evitare che le moschee diventino luoghi di reclutamento. Questa è una legge che dovrebbe essere  estesa a tutte le regioni”. Renzi non ha ancora risposto, ma dopo Parigi è difficile che voglia mettersi a contestare gli assunti di fondo della legge lombarda. Soprattutto dopo che pure il cardinale Angelo Scola (la curia aveva avanzato dubbi sulla legge), ha ribadito, lunedì, che i luoghi di culto sono importanti e imprescindibili, ma a tre condizioni: che si sappia chi li chiede e chi li finanzia; che vengano edificati in luoghi e modi adeguati, non lesivi della tradizione religiosa del nostro paese; e che sia chiaro chi risponde di quanto vi si dice e pratica. Non uno stop, ma un discreto allerta.

     

    Nel frattempo, sabato il Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano, Monza e Brianza manifesterà pubblicamente in città “per dire no al terrorismo”. “I tragici attentati di Parigi, dice il leader del Caim, Davide Piccardo, “rendono doverosa una netta presa di posizione e una riflessione profonda. Oggi è d’obbligo dire che mai e poi mai si può uccidere e prevaricare in nome di Dio”. Dice anche, Piccardo, che “è necessario affermare che non si può uccidere e prevaricare in nome di Dio, e non si può farlo in nome della libertà, della democrazia e nel nome del profitto, vero idolo di questi tempi”. E infine che “questa violenza non ci appartiene, non  potrà mai essere la nostra via, mai, nemmeno quando si nasconde dietro la rivendicazione di giustizia e democrazia, nemmeno quando si maschera da risposta a un’altra barbarie”. Questo, al momento, è l’islam moderato a disposizione. A qualcuno con la memoria lunga è venuto in mente un paragone feroce: “Una volta c’erano anche i cattolici del No”.

     

    Ieri dopo la quarta riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza in cinque giorni, la Prefettura ha emanato “ulteriori disposizioni in via d’urgenza a tutela degli obiettivi segnalati che risultano, comunque, già presidiati e vigilati”. Disposizioni meno stringate del solito, dopo le notizie di fonte Fbi su possibili attentati alla Scala. Confermata la “massima elevazione del sistema di sicurezza generale e innalzamento dell’attenzione sui servizi in corso”. In arrivo un altro milione e 800 mila euro per, 150 militari dei 600 giunti per Expo rimarranno in città.

     

    Khaled al-Asaad ha un albero e un cippo nel Giardino dei Giusti del Monte Stella. Sulla sua pietra che ricorderà l’archeologo iracheno ucciso dall’Is il 18 agosto scorso a Palmira c’è scritto “trucidato” per aver difeso un “patrimonio dell’umanità”. A lui Milano aveva già dedicato uno spazio nel Museo delle Culture. C’era molta gente al Monte Stella, hanno cantato la Marsigliese.

     

    Tra i patrimoni dell’umanità che resistono, Milano San Lorenzo Maggiore, basilica che con San Vitale a Ravenna e Santa Sofia a Istanbul condivide la stessa architettura, la stessa funzione imperiale. Funzione probabilmente di mausoleo per la corte, aveva la Cappella di Sant’Aquilino, costruita intorno al 410. Dopo lungo restauro è tornata a vivere, col suo splendido portale romano scolpito che la unisce alla chiesa, i suoli marmi e gli splendidi mosaici bizantini, così inusuali a Milano. Quando nel cuore d’Europa il cristianesimo era una religione imperiale.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"