Città di campagna
Prima che ci fosse l’Expo nessuno ci aveva fatto caso. Compresi i milanesi, affezionati all’immagine industriale, o più di recente deindustrializzata, della metropoli, alle sue luci gialle e ai quadri grigi. E ancora oggi la natura in città è più che altro una bizzarria del marketing, come le pecore che pascolavano l’altro giorno in via Montenapoleone, ennesima “installazione” di cui si sarebbe fatto a meno, per la “Wool Week”, la settimana della lana (tra un po’ arriva quella della moda). Eppure Milano è il secondo comune agricolo italiano, tremila ettari di terra coltivata, con 65 cascine presenti attive dentro i suoi confini. Riso, mais e verdure; animali da stalla e da cortile. Filiera diretta dell’alimentare per i mercati e la grande distribuzione. Insomma business che funziona, as usual. Esiste un Distretto agricolo milanese (Dam) con 34 aziende censite, che “sconfina” nel Parco agricolo sud e negli altri distretti che fanno da corona verde alla città. Assieme alla Associazione cascine Milano, il Dam ha organizzato una serie di manifestazioni che dal 9 al 15 settembre proveranno a cavalcare l’onda lunga di Expo. E martedì 15 è anche il giorno in cui Coldiretti porterà all’Expo decine di migliaia dei suoi aderenti per la Giornata dell’Agricoltura italiana. Si sfama il pianeta, ma Coldiretti ultimamente insiste molto anche sulla protezione del made in Italy. Dibattito.
Il Parco delle risaie è una delle cose più belle e meno conosciute della Milano di campagna. Perché in città le risaie ci sono proprio, in mezzo ai palazzi della periferia sudovest (zona Barona) e le tangenziali. E’ un Parco agricolo urbano di circa 660 ettari che si estende fino ai confini di Assago e Buccinasco, cullato e alimentato dalle acque dei due navigli, il Grande e il Pavese, e l’acqua che arriva ad allagare le risaie fin sotto ai palazzi è ancora, come secoli fa, l’acqua del lago Maggiore, attraverso il Ticino e la rete dei canali. Il Parco delle risaie è stato istituito come associazione nel 2008, quasi una scommessa per i cittadini della zona e gli agricoltori, e oggi rappresenta il recupero funzionale di un’area vasta e produttiva e di un territorio poco conosciuto e molto bello, perché il legame tra città e campagna è da sempre una cifra segreta di Milano (dopo decenni, se ne stanno accorgendo anche o piani territoriali). Sfruttando l’immancabile Expo, a maggio è nata anche “La strada del riso”, che è un percorso di visita turistico-didattico dentro un pezzo di storia ecomnomica importante di Lombardia. La quale affonda le radici del suo successo proprio nelle caratteristiche idrogeologiche del suo territorio e in quelle storiche, se dal XIII secolo furono i monaci cistercensi a creare quell’ingegneria idraulica che nei secoli ha sfruttato l’acqua, l’ha portata disciplinatamente in città, ha modellato la geografia dei luoghi. Sono fatti che oggi si traducono in cifre e in dati economici: da qualche mese, il riso prodotto nelle aziende consorziate nel Dam – riso di qualità certificata, varietà carnaroli – arriva sugli scaffali di Esselunga. E’ riso fatto in città, ma è in grado di reggere i ritmi della grande distribuzione. Per “l’approntamento di un buon risotto alla milanese”, invece, rivolgersi con fiducia all’Ingegner Gadda.
Per Khaled al-Asaad ci sarà un albero nel Giardino dei Giusti, mentre uno spazio all’interno del Museo delle Culture porterà il suo nome. Milano ha deciso di rendere onore in modo ufficiale all’archeologo siriano ucciso il 18 agosto, mentre tentava di difendere il patrimonio archeologico di Palmira dalla furia islamista.
[**Video_box_2**]C’è destra e destra. Come largamente prevedibile, la due giorni di CasaPound a Milano è stata dirottata altrove (ma non si sa bene dove: anche il comune di Castano Primo, attiguo a Malpensa, ha detto che fascisti non ne vuole) dopo la generale alzata di scudi democratica, antifascista e alquanto ridicola cui hanno tutti, dalla giunta comunale all’Anpi. In compenso, oggi la scoppiettante Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia sarà a Milano (nella multietnica via Padova) per una contromanifestazione che intende fare il verso alla “Marcia delle donne e degli uomini scalzi” in solidarietà con i profughi che sta facendo furore in molte città. Meloni propone un suggestivo sit-in, “Italiani scarpe rotte”, in solidarietà invece con i connazionali che si sentono poveri e molto invasi.


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