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pulci di notte
Stella ipoteca per quattro anni il Pil dell'Italia
L’uso erroneo della virgola e gli aggettivi da concordare nelle notti insonni di Lorenzetto a far le pulci ai giornali
- Fantastilioni. In un articolo nelle pagine culturali del Corriere della Sera, Gian Antonio Stella tratta dei mosaici del Parco di Piazza Armerina, “per i quali, in attesa del fantastilione di triliardi del futuro mega-restauro (campa cavallo) è prevista ora solo la rimozione dei ‘depositi superficiali incoerenti’”, cioè “escrementi dei piccioni”, così chiamati per “pudore burocratico”. Poi, forse soggiogato dalla suggestione del “fantastilione di triliardi”, chiede ai lettori se ricordano “come Renato Schifani si precipitò un anno e mezzo fa a vedere il degrado della stupenda Villa romana del Casale” e “garantì che era ‘già esecutivo il progetto per il completamento del restauro di mosaici e superfici decorate per l’importo complessivo di 3.387.949 milioni’ e affermò infine che erano in arrivo altri 6.430.928 milioni per sostituire ‘le vecchie coperture in plexiglas ancora presenti’”. Ammesso che i lettori se lo ricordino, il conto finale di Stella ammonterebbe in tal modo a 9.818.877 milioni di euro, che a casa nostra sono quasi 9.819 miliardi di euro. Tenuto conto che nel 2024 il Pil dell’Italia ai prezzi di mercato è stato pari a 2.192.182 milioni di euro, Stella ha così ipotecato, attraverso Schifani, il prodotto interno lordo del nostro Paese per i prossimi quattro anni e mezzo. Titolo del servizio, evidentemente non ripassato con la dovuta attenzione da chi lo ha messo in pagina: “Piazza Armerina, offesa infinita”. Pertinente. [20 novembre 2025]
- Presepe. “Innanzitutto un plauso al segretario della Lega per la celebre citazione, rigorosamente involontaria, di ‘Natale in Casa Cupiello’, ‘Te piace o presepe’, tra l’altro perfettamente a tema data la location, in cui però a disdegnare immotivatamente e crudelmente il presepe fatto da papà Eduardo non era un immigrato senegalese ma il piccolo Tommasino, figlio impietoso del protagonista che mortifica senza alcuna pietà gli sforzi creativi del padre”, osserva Veronica Gentili nella rubrica Facce di casta sul Fatto Quotidiano, con riferimento a Matteo Salvini. Innanzitutto, l’esatta grafia della battuta presente nella commedia è “Te piace ’o presepe?”, con apostrofo e punto di domanda, omessi dalla frettolosa commentatrice (senza contare che si tratta di un adattamento: nel copione originale si legge “Tommasi’, te piace’ ’o presebbio?”). Inoltre, a pronunciarla è il protagonista Luca Cupiello, che Gentili confonde con Eduardo De Filippo, autore della pièce. Infine, “il piccolo Tommasino” non è affatto piccolo: nelle regie tradizionali delle compagnie che mettono in scena la commedia di De Filippo si tratta sempre di un giovane di almeno 18-20 anni (Pietro De Vico ne aveva addirittura 50 quando interpretò questo ruolo nella prima trasposizione televisiva del 1962). E dire che Gentili, già presentatrice delle Iene, viene dal mondo dello spettacolo. Dev’essere rimasta spiaggiata sull’Isola dei famosi. [17 novembre 2025]
- Cellulari. Incipit di Sara Gandolfi, inviata del Corriere della Sera alla Cop30 di Belém, in Brasile: “Sono arrabbiati e dolci allo stesso tempo, preoccupati e sorridenti come solo i popoli felici sanno essere, nonostante tutto. Corpo e viso tatuati con i simboli ancestrali degli abitanti originari dell’Amazzonia. E cellulari sempre in mano, come tutti noi abitanti dell’XI secolo”. Con il telefonino alle crociate. (Purtroppo, non pare trattarsi di un refuso, di una “X” saltata in “XXI”: la preposizione articolata “dell’XI” dimostra che incredibilmente l’autrice voleva scrivere proprio “XI”, altrimenti sul giornale sarebbe apparso “del XI secolo”). [13 novembre 2025]
- Reazioni. Parlando di Ursula von der Leyen, Maurizio Belpietro, direttore della Verità, scrive nell’editoriale di prima pagina: “Non so che cosa intenda la donna che guida l’Europa da sei anni per reazioni forti”. Von der Leyen è diventata commissaria europea a seguito di reazioni forti? No? Allora bisognava scrivere: “Non so che cosa intenda per reazioni forti la donna che guida l’Europa da sei anni”. Dopo due periodi, Belpietro registra che “la Cina è diventata leader indiscusso”. Il gender dilaga. [21 ottobre 2025]
- Giudici. Dal sito della Repubblica: “L’attacco ai giudici di Meloni in linea con la riforma Nordio”. Ma se i giudici erano già suoi, perché mai la premier ha varato la riforma della giustizia? (A meno che il titolista non intendesse: “L’attacco di Meloni ai giudici”. Nel qual caso, urgono ripetizioni di sintassi). [30 ottobre 2025]
- Plurale. Guido Olimpio illustra sul Corriere della Sera il piano Trump per la pace a Gaza: “All’Isf spetterà la sicurezza, la protezione degli aiuti, il pattugliamento e la garanzia che le parti rispettino i venti punti messi nero su bianco”. Considerato che i soggetti sono quattro, un verbo al plurale (“spetteranno”) non avrebbe sfigurato. Quanto all’“Isf”, trattasi dell’Idf (Israel defense forces), l’insieme delle forze armate dello Stato di Israele. [12 ottobre 2025]
- Possibile. Simonetta Sciandivasci intervista sulla Stampa il paroliere preferito di Lucio Battisti (ma lui vuole essere chiamato poeta), Giulio Rapetti, in arte Mogol, e gli chiede: “Com’è il cuore della gente?”. Risposta: “Non ce ne sono due uguali. Ci unisce far del bene agli altri: è il senso della vita”. “Chi sono gli altri?”, scava la giornalista. Risposta: “Più persone possibile”. Possibile è un aggettivo che va concordato in genere e numero con il sostantivo cui si riferisce. In questo caso, ha un valore rafforzativo nei confronti dell’aggettivo comparativo più. Quando è accompagnato a un sostantivo plurale (come “persone”), “in un uso appropriato della lingua scritta di una certa formalità, quel possibile va flesso al plurale”, specifica la Treccani. Quindi: “Più persone possibili”. [13 ottobre 2025]
- Infatti. Per il suo noto conflitto permanente con le virgole, Maurizio Belpietro, direttore della Verità, scrive nell’editoriale di prima pagina: “Le politiche dei compagni infatti, hanno depresso il mercato del lavoro”. Il segno di punteggiatura separa il soggetto dal verbo. [16 ottobre 2025]
- Virgola. Per solidarietà con il direttore, sulla Verità l’uso erroneo della virgola compare anche in un sommario dedicato ai Benetton: “La famiglia nota per le magliette e (purtroppo) per le autostrade, torna a fare affari nel Paese”. [22 ottobre 2025]
- Ghiaccio. Il sempre inappuntabile Giancristiano Desiderio recensisce sul Corriere della Sera il libro Il sultano di Gennaro Sangiuliano, che narra la vita di Recep Tayyip Erdogan, “padre e padrone” della Turchia. Desiderio annota che il leader di Ankara ha lo “sguardo di ghiaccio bollente”, salvo osservare, dieci righe più avanti, che “lo sguardo di Erdogan, oltre ad essere freddo, è enigmatico”. Portato a ebollizione, il ghiaccio è tornato gelido. [19 ottobre 2025]
- Assolto. Titolo dal Trentino: “Allenatore accusato di violenza sessuale su un’atleta assolto”. Che vergogna. Almeno avesse violentato un atleta condannato. (Da “un’atleta” s’intuisce che lo stupro è avvenuto su una donna, una giocatrice sedicenne di pallavolo. Bastava titolare: “Assolto allenatore accusato di violenza sessuale su un’atleta”). [25 ottobre 2025]
- Guanzate. In una cartina, il Corriere della Sera indica un paese chiamato Guaranzate. Si tratta di una località inesistente. Il Comune in realtà è Guanzate, in provincia di Como. Un quotidiano della Lombardia dovrebbe saperlo. [30 ottobre 2025]