Maurizio Costanzo (foto Ansa)
pulci di notte
E Luca Bottura fece saltare in aria Maurizio Costanzo
Tra guerre asimmetriche e benemerenze che non ci si può attribuire, le notti insonni di Lorenzetto a far le pulci ai giornali
- Cuffaro. Luca Bottura nella rubrica Minimum pax sulla Stampa: “Cuffaro, quella sera, in un italiano sconnesso, consiglio comunque di rivederlo, definì ‘giornalismo mafioso’ che danneggiava la Sicilia quello di Santoro e Costanzo, che due anni dopo saltò in aria in un attentato che ferì 24 persone”. Chissà che cosa crede significhi “saltare in aria”. Lo mandiamo a ripetizione dallo Zingarelli 2026: “Esplodere; (figurato) essere eliminato, distrutto, fare una brutta fine, detto di qualcosa o qualcuno”. Nell’attentato di via Fauro, avvenuto a Roma il 14 maggio 1993, il giornalista rimase illeso e tre giorni dopo era talmente distrutto da condurre la puntata del Maurizio Costanzo show. Inoltre, Bottura scrive che Totò Cuffaro è una figura “indifendibile” ma “innocente fino all’ultimo grado di giudizio”. Allora è difendibile. Indubbiamente Bottura, “un giovane autore di satira da quasi trent’anni” (ipse dixit), fa ridere. [5 novembre 2025]
- Arrestati. “Sotto un governo di sinistra – quello guidato da Enrico Letta – il sottoscritto venne arrestato, secondo caso nella storia repubblicana dopo quello di Giovannino Guareschi”, gonfia il petto Alessandro Sallusti nel suo editoriale di prima pagina. Ci dispiace per il direttore del Giornale, ma trattasi di una benemerenza che non può attribuirsi. Senza che l’elenco abbia alcuna pretesa di esaustività, gli facciamo notare che dopo Guareschi e prima di lui, finito ai domiciliari nel 2012, furono arrestati ben 11 giornalisti: Pino Rauti (1972); Lando Dell’Amico (1974), direttore dell’agenzia di stampa Montecitorio, ammanettato una seconda volta nel 1979; Enrico De Boccard (1975); Ernesto Viglione (1979); Fabio Isman, cronista del Messaggero (1980); Mario Scialoja e Raimondo Bultrini, redattori dell’Espresso (1981); Enzo Tortora (1983); Francesco Damato (1985); Dimitri Buffa (1986); Mario Spezi, cronista della Nazione, autore dell’inchiesta sul mostro di Firenze (2006). Avanti c’è posto! [23 ottobre 2025]
- Resistere. Secondo Maurizio Belpietro, direttore della Verità, “Francesco Saverio Borrelli coniò lo slogan ‘Resistere, resistere, resistere’”, così si legge nell’editoriale di prima pagina. Definizione di coniare, in senso figurato: “Creare, specialmente vocaboli, locuzioni e simili: coniare una parola, una frase, una melodia” (Lo Zingarelli 2026). Orbene, il procuratore generale di Milano non coniò, cioè non creò, un bel nulla. Come documenta Stefano Lorenzetto nel libro Chi (non) l’ha detto (Marsilio), nel suo ultimo discorso inaugurale dell’anno giudiziario, tenuto il 12 gennaio 2002 prima di andare in pensione, egli si limitò a utilizzare un celebre motto risalente alla Grande Guerra. Per chiamare a raccolta i magistrati, affinché si attestassero lungo un’immaginaria linea del Piave contro le riforme in tema di giustizia volute dal premier Silvio Berlusconi, Borrelli si rifece a Vittorio Emanuele Orlando. Fu quest’ultimo, chiamato alla guida del governo il 30 ottobre 1917, dopo la disfatta di Caporetto, a coniare quel motto nel discorso pronunciato alla Camera il successivo 22 dicembre: “La voce dei morti e la volontà dei vivi, il senso dell’onore e la ragione dell’utilità, concordemente, solennemente ci rivolgono adunque un ammonimento solo, ci additano una sola via di salvezza: resistere! resistere! resistere!”. [30 ottobre 2025]
- Circondare. Marta Serafini sul Corriere della Sera: “Secondo il gruppo ucraino di monitoraggio DeepState, le truppe russe hanno circondato Pokrovsk da tre lati, lasciando un varco di circa 15 chilometri all’esercito ucraino per far entrare truppe e rifornimenti”. Ricapitolando: le truppe russe circondano, ma solo su tre lati, anziché quattro; le truppe russe circondano, ma lasciano aperto un varco; le truppe russe facilitano il nemico ucraino e lo fanno rifornire volutamente. La famosa guerra asimmetrica. [29 ottobre 2025]
- Aura. Sul Sole 24 Ore, Cristina Battocletti recensisce Una battaglia dopo l’altra di Paul Thomas Anderson: “Ne scaturisce un film di azione spintissimo, corale e divertente, in cui il mattatore comico è DiCaprio, nel ruolo, per lui non usale, di residuato bellico maldestro, senza più alcuna aurea del fascinoso ribelle che era stato”. Un caso di aurea mediocrità, quello della giornalista. (Aureo significa “d’oro”. Qui andava usato il sostantivo aura, che in senso figurato sta per “atmosfera” o anche “credito, favore”. E sorvoliamo su “usale” in luogo di “usuale”). [13 ottobre 2025]
- Stendini. Titolo sulla prima pagina della Verità, a corredo di una foto: “Il Duomo di Milano ridotto ad attaccapanni per immigrati allo sbando”. Nell’immagine, si vede un vigile urbano che riprende un immigrato, il quale ha steso i panni ad asciugare su due transenne stradali davanti al portale del tempio. Quindi la definizione usata nel titolo è sbagliata: trattasi di strutture impropriamente utilizzate come stendini o stendibiancheria, non come attaccapanni, mobile od oggetto a parete o a piantana. [31 ottobre 2025]
- Spuntini. Sara Gandolfi sul Corriere della Sera: “Ma se anche Maduro salisse sull’aereo dell’esilio o qualcuno riuscisse a farlo fuori, a Caracas resterebbe il suo Raspuntin, il ministro degli Interni e della Pace (sic) Diosdado Cabello”. Sic. Mangerà Spuntì al tonno o al prosciutto? [2 novembre 2025]
- Cosi. Dall’editoriale di prima pagina del direttore della Verità, Maurizio Belpietro: “Cosi come è ormai evidente”. I “cosi” saranno quelli un tempo definiti palle, balle, coglioni, zebedei, didimi, tommasei, maroni, cabasisi? O, più semplicemente, Belpietro avrà un problema anche con gli accenti, oltre che con le virgole? [4 ottobre 2025]