
(foto di Kyle Glenn su Unsplash)
pulci di notte
L'Ucraina troppo lontana. E fare il prete ora è un lavoro
Dai problemi geografici ai giochi di parole infelici. Le notti insonni di Lorenzetto a far le pulci ai giornali
Chilometri. “Si capiva, infatti, fin dai primi giorni, che – sebbene fosse a distanza di migliaia di chilometri – il conflitto scatenato da Vladimir Putin l’avremmo pagato caro”, osserva Maurizio Belpietro, direttore di Panorama, nell’editoriale sulla guerra fra Russia e Ucraina. La geografia non dev’essere la sua materia preferita: Kiev dista da Trieste, in linea d’aria, appena 1.350 chilometri, che si riducono a meno di 800 rispetto al confine occidentale dell’Ucraina. L’espressione “a distanza di migliaia di chilometri” implica invece una lunghezza di almeno 2.000 chilometri. [27 agosto 2025]
• Non. Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, nell’editoriale di prima pagina: “A meno che sia un’opzione continuare a drogare Zelensky con promesse di armi e soldi”. Da chi si considera allievo di Indro Montanelli, ci aspetteremmo maggiore accuratezza nella scrittura. In italiano, l’espressione “a meno che” introduce di norma una proposizione subordinata concessiva con il “non” espletivo (che non serve a negare, bensì a rafforzare). Per il compianto linguista Luca Serianni la forma senza il “non”, pur attestata, è avvertita come più trascurata. Travaglio avrebbe dovuto preferire la forma grammaticalmente corretta: “A meno che non sia un’opzione”. Perché i giornali fanno scuola. (Spesso male, ahinoi). [31 agosto 2025]
• Inesattezze. Gino Ruozzi recensisce nelle pagine culturali del Sole 24 Ore un’antologia di pensieri dello scrittore francese Jules Renard, curata da Edgardo Franzosini: “Il 2 gennaio 1907 Renard afferma che ‘un uomo di carattere non ha un buon carattere’, riprendendo un celebre pensiero di Pascal (‘Diseur de bon mots, mauvais caractère’) amato da Leonardo Sciascia”. Vabbè che Ruozzi è professore ordinario di letteratura italiana all’Università di Bologna, ma diremmo che al suo francese manchi il plurale corretto: “Bons mots”, non “bon”. Titolo dell’articolo: “Quelle scrupolose inesattezze”. Azzeccato. [31 agosto 2025]
• Oltre. Titolo dal sito del Fatto Quotidiano: “Il ministro Calderoli: ‘Padania libera? È servita per far cag*** addosso il governo, peccato non essere andati oltre’”. Quanto oltre, non vogliamo saperlo. [30 agosto 2025]
• Maidan. Al Tg3 delle ore 19, Romana Fabrizi parla della “piazza Majdan” di Kiev. Così come non si dice “piazza Trafalgar Square” o “piazza Place de la Concorde”, parlare di “piazza Maidan” è assurdo, perché maidan, più precisamente majdan, in ucraino significa appunto piazza. [30 agosto 2025]
• Giustiziato. In una lettera al direttore di Avvenire, Rosy Bindi parla della sua militanza nell’Azione cattolica, che rinnovò il proprio statuto nel 1969: “Il Presidente in quella stagione di rinnovamento era Vittorio Bachelet, professore universitario barbaramente giustiziato dalle Brigate Rosse”. Ci stupisce che Bindi, la quale era accanto a Bachelet quando egli cadde sotto i colpi dei terroristi, usi un simile verbo. Giustiziare significa “punire eseguendo una condanna a morte” (Lo Zingarelli 2026). Vuole dirci, onorevole, di quale colpa si era macchiato il mite docente per meritare la pena capitale? [30 agosto 2025]
• Prematuro. “Walter Salles, nato a Rio de Janeiro nel ’56, autore di film che ci hanno catturato ed emozionato come Central do Brasil e I diari della motocicletta, torna con Io sono ancora qui, Oscar ’25 per i film internazionali”, rileva entusiasta Maurizio Porro, nella rubrica I classici dell’estate, sul Corriere della Sera. Alla fine della recensione, Porro riporta l’anno di uscita del film: “1924”. È davvero un miracolo che Salles fosse già regista 32 anni prima di nascere. [27 agosto 2025]
• Lavoro. Ivo Muser, vescovo di Bolzano-Bressanone, intervistato da Alfio Sciacca sul Corriere della Sera a proposito della vergognosa vicenda di don Giorgio Carli, condannato per abusi sessuali e poi designato per un nuovo incarico in Val Pusteria, riconosce l’errore e fa marcia indietro. Ci tiene però a specificare che “dal punto di vista canonico, ma anche giuridico” il prete abusatore “può lavorare”. Desta impressione che un vescovo cattolico consideri il sacerdozio un lavoro. [6 settembre 2025]
• Giornalone. Occhiello nel titolone d’apertura del Giornalone, inserto satirico della Stampa curato da Luca Bottura: “Partito l’appalto lo squacquerone Halal: l’ha vinto la Compagnia delle Opere”. Bravo chi lo capisce. Sommario: “Già pronto il titolo della prossima edizione: ‘Oggi qui, domani Allah: io vado e vivo così’”. Complimenti per l’originalità: la battuta, sulla falsariga della canzone Qui e là di Patty Pravo, fu coniata da Roberto D’Agostino nella notte dei tempi. [31 agosto 2025]
• Branchie. Sulla Sicilia, nella pagina della cultura, Marco Leonardi recensisce un libro di Caio Mussolini: “L’autore, classe 1968, è il nipote di Vittorio Mussolini, secondo figlio di Benito e Rachele Guidi. Esperto in scienze navali, di professione ha svolto il ruolo di consulente e dirigente nelle branchie della sicurezza militare”. Qui siamo alla cultura con la “c” maiuscola. (Le branchie sono le strutture respiratorie degli animali acquatici. Le branche sono i rami della scienza o dello scibile e va da sé che Leonardi avrebbe dovuto usare questo sostantivo in senso figurato). [12 agosto 2025]
• Fantascienza. Adriano Scianca sul sito della Verità: “Sebastiano Fusco pubblica un volume esaustivo su un genere che non cessa di appassionare i lettori, da Asimov a Herbert”. Incredibile! Isaac Asimov, morto nel 1992, e Frank Patrick Herbert, che lo ha preceduto nell’aldilà 6 anni prima, sono ancora lettori appassionati di fantascienza. [24 luglio 2025]
• Onda. Titolo dal sito del Corriere Adriatico: “Annegato in mare a 6 anni, onda di solidarietà per la mamma: avviata una raccolta fondi”. Quando si dice restare in tema. [14 agosto 2025]